giovedì 23 agosto 2012

Dizionario dei termini cinematografici

Che cos’è il gimmick? Che roba è il flou? Un breve vocabolario delle parole più usate nel mondo della sceneggiatura e delle riprese cinematografiche. Oltre a “buona la prima” e al dialetto romano delle maestranze tecniche (“se magna” quando arrivano i cestini), impariamo i termini che possono essere utili su un set e nel laboratorio di scrittura. Neologismi, parole di derivazione anglosassone, termini ormai entrati a far parte di uno specifico gergo dell’ambiente. 





Adattamento: rielaborazione di un testo narrativo, teatrale, radiofonico e anche di una notizia di cronaca o di un servizio giornalistico, compiuto in modo da dar luogo ad una sceneggiatura cinematografica.

Aiuto regista: stretto collaboratore del regista; di norma controlla che tutto sul set sia pronto per le riprese e si occupa della partecipazione di generi e comparse. I suoi compiti, in effetti, variano in relazione alle esigenze ed alla personalità del regista.

Ambientazione: insieme di elementi architettonici, scenografici, di luci, suoni, costumi che definiscono l'ambiente storico, geografico e sociale in cui il film si svolge.

Angolo di ripresa: posizione della macchina da presa. Si distingue in: normale, quando la cinepresa è sullo stesso piano dell’oggetto ripreso; rialzata, quando la cinepresa riprende dall’alto; abbassata, quando la cinepresa riprende dal basso.

Attacco: il modo di passare da un’inquadratura all’altra.

Camera: macchina da presa o cinepresa con cui si fissano sulla pellicola le immagini in movimento.

Campo: la quantità di spazio mostrata dall’inquadratura. Il campo può essere: lunghissimo, quando abbraccia, nelle riprese degli esterni, un grandissimo spazio e offre una visione di insieme del luogo, sicché le figure umane o non sono presenti o appaiono a notevole distanza, distinguendosi a malapena; lungo, quando negli esterni la figura umana resta di dimensioni limitate; medio, quando la figura, pur avendo maggior rilievo, non arriva a toccare con testa e piedi i margini superiore e inferiore del quadro; totale, quando si riporta la totalità di un interno con tutti i personaggi che vi agiscono (p.es. il totale di una piazza o di uno studio); fuori campo è tutto ciò che, escluso dal campo, si intuisce tuttavia essere presente nei sei luoghi intorno al campo (cioè ai quattro lati del campo, dietro la scenografia, dietro la cinepresa). Il campo è usato spesso per costruire forti effetti drammatici e se ne intuisce la presenza e la natura per mezzo delle espressioni dei personaggi o dei movimenti di macchina.

Campo/controcampo: tecnica della ripresa e del montaggio consistente nel far seguire a un’inquadratura un’altra analoga, ma presa dall’angolo opposto. È usata spesso nella ripresa di un dialogo, di un duello, ecc. per contrapporre un personaggio all’altro.

Carrellata: movimento compiuto spostando la macchina da presa montata su binari ove viene posto un carrello o su un’altra piattaforma (p.es. il pied de poule, un carrello mobile a tre ruote, oppure la cameracar, quando la camera è fissata su un’auto o su una moto). Il movimento può essere in avanti o indietro, in ferrovia laterale, in ascensore laterale, aerea, per riprese dall’alto, in circolare (girando attorno al soggetto). Carrellata ottica: l’effetto di allontanamento o avvicinamento ottenuto azionando lo zoom, anche molto velocemente.

Cast: gli attori, principali e secondari, che partecipano a un film.

Casting: l’operazione di ricerca dei ruoli, o, per traslato, la persona e l’ufficio incaricato di scegliere gli attori di un film, proponendoli al regista e al produttore.

Ciack: strumento di legno a forma di tavoletta munito, nella parte inferiore, di un’asta battente, sulla quale sono scritti il titolo del film, i nomi del regista e del direttore della fotografia, il numero della scena, dell’inquadratura e della ripresa che si ci accinge a girare. Viene ripreso in testa a ogni inquadratura per semplificare il montaggio. Il ciak si batte davanti all’obiettivo quando il regista pronuncia le parole: “Motore, azione!”, che seguono le parole “Silenzio! Si gira!”.

Climax: momento culminante di un film.

Coda: pezzo di pellicola nera o bianca posta all’inizio o alla fine dei rulli per permettere il caricamento.

Copia di lavorazione: la prima copia positiva del film ottenuta in sede di montaggio, ancora consistente in due colonne, quella del visivo e quella del sonoro.

Crediti: elenco delle persone e delle aziende che hanno contribuito alla realizzazione del film. Compaiono solitamente nei titoli di coda e nel pressbook.

Dettaglio: tipo di primissimo piano che coglie un particolare di una persona o di un oggetto.

Direttore della fotografia: si occupa dell’illuminazione, della posizione della cinepresa, della scelta del tipo di pellicola ecc. Da lui dipendono le maestranze: macchinisti, elettricisti, operatori.

Dissolvenza: effetto visivo cui si ricorre per passare da un’inquadratura dall’altra del film senza stacco netto. Consiste nel far lentamente apparire o svanire l’immagine, variandone la luminosità; in apertura il soggetto appare progressivamente dal fondo; in chiusura viene fatto scomparire gradatamente, oscurandolo. Quando l’immagine scompare e contemporaneamente ne compare un’altra, si ha la dissolvenza incrociata, usata di solito per significare il passaggio del tempo o la contemporaneità di due azioni in luoghi diversi.

Distributore: chi acquista dal produttore i diritti di sfruttamento del film, lo noleggia agli esercenti, lo trasforma in un dvd o in un prodotto televisivo, e di solito finanzia la relativa campagna pubblicitaria. Questa figura può anche coincidere con quella del produttore.

Dolly: attrezzo costituito da una piccola gru (dolly) montata su un carrello, utilizzato dall’operatore, che vi alloggia con la camera, per compiere dei movimenti laterali, verticali e orizzontali.

Effetto notte: tecnica di ripresa, detta anche “notte americana”, consistente nel far sì che una ripresa, effettuata di giorno, passi per una ripresa notturna.

Esposimetro: strumento per misurare la quantità di luce presente sulla scena. Solitamente la misurazione avviene vicino ai soggetti che dovranno essere inquadrati. Serve per regolare il diaframma ed altre impostazioni della mdp.

Establishing shoot: ripresa in cui si va da un panorama vasto fino al luogo dove comincia l’azione. Viene riportata in maiuscolo nell’indicazione della scena. Ad esempio: STRADE DI ROMA – ESTABLISCHING SHOOT.

Final draft: l’ultima versione della sceneggiatura che riceve l’approvazione definitiva del regista e del produttore. Il copione che viene dato agli attori ed alla troupe.

First draft: la prima stesura della sceneggiatura, quella che viene presentata dopo la “copia lavoro” al regista ed al produttore, ma non è ancora approvata.

Flashback: lampo all’indietro della memoria. E’ il mezzo narrativo che interrompe la continuità cronologica del racconto e introduce un fatto avvenuto precedentemente nella realtà, nel sogno o nel ricordo. Si realizza generalmente col montaggio, per mezzo di uno stacco netto o di una dissolvenza incrociata.

Flashforward: un flash in avanti, nel futuro, con l’immaginazione, quando si prevedono come possibili determinati eventi.

Flou: effetto ottico di sfocatura dell’immagine, tale da sfumarne i contorni. Vi si ricorre per immergere cose o figure nella vaghezza del sogno o del ricordo. Si ottiene per mezzo di filtri o velatini di garza.

Fotogramma: ognuno dei quadri in cui è suddivisa la pellicola impressionata. Scorrendo alla velocità di 24 al secondo, i fotogrammi proiettati danno l’impressione del movimento.

Fuoco: il punto di massima nitidezza raggiunto dall’immagine destinata ad essere al centro dell’attenzione dello spettatore.

Gag: invenzione visiva o verbale, di breve durata, che nel corso di un film genera improvvisa ilarità.

Gimmick: espediente per attirare l’attenzione del pubblico. La terminologia deriva dalle tecniche promozionali e pubblicitarie volte a richiamare i consumatori attraverso clamorosi artifici. Nel cinema la gimmick ha la natura di un trucco ed è una trovata inusuale che rende il film più coinvolgente.

Giornalieri: il materiale cinematografico stampato che il regista, gli attori e i tecnici sono soliti farsi proiettare giornalmente per una visione di controllo.

Girato: insieme di tutto il materiale video prodotto durante la lavorazione di un film (sia su pellicola, sia su altri supporti). Di solito viene conservato dalla casa di produzione. Oggi può essere utilizzato durante la produzione dei DVD per poter inserire negli extra le scene eliminate o gli errori degli attori durante le riprese.

Grandangolo: obiettivo che allarga il normale angolo visuale tendendo a deformare le zone laterali.

Gru: apparecchiatura di grandi dimensioni destinata a far compiere alla macchina da presa ampi movimenti verticali, orizzontali e trasversali, combinati talvolta con quelli del carrello. È detta anche dolly.

Happy end: il lieto fine di un film. Tipico nelle commedie è il bacio tra i due amanti, o nei film western “l’arrivo dei nostri”, cioè della cavalleria.

Illuminazione: può essere di tipo naturale (luce solare) o artificiale (riflettori, lampade, faretti). La gestione dell’illuminazione spetta al direttore della fotografia.

Inquadratura: la quantità di spazio registrato dalla cinepresa in un certo tempo: più inquadrature girate in una stessa unità spaziale danno vita alla scena. L’inquadratura è anche l’insieme di fotogrammi girati senza interruzione. E’ l’immagine mobile o fissa corrispondente allo spazio colto dall’obiettivo della macchina da presa. Può essere ripresa dall’alto, dal basso, obliqua, a piombo, rovesciata. E’ oggettiva se riproduce la realtà come la vede l’occhio del regista; soggettiva se riproduce la realtà come la vede l’occhio di un personaggio. Più inquadrature o più scene, girate anche in ambienti molto diversi, fanno una sequenza.

Location: luogo dove si svolgono le riprese. In pre-produzione sono fondamentali i sopralluoghi per scegliere le location più adatte per l’ambientazione del film.

Mac Guffin: pretesto attraverso il quale si fornisce dinamicità alla storia. Indica un oggetto che per i personaggi del film ha un’importanza cruciale, ed attorno a cui si crea enfasi, ma che non possiede un vero significato per lo spettatore. Non conta la natura dell’oggetto, bensì l’effetto che esso provoca sui personaggi e sull’intreccio. A volte lo spettatore non scopre neppure cosa sia realmente l’oggetto. L’esempio per eccellenza è in Psyco la busta con i 40.000 dollari nel capolavoro di Hitchcock: il film parte con una ragazza che ruba dei soldi e li porta via con sé fuggendo dalla città nascondendoli in una busta da lettere che viene ripetutamente ed insistentemente inquadrata come fosse il fulcro della storia; più avanti, però, la trama prende una piega del tutto diversa e la busta esce di scena, per cui alla fine lo spettatore capisce che i soldi non erano altro che un espediente per mettere in moto la vera storia. Un altro esempio di Mac Guffin è quello attorno al quale ruota il “mistero della valigetta” nel film Pulp Fiction: alla fine lo spettatore non sa che cosa contenga una valigetta, che tuttavia ha giustificato diverse sequenze narrative.

Mixaggio: fase della lavorazione del film durante la quale il doppiaggio, la registrazione degli effetti fonici e della musica vengono miscelati su un unico nastro magnetico che costituisce la colonna sonora definitiva.

Montage: serie di immagini in successione, tutte correlate tra loro, che indicano il passaggio del tempo o un’azione comune. Ad es. una coppia che comincia a frequentarsi e legarsi sentimentalmente; un uomo che dipinge la sua stanza progressivamente; una ragazza che si prepara ad uscire provando mille vestiti diversi. Nella sceneggiatura il montage generalmente viene formattato come una sola scena, anche se richiede location diverse.

Montaggio (o editing): fase della lavorazione in cui le inquadrature e le sequenze più espressive, fra le molte girate, vengono congiunte fra di loro. Il montaggio è uno dei momenti centrali della creazione di un film, perché determina la natura e il ritmo del racconto. Può essere di vari tipi: lineare, un seguito di inquadrature e sequenze secondo un ordine logico e cronologico; alternato o incrociato: incollate di seguito inquadrature o sequenze simultanee, ma ambientate in luoghi diversi, per dare l’impressione, con un’alternanza veloce delle immagini, che le azioni si siano svolte nello stesso tempo; parallelo, quando le immagini riproducono azioni contrapposte, ma senza rapporti temporali; descrittivo, quando vengono introdotte immagini che non hanno preciso riferimento spazio-temporale con le altre, cui sono giuntate; alla Griffith (nome di un regista americano), quando due azioni contemporanee, ma di ambiente diverso, sono rapidamente alternate fin quando si congiungono.

MOS: la situazione in cui due personaggi parlano senza emettere suoni. Viene indicata in sceneggiatura solo se c’è una valida ragione drammatica per cui il pubblico non debba sentire le parole dei personaggi. Il termine è l’abbreviazione di “Motor Only Sync”, ovvero “con il solo suono del motore”. Secondo alcuni deriva dall’errata pronuncia del regista Eric Von Stroheim, che sul set diceva “mid out sound” con il suo inconfondibile accento tedesco.

Movimento di macchina: spostamenti della macchina da presa, siano panoramiche, carrellate, gru o dolling o movimenti compositi.

Moviola: tavolo attrezzato per il montaggio del film.

Pan focus: procedimento di ripresa che mette a fuoco tutti i particolari di un’inquadratura.

Panoramica: movimento orizzontale, verticale o obliquo, ottenuto ruotando la macchina da presa attorno al suo asse, in modo da cogliere tutto il panorama di spazi esterni, compresi oggetti o figure che vi si muovono, come lo sguardo circolare di una persona. Indica anche la ripresa che ne risulta. Si dice “panoramica a schiaffo” un rapido movimento della macchina da un’inquadratura a un’altra.

Passo uno (o stop-motion): tecnica di ripresa utilizzata quando è necessario riprendere sequenze statiche, in cui la macchina da presa si comporta un po’ come se fosse una macchina fotografica, riprendendo la sequenza fotogramma per fotogramma.

Peak: il “picco” di un film televisivo, cioè un momento di grande tensione nella storia, che spesso viene usato per un’interruzione pubblicitaria.

Piano: inquadratura in cui predomina l’elemento umano. I piani sono di diverso tipo: primissimo piano, quando compare solo il volto dell’attore o un oggetto molto ravvicinato; primo piano, quando appare il volto e una parte del busto dell’attore; mezza figura, quando l’attore è ripreso dalla cintola in su; figura intera, quando l’attore tocca i margini superiore e inferiore del quadro; piano americano, quando la figura è ripresa dalle ginocchia in su (tipica nei duelli dei film western); particolare, quando appare solo un particolare del corpo umano (bocca, mani…); dettaglio, quando compare solo un particolare di un oggetto o di un animale.
Il “piano di ascolto” ha un uso prevalentemente televisivo, in quanto indica l’inquadratura di chi ascolta la persona che sta parlando: in genere trova impiego nell’intervista.
Il “piano sequenza” è un’unica inquadratura che segue il soggetto in modo uniforme, senza tagli o stacchi di ripresa: in tal modo si evita il montaggio in moviola. Tempo cinematografico e tempo reale coincidono.

Pilota (pilot): filmato di prova realizzato per mostrare come il film, il programma o la serie televisiva verrebbe nella sua versione definitiva.

Plot: l’intreccio, la storia principale di un film. Il subplot sono le storie secondarie.

Plot point: colpo di scena. E’ il momento in cui ci si aspetta che accada una cosa e invece si verifica il contrario.

Press-agent: addetto stampa che cura i rapporti con i mass media.

Pressbook: cartella stampa con i dati del film, la sinossi, il cast tecnico e artistico, e varie informazioni utili.

Produttore: chi fornisce i capitali necessari alla realizzazione di un film, ne organizza la produzione e la porta a termine. Secondo una celebre battuta di Luciano Vincenzoni, “ci mette più un produttore a firmare un assegno che uno sceneggiatore a scrivere il copione”.

Profondità di campo: possibilità di avere a fuoco tutto lo spazio all’interno di un’inquadratura.

Programma MEDIA: organismo europeo finalizzato alla promozione, sovvenzione e distribuzione dei film dell'Unione Europea. Vi aderiscono anche diversi esercenti italiani.

Prop: qualsiasi oggetto che fa parte dell’arredo scenico. Il “Property Master” è colui che si occupa di acquistare, noleggiare, riparare, etc. tutto ciò che sarà utilizzato nel film.

Quadro: lo spazio di schermo cinematografico occupato durante la proiezione del fotogramma.

Regista: trasforma la sceneggiatura scritta in un film, scegliendo e dirigendo gli attori sul set. Può avvalersi della collaborazione di un aiuto-regista.
Il regista spesso lavora in coppia con lo sceneggiatore per ispirare la scrittura, elaborare il copione o rinforzarlo.
Il regista garantisce sempre al suo scrittore di fiducia che non lo tradirà, che non si piegherà ai voleri di un produttore spilorcio, dei bisbetici attori o di sciocchi funzionari televisivi. A questo proposito l’aneddoto citato dallo sceneggiatore di Kubrick è esemplare. «Conosci la favola della rana e dello scorpione?… Ti racconto la versione ambientata nel mondo dello spettacolo. Il regista, che non sa nuotare, chiede allo scrittore di aiutarlo ad attraversare il torrente. E lo scrittore dice: “Quando arriveremo dall’altra parte mi mollerai e ti attribuirai tutto il merito.” “So come succede con i registi, ma di me ti puoi fidare, ho solo bisogno di arrivare dall’altra parte”, assicura il regista. Così i due attraversano il torrente, ed una volta dall’altra parte…»    

Remake: rifacimento parziale o totale di un film, generalmente di grande successo, compiuto a distanza di tempo, conservando la trama o aggiornandolo e cambiando i dialoghi, gli interpreti e il regista.

Ripresa: l’atto di riprendere con la camera un’immagine e di registrarla sulla pellicola cinematografica: panoramica, carrellata, carrellata ottica, ripresa a mano, dolling, ripresa aerea o subacquea sono varie forme di ripresa cinematografica. Non è quasi mai unica: la stessa immagine può essere ripresa decine di volte, finché non si raggiunge il miglior risultato. La ripresa a mano avviene quando la cinepresa è manovrata dall’operatore senza un punto d’appoggio: una specifica macchina da presa, detta steadycam, viene fissata, tramite un’imbracatura, al cineoperatore, permettendogli di mantenere stabile l’inquadratura.
Rumore d’ambiente: rumore normalmente presente sul set o nella location, dovuto in parte al ronzio delle attrezzature (o a rumori provenienti dall'esterno).

Rumorista: tecnico specializzato nella riproduzione di qualunque tipo di rumore.

Scaletta: fase di elaborazione del testo scritto di un film fra il soggetto e il trattamento. Fornisce indicazioni generali sulla suddivisione della materia in blocchi narrativi ed elenca in sintesi l’ordine delle scene più importanti.

Scena: momento della rappresentazione cinematografica in cui i fattori scenografici, fissi e mobili, interni o esterni, generalmente non subiscono mutazioni. Le scene di una storia cinematografica sono definite dai set, cioè dai luoghi in cui si svolge l’azione. Le scene vanno numerate, indicate ad ogni cambiamento di set, devono anche indicare la luce necessaria all’azione.

Sceneggiatura (screenplay o script): fase finale di elaborazione del testo scritto di un film che, relativamente ad ogni scena, contiene tutte le indicazioni necessarie alle riprese, le azioni degli attori, le battute del dialogo, gli interventi della musica (colonna sonora e rumori di fondo), le indicazioni atmosferiche, le descrizioni degli ambienti. Le scene devono essere numerate e contrassegnate da precise indicazioni di tempo e luogo. Lo sceneggiatore viene aiutato da storiografi di professione quando il film tratta argomenti di tipo storico.

Scenografia: l’arte della realizzazione degli ambienti naturali, costruiti, adattati, in cui dovrà svolgersi l’azione di un film. Le scene possono essere allestite dallo scenografo sia in esterni che in teatri di posa (studi cinematografici), oppure direttamente al computer.

Seconda unità: una seconda troupe di regia che realizza sequenze di ausilio alla prima troupe. Ad esempio può effettuare riprese subacquee o riprese dei particolari della folla; oppure sequenze intere in una location diversa da quella della prima unità.

Segretaria di edizione (script supervisor): chi, durante le riprese sul set, prende nota, cronometrandoli, dei tempi di lavorazione, di tutti i particolari della scena (abiti, posizione degli attori e degli oggetti), perché non vengano commessi errori quando si gireranno, a distanza di ore o di giorni, inquadrature successive della stessa sequenza.

Sequenza: insieme di inquadrature che costituiscono un tutt’uno dal punto di vista del racconto. Godono di una relativa autonomia quasi come un capitolo di un romanzo. Si ha il piano-sequenza quando più scene si succedono senza stacchi in una sola inquadratura grazie ad un unico e continuo movimento della macchina da presa; il piano-sequenza abolisce quindi la pratica del montaggio. Generalmente si girano prima le sequenze degli interni, poi quelle degli esterni, per evitare continui spostamenti del cast.

Set: il luogo, convenientemente allestito, in cui si compiono le riprese di un film, in un teatro di posa o all’aperto.

Shooting script: sceneggiatura dove la scrittura è pianificata in prospettiva della lavorazione e non è divisa in scene ma in inquadrature. Contiene indicazioni tecniche sui movimenti di macchina ed il taglio dei piani. I numeri progressivi indicano le posizioni previste per la macchina da presa sul set.

Slugline (Scene heading, o indicazione della scena): scritta in maiuscolo che identifica la scena con l’indicazione degli interni o esterni, della luce e del luogo in cui avviene l’azione. Ad esempio: EST. GIORNO SPIAGGIA. La numerazione viene aggiunta solo alla fine della sceneggiatura, dopo la sua approvazione.

Soggetto: la storia in forma di breve racconto letterario. Contiene indicazioni sul protagonista e sui personaggi secondari, sull’ambientazione, sull’inizio, il centro e la fine del film. Il soggetto può derivare da un’opera letteraria, musicale o teatrale, da un fatto storico o di cronaca o della fantasia di un autore che lo ha scritto in vista dell’utilizzazione cinematografica.

Soggettiva: Inquadratura nella quale lo sguardo di un personaggio si identifica precisamente con quanto inquadrato dall’obiettivo della macchina da presa.

Sovrapposizione (o title over): il testo posto sopra l’immagine girata. La sovrapposizione contiene informazioni che lo spettatore dovrebbe conoscere, come il luogo o il tempo in cui si svolge la scena.

Spoglio: esame approfondito della sceneggiatura per individuare gli elementi necessari alla realizzazione del film. Il lavoro di spoglio è in genere di competenza dell’aiuto regista e dell’organizzatore.

Spoiler: anticipazione sul film che rovina la sorpresa nel momento in cui si assiste alla proiezione. Il termine deriva dall’inglese to spoil che significa “rovinare”. Generalmente, nelle recensioni dei film si avverte il lettore della presenza nel testo di eventuali spoilers.

Stacco: passaggio da un’inquadratura all’altra, senza legami, senza soluzione di continuità, anzi spesso a contrasto: p.es. da un interno silenzioso e in ombra a un esterno pieno di luce e rumore.

Stand-in: controfigura che sostituisce l'attore sul set nelle scene statiche in cui non viene inquadrato frontalmente (ad es. nei controcampi, quando fronteggia un altro attore che gli sta parlando). Spesso degli stand-in viene inquadrata solo la nuca o poco più.

Steadycam: macchina da presa fissata con un sistema di contrappesi ed una imbragatura particolare sul corpo dell’operatore, che può camminare o correre ottenendo riprese in movimento fluide. È usata di regola con un grand’angolo e richiede molta abilità.

Storyboard: versione disegnata della sceneggiatura, o almeno delle parti più difficili da girare. Le principali scene del film sono riportate come in un fumetto, inquadratura per inquadratura. È usato soprattutto negli spot televisivi.

Suspense: sospensione narrativa che dilata i tempi di attesa. Ad esempio un attentatore nasconde una bomba sotto il tavolo di un locale e subito dopo due persone si siedono al tavolo senza sentire il ticchettio della bomba. Vediamo le chiacchiere dei due ignari avventori e la bomba che sta per esplodere. Con la suspense l’autore informa lo spettatore su qualcosa che i personaggi ignorano e poi ritarda il verificarsi dell’evento, lasciandolo in sospeso ed aumentando l’incertezza.

Tendino: mezzo cinematografico per passare da un’inquadratura alla successiva nascondendo progressivamente una parte della scena e facendo apparire la seguente.

Time lock: espediente che colloca nel tempo un punto finale decisivo dell’azione. Tutto l’arco di tempo tra l’atto iniziale dell’azione ed il punto finale è un tempo di suspence, e si potrebbe dire che l’intera sequenza o l’intero film si basa sulla ampia e reiterata suspence.
Trasparente: uso degli effetti speciali visivi ottenuto proiettando su uno schermo translucido di vetro o di plastica, posto dietro gli attori, una scena girata in precedenza, la quale viene a fare da sfondo a quella che si sta girando. Vi si ricorre per simulare una corsa in automobile, un volo in aeroplano, ecc.
Trattamento: fase di elaborazione del testo scritto di un film fra scaletta e sceneggiatura. E’ il racconto in prosa del film, scena dopo scena. Contiene una descrizione dettagliata degli ambienti e della psicologia dei personaggi.

Trailer: breve filmato pubblicitario di un film di prossima uscita che viene proiettato al cinema prima dell´inizio dello spettacolo in programmazione. Il trailer può mostrare: alcune immagini del film, gli attori principali, la casa di produzione, il nome del regista, eventuali premi vinti, la data di uscita in sala, etc. In francese si dice bande annone.

Voice over (o voce narrante): voce che si inserisce dopo le riprese del film e registrata in studio. E’ indicata con la dicitura V. O. in sceneggiatura.

Zoom: obiettivo a lunghezza focale variabile che permette di ottenere effetti di avvicinamento e allontanamento dagli oggetti di scena senza che si debba spostare la macchina da presa


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