- Iniziate a scrivere quando diventa un bisogno insopprimibile.
Dovete avvertire il
vostro romanzo come una urgente necessità, qualcosa da cui siete
ossessionati, che non riuscite a scacciare dalla mente e che torna a
visitarvi la notte. Non prendete lo scrivere come un mestiere
impiegatizio, ma come una forma di doloroso divertimento, una cura
per la vostra ansia e solitudine, una terapia per la mancanza di
comunicazione nella vita moderna. Cercate di ricavare gioia e
soddisfazione dalla vostra attività, non scrivete nulla che non vi
piacerebbe leggere. Sfuggite alla routine, perché questa uccide
impietosamente l’arte così come ogni altra forma di consuetudine.
Però siate decisi e perseveranti, metteteci sudore e olio di gomito,
dite a voi stessi che finirete il romanzo qualsiasi cosa accadrà
(sì, anche se non avete i soldi per mangiare, se sarete sfrattati
dal proprietario di casa o vi muore improvvisamente il gatto). Non
abbiate paura se vi rendete conto che non è più un gioco ma ne vale
della vostra stessa dignità e sopravvivenza.
Uno degli elementi essenziali è
quello di creare un vuoto nella mia vita che non può che essere
riempito da una qualche forma di lavoro creativo. […] Posso
raccomandare camere di hotel il più lontane possibile dalla vostra
solita “vita”. Il vostro anonimato in questi squallidi dintorni e
la vostra mancanza di amici e distrazioni creerà un vuoto che
dovrebbe obbligarvi a scrivere. (Ian Fleming)
- Programmate la trama e stabilite da dove parte l’azione e dove arriva.
Come in ogni viaggio che
si rispetti, programmate la partenza e l’arrivo e fate una cartina
dei posti che attraverserete per non smarrirvi e per non perdere
l’orientamento. La cartina del percorso è la scaletta, una serie
appuntata e molto scarna di fatti inanellati uno dopo l’altro.
Chiarite qual è il conflitto e quale è la premessa e la soluzione
nella fase iniziale del vostro lavoro. Pensate ad un finale che sia
all’altezza dei capitoli iniziali. Non inserite un deus ex
machina alla fine per risolvere il dilemma del protagonista,
perché sarebbe troppo deludente. Non abbiate fretta nel preparare il
materiale di ricerca e ideare l’intreccio nelle sue varie tappe. Se
pianificate in anticipo, perderete meno tempo dopo per rimettere le
cose a posto. E’ anche vero che talvolta, strada facendo, vi
renderete conto che si può arrivare alle tappe intermedie con un
percorso diverso da quello che avevate in mente oppure che la vostra
cartina è sbagliata perché prevede un viaggio scomodo o tortuoso.
Non comandate troppo la storia, non forzatela sulle vostre linee
guida fino a farla suonare artificiale, ma lasciatevi guidare da essa
e ascoltate i vostri personaggi se hanno da suggerirvi movimenti
imprevedibili. Secondo Donna Levin un romanzo è sempre un buon posto
per fuggire alle restrizioni che esistono nel mondo reale,
specialmente se il lettore potrà incontrare persone che valga la
pena conoscere.
- Ideate personaggi interessanti.
I lettori entreranno in
relazione con il vostro testo attraverso il personaggio. Si
identificano con lui e esplorano il mondo narrativo dalla sua
particolare e limitata visuale. Un personaggio ha cuore, muscoli e
gambe, ma anche una testa con cui pensare, possiede il senso
dell’humour o un disastroso pessimismo, è fedele o rubacuori,
buono o cattivo, fa un lavoro istituzionale come quello di poliziotto
o è un giornalista outsider che si muove con mezzi diversi. Un
personaggio ha un determinato carattere che influenza la sua vita. La
personalità umana si ripercuote sull’atteggiamento, sulle scelte
che si fanno e anche sulla disponibilità a cambiare o restare
eguali. Caratterizzare il personaggio significa selezionare i
dettagli più interessanti del suo profilo e lasciare che il lettore
immagini il resto. Fatelo camminare nella storia e poi corretegli
dietro.
Un personaggio di romanzo è
chiunque nella strada, è un uomo, una donna qualunque. Abbiamo in
noi, tutti quanti, tutti gli istinti dell’umanità. Ma di questi
istinti, refreniamo perlomeno una parte, per onestà, prudenza,
educazione, talvolta semplicemente perché non abbiamo l’occasione
di agire diversamente. Il personaggio di romanzo, lui, andrà fino al
limite di se stesso e il mio ruolo di romanziere è di metterlo in
una situazione tale che vi sia costretto. Non occorre trovare una
storia. Semplicemente degli uomini, degli esseri umani nel loro
ambiente. La piccola spinta che li mette in moto. (Georges
Simenon)
- Fate in modo che il lettore sia curioso di voltare pagina per scoprire cosa accadrà.
Il DNA della suspense
fiction, il suo principio organico, è il potere dell’incertezza.
Dovete colpire, sorprendere, stimolare riflessioni e procurare una
forte reazione emotiva, ma soprattutto ottenere il maggiore impatto
possibile. Conducete il lettore a sperare in una successione di
eventi positivi e a temerne altri catastrofici per la sorte
dell’eroe. Lasciate che sappia cosa potenzialmente potrebbe
succedere, ma non cosa succederà: così lo renderete pienamente
partecipe. Adescherete il vostro lettore e lo trascinerete nel gorgo
del vostro intreccio a condizione che abbia un sentimento perenne di
paura e di speranza mentre si dipana la storia. Come ha teorizzato
Jeffery Deaver, esiste la paura dell’ignoto, verso qualcosa che non
conosciamo, il timore di essere vulnerabili, quando altre persone
hanno il controllo sulle nostre vite, la paura che gli altri non
abbiano il controllo di loro stessi (come gli psicopatici che non
sono trattenuti dai freni della legge e della morale), l’impulso a
non controllare se stessi (di individui malati o alterati da droghe,
stress o altro) e infine “le icone del terrore”, che sono
immagini gotiche che mettono a dura prova i nervi del lettore.
Ricordate che il mio compito è
di spaventare il mio pubblico, mai di generare disgusto o repulsione.
[…] L’emozione generata dalla paura nei thriller può essere
catartica e esaltante. Sì, può far sudare le mani ai lettori e
farli esitare a spegnere la luce per andare a dormire, ma alla fine
della corsa permette a tutti di scendere indenni dall’ottovolante.
- Mostrate e non dite.
Drammatizzate in maniera
efficace, come se un film vi scorresse davanti agli occhi. Fate
vedere i vostri personaggi da vicino, in tempo reale, come agiscono e
come interpretano il mondo, rappresentate con i loro sentimenti, le
loro papille gustative, il loro olfatto, i loro occhi, le loro
parole. Attraverso ciò che essi fanno e dicono siete in grado di
determinare l’esperienza multisensoriale della lettura. Non
raccontate come sono i personaggi secondo voi, con le loro
caratteristiche acquisite, non esprimete all’esterno il vostro
giudizio sulla trama, non fate riassuntini impersonali dei fatti e
delle dinamiche interne, ma lasciate che l’azione si dispieghi
sulla pagina come una sequenza cinematografica ed entrate dentro la
testa del vostro eroe. C’è un vecchio detto secondo cui
“raccontare è come sentir parlare di qualcuno; mostrare è come
incontrarlo”. Il lettore sarà libero di trarre le proprie
conclusioni sul senso di ciò che ha letto, se dialoghi e narrazione
avranno l’ambiguità e la ricchezza del mondo reale. Non
preoccupatevi delle informazioni che dovete dare per una facile
comprensione della storia. Iniziate a costruire il background del
vostro eroe dopo le prime dieci pagine, all’inizio dateci sotto con
i fuochi artificiali. Da pagina sedici avrete tutto il tempo di
diluire nelle azioni la parte descrittiva.
- Create contrasti in ogni pagina.
L’interesse di chi
legge è alimentato dai contrasti. Conflitti che possono essere lievi
e forti, sul piano dei sentimenti, della mentalità, o delle
abitudini, o più spettacolari, con nemici che hanno brutte
intenzioni, purché le scene che costruite non siano statiche.
Insomma, la calma piatta annoia. Chandler suggeriva di evitare come
la peste i momenti di stanca e di caduta di tensione. Quando le cose
rallentano, fai entrare un uomo con una pistola. Per incoraggiare il
lettore a voltare a pagina 2, dategli qualcosa a pagina 1, come
conflitto, difficoltà, paura, violenza. Un altro simpatico consiglio
che circola nelle scuole di scrittura è quello per cui se una tizia
sta guidando tranquillamente la sua auto, non perdete tempo e fatele
comparire un serpente sul sedile posteriore.
Potete immaginare dalla
lotta fisica agli antagonisti più spietati, ai laceranti conflitti
che possono portano l’eroe alla morte, fino alle piccole
incomprensioni quotidiane. L’importante è che questi scontri a
bassa o alta intensità vengano presentati in una forma originale e
coinvolgente.
- Aumentate progressivamente la posta in gioco.
La posta in gioco è la
ripercussione degli eventi narrativi sulla vita dei protagonisti. Lo
sviluppo della trama comporta delle conseguenze sempre più profonde
per i personaggi ed un esito che alla fine della storia sarà
incerto. Mano a mano che la posta in gioco cresce, i lettori saranno
sempre più coinvolti in ciò che succede ai loro eroi. Ma curate
l’ordine esponenziale: prima qualcuno viene ucciso, poi il
poliziotto che indaga riceve una telefonata anonima in cui lo
avvertono di lasciare il caso, infine attentano alla sua vita
facendogli saltare l’auto. C’è un’ascesa logica e un crescendo
drammatico che porta ad essere sempre più radicati dentro la storia
e a rendere più concreta la minaccia. Chiedetevi cosa rischia l’eroe
se le cose per lui si mettono male. Il livello massimo è che, se si
espone troppo, potrà essere ucciso. Ma ci sono anche altri livelli
di gestione della “posta in gioco”: può perdere la dignità, la
reputazione, la tranquillità, la casa, la famiglia, l’amore,
l’onore, il diritto alla libertà e molto, molto altro.
- Non odiate la ri-scrittura e la ri-ri-scrittura.
Scrivete in modo
compulsivo, andando avanti come treni, e mettete la museruola al
vostro “auto editing”, che sarà fortemente critico soprattutto
nelle prime pagine. Ignorate la vocina paralizzante che vi dirà di
stare attenti ad ogni aggettivo e non sarà soddisfatta delle parole
usate. Create, create, create. Con tutta la mole di scrittura alle
spalle, potete tornare indietro. Fatelo dopo che vi siete riposati e
avete trascorso un po’ di tempo lontani dalle carte, per recuperare
la giusta distanza critica. Sforzatevi di essere imparziali nel
processo di revisione. Individuate le parti migliori e vedete cosa
necessita di essere modificato. Stephen King ha detto: “la seconda
bozza è la prima meno il 10 per cento”. Ed in effetti scoprirete
che comprimendo le azioni, tagliando descrizioni noiose e battute
superflue, la tensione aumenterà e avrete mantenuto l’essenza
della storia.
- Manifestate il vostro punto di vista su un aspetto importante dell’esistenza.
Al di là degli
espedienti utilizzati per tenere viva l’attenzione del pubblico,
fate scaturire dall’azione una vostra personale visione della vita
o di un particolare aspetto di essa. Non mettete il bene da una parte
e il male dall’altra, con un manicheismo ormai vetusto e non
affidatevi solo al mestiere e alla tecnica. Grattate la superficie
delle cose e andate in profondità. Frugate nella mente
dell’assassino, interrogatevi sulle colpe della società che l’ha
generato, ragionate sull’inevitabilità della violenza in certi
momenti storici e nei percorsi individuali. Calatevi nell’animo del
detective, che con le sue ossessioni e patologie non sarà uno stinco
di santo, e domandatevi se la sua giustizia non sia poi così giusta,
o limitata e fallibile. E poi andate oltre, soprattutto nella fase di
revisione centrate il “tema” della storia e fatelo vibrare in
tutte le sue corde, in ogni capitolo dell’opera.
“La sola ragion d’essere di
un romanzo è scoprire quello che solo un romanzo può scoprire. Il
romanzo che non scopre una porzione di esistenza fino ad allora
ignota è immorale. La conoscenza è la sola morale del romanzo”.
(Milan Kundera)
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