Qual è il più grande investigatore della letteratura
poliziesca? Holmes? Nero Wolf? Van Dyne? Macchè.

Un
detective anarchico, edonista, sfaccendato, nichilista, gastronomo, nemico dei
libri. In poche parole, un uomo che ha perso la fiducia
nel genere umano e che vaga stancamente nella sua Barcellona.
(da L'uomo della mia vita).
L’autore: Manuel Vázquez Montalbán

La solitudine del manager (1974)
ripropone lo stesso personaggio, Pepe, detective pigro e ozioso, che
indaga nel mondo della finanza.
Dopo la fine della dittatura in
Spagna, lo scrittore continua il ciclo dedicato a Carvalho, incoraggiato anche dal
successo editoriale. Da I mari del sud (1979) a Quintetto di Buenos
Aires (1997) sono ben quindici i libri che hanno come protagonista il
detective privato Carvalho.
Montalban muore a 64 anni, stroncato da un
infarto, all’aeroporto di Bangkok.
Un detective di eccezione, Pepe Carvalho.
Flaubert ha detto «Madame Bovary,
c´est moi». Vázquez Montalbán avrebbe potuto dire altrettanto su Pepe Carvalho.
Il detective, come il suo
creatore, è nato nel Barrio chino, la zona povera e malfamata di Barcellona,
tra delinquenti, puttane, spacciatori e famiglie operaie.
Pepe ha una certa dimestichezza
con i libri e questo costituisce una novità per il genere. I detective della letteratura hard boiled non sono mai andati d’accordo con la cultura. (“L'unica preoccupazione culturale di Marlowe
è di sapere il risultato di una partita di baseball o di saper chi è Joe Di
Maggio”). Pepe invece ha un rapporto di amore-odio con i libri. Infatti ha l’abitudine di accendere il fuoco della propria
abitazione con i classici, perché la cultura lo ha separato dalla vita,
serrandolo in una prigione, e la sua ricchissima biblioteca gli appare come un totem
da abbattere.

Carvalho è legato in una
singolare liaison con Charo, prostituta di lusso dal cuore tenero. Si circonda
di amicizie strambe, come quella dell’ex ladro d’auto e suo collaboratore,
Biscuter, con cui discute animatamente di cibo e prepara “il tavolo
dell’amicizia”.
Ma Carvalho è anche un tipo
tormentato e ironico, cinico ma appassionato, e ama frequentare i posti più
imprevedibili e meno pittoreschi di Barcellona.
L’espediente del genere
A dispetto di omicidi e assassini
i gialli di Carvalho mettono al centro delle vicende temi complessi, espressi
senza pregiudizi: la crisi delle ideologie e
del comunismo, le contraddizioni del capitalismo, i servizi segreti, la
coscienza sporca del franchismo e del post franchismo, le guerre,
l'imperialismo, la globalizzazione.
«Cinema e canzoni si sono alimentati di
letteratura. È tempo che la letteratura si alimenti di cinema e canzoni. I
programmatori del divorzio tra cultura d´élite e cultura di massa moriranno
sotto il peso della massificazione della cultura».
Montalbán ha sempre rifiutato la
definizione di gialli, preferiva chiamarli romanzi-cronaca. L’investigazione
per lo scrittore spagnolo è un pretesto, un canovaccio su cui costruire un
viaggio ironico e appassionato nella Spagna della transizione e del
post-franchismo, attraverso le grandi trasformazioni economiche e sociali del
paese, fino alle aspirazioni riformiste degli anni Novanta.
A parte alcune esperienze isolate
come quella italiana di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana,
l’opera di Montalbán è tra le prime a usare il giallo come un contenitore per
la letteratura alta e fa compiere una drastica evoluzione al linguaggio del
genere, contaminando un lessico ricercato ed una prosa opaca con il grottesco, il paradosso, il non-sense, l’impegno
sociale e la saggistica storica.
Lo stile è effervescente e
barocco, pieno di desideri voluttuari, intriso dello spargimento di profumi
cibari e di afrori di corpi generosi, con al seguito tutto un ricchissimo
dispositivo di propaggini sensoriali che arricchiscono il registro linguistico.
Il “genere giallo” è una lente
d’ingrandimento che serve a far emergere i difetti della modernità. Viene
spesso ridotto a parodia e contiene una feroce satira verso un mondo che sta
smarrendo i suoi tratti di umanità. Non ci importa tanto scoprire il colpevole,
quanto perderci con Carvalho per le vie di Barcellona, gustarci le sue
divagazioni filosofico-culinarie, scandagliare gli ambienti con cui entra in
contatto.
Ed è proprio la cucina che occupa
molte pagine dei romanzi, come metafora della cultura e curiosità verso la
vita.
“La sordidezza del romanzo poliziesco più o meno convenzionale non
esclude di puntare sui piaceri. Se James Bond dimostrava un’ottima conoscenza
dello champagne, non capivo perché mai Carvalho dovesse rinunciare a spiegarsi
la vita mediante le sue passioni gastronomiche, come cuoco e come consumatore. E’
stato merito di Carvalho rivendicare obiettivi di giustizia sociale insieme a
quelli di giustizia individuale, capitolo di cui fanno parte i piaceri. «Si
vive soltanto una volta» dice una delle canzoni preferite di Carvalho, un
bolero che prosegue: «Bisogna imparare ad amare e a vivere». I romanzi di
Carvalho non sono soltanto proposte di divertimento, ma anche di riflessione
critica e di conoscenza. E perché non di conoscenza della gastronomia?” (Manuel
Vazquez Montalban)
Similitudini tra Carvalho e Montalbano

Ma è innegabile che Montalbano e
Carvalho abbiano una forte somiglianza, a cominciare dall’amore per la tavola,
dal loro interesse per le donne e dalla disaffezione per i ritmi adrenalinici
della vita moderna. Entrambi sono uomini del Sud, placidi, tranquilli e inclini
alla pinguedine.
Montalbano legge con devozione i
libri che l'investigatore galiziano brucia, ma nutre una malcelata perplessità
nei confronti del presente e lo stesso disincanto del suo collega spagnolo.
«Non ne ammiravo solo il
raffinato stile narrativo, l'invenzione del detective-gourmet Pepe Carvalho, ma
anche e soprattutto il profilo intellettuale, antifascista e comunista»,
ricorda Camilleri.
Ma è lo stesso Montalban a
chiarire il rapporto tra i due personaggi letterari:
“Io credo che tra i due personaggi non ci sia solo un' attitudine, un
legame etico, ma anche tecnico. Nel senso del problema del "punto di
vista", che è il primo problema narrativo e letterario. Il romanziere deve
delegare il punto di vista. Curioso. Montalbano è un poliziotto pubblico, un funzionario,
Carvalho no, è un privato. Ma l'attitudine malinconica verso il mestiere e la
società è molto simile, coincidente nei due.”
L’importante è mettersi in viaggio, non arrivare.

Carvalho è un personaggio che ci
conquista perché prende la vita con ironia e possiede quella solare leggerezza
che a molti manca. Accende il fuoco del camino con le pagine dei libri. Prepara
alle due di notte piatti elaboratissimi. Rifiuta una monolitica serietà. Sa
concedersi i suoi piccoli vizi e trascura il lavoro per il suo godimento personale.
Ma
è anche capace di momenti di rara profondità come quando, scrivendo all’amante
una lettera che non spedirà mai, compie un bilancio della sua esistenza e fa
un’analisi penetrante dei rapporti umani.
«Cara Charo, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le
cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non
siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male,
gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe
per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i
cinquant’anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza
dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in
qualsiasi momento. In ogni fine c’è un inizio come in qualsiasi posto, ma non
sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa
tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse
cercherò una scusa per rimanere ancora un po’ qui. Una scusa di lavoro. Trovare
mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i
morti...»
Addio Carvalho. Ovunque tu sia,
ci mancherai.
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