
Lanciato durante il festival di
Venezia ma poi forse un po’ scarsamente pubblicizzato (io me ne sono accorto solo adesso), Meltaplot è un
innovativo e futuristico spazio di creatività che potete trovare sul sito http://meltaplot.rai.it


Qui scegliete uno dei 30 incipit
a disposizione e poi inserite il vostro contributo scrivendo dei “brick”,
frammenti di testo da 140 caratteri, che continuano la storia lanciata
dall’incipit. Ogni partecipante può comporre un pezzo successivo della storia.
Così a poco a poco si crea un film, arricchendo quanto già scritto dagli altri.
In un tempo successivo si selezionano gli attori, le musiche, le location e i
costumi. Mentre le trame crescono, un algoritmo calcola il gradimento di ogni
giocatore. Ogni volta che un contributo viene usato da un utente, ogni volta
che qualcuno si aggancia ad un “brick” per continuare la storia, il punteggio
del creatore del contenuto cresce e fa ottenere nuovi “brick” per continuare a
scrivere. Quindi i cosiddetti “meltaplotter” aggiungono materiale narrativo,
cambiano, deviano e inventano. I tanti piccoli "tasselli" del mosaico
vengono condivisi dagli utenti sui principali Social Network per aumentare la
raccolta punti di ciascun partecipante. Alla fine le storie più continuate e amate
si sfideranno tra loro, difese da coloro che hanno contribuito al loro sviluppo,
per decidere il vincitore ed il migliore racconto premiato dalla community diventerà
un film.
Il progetto di scrittura creativa,
realizzato con la partecipazione della Cineteca di Bologna ed il supporto di
RAI CINEMA, è on line da settembre su http://meltaplot.rai.it, e finanziato
dalla casa di produzione Tempesta, la stessa casa di produzione che ha propiziato la nascita di opere originali come Corpo celeste di Alice Rohrwacher e L’intervallo di Leonardo Di Costanzo.
«Sarà interessante vedere come le
storie progrediranno: – ha spiegato il vulcanico produttore Carlo Cresto-Dina in conferenza stampa – L’intento
è creare film built-in audience, che abbiano già in sé un proprio pubblico di
riferimento. Poi capiremo se far nascere anche un Melt a Plot internazionale».
Tre sono i legittimi dubbi che
sorgono spontanei scorrendo il complicato social game:
- tutto il gioco parte dagli
incipit (ideati da star come Alice Rohrwacher, Chiara Francini, Marco Ponti,
Cristiana Capotondi, Fabio Troiano, Andrea Bosca). Ma se questi avvii non sono
promettenti?
- il concetto di lavoro
collettivo non toglie spazio alla creatività? La narrazione che si genera
attraverso il democratico e socialista contributo di tutti mantiene un suo
valore e una sua qualità?
- Siamo sicuri che i membri di
una community siano migliori giudici di se stessi? Non sarebbe meglio se la
qualità di una sceneggiatura fosse valutata da esperti del settore,
professionisti competenti e navigati?
Alla fine mi sorge anche un quarto
dubbio: di questi tempi in cui si sente davvero il bisogno di nuovi talenti da
coltivare, di film che non siano commediole sceme, di idee che possano
conquistare platee internazionali, non era meglio ideare un giochino meno cool,
meno figo, ma più concreto e pragmatico?
Certo il caro vecchio concorso per
sceneggiature che la generazione web vorrebbe pensionare sarebbe stato troppo tradizionale e di sicuro non faceva tendenza…
ma a volte il semplice “famolo” è meglio del “famolo strano”.
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