lunedì 24 marzo 2014

Un maestro della fantascienza si racconta. Intervista all'autore di LIVIDO

IL FUTURO E' NEL PRESENTE

Francesco Verso ha vinto tutti i premi dedicati alla fantascienza. Fa scouting di autori internazionali nell'editoria digitale. Si prepara alla nuova era croassmediale mettendo in cantiere progetti teatrali e web-series. Il suo Livido ha conquistato l'Australia e dichiara guerra al mercato globale. 

ECCO L'INTERVISTA ALLO SCRITTORE ITALIANO DI FANTASCIENZA PIU' PREMIATO E AUTOREVOLE DEL MOMENTO 



Francesco Verso esordisce nella fantascienza con Antidoti umani e arriva in finale al Premio Urania della Mondadori. Nel 2009 vince il premio Urania con Il fabbricante di sorrisi, pubblicato nell’omonima collana della Mondadori con il titolo di e-Doll. Nel 2011 esce in libreria la sua terza fatica, Livido (Delos Books), che si aggiudica il premio Odissea Fantascienza ed è recentemente venduta all’editore australiano Xoum. Dopo una felice esperienza con la Kipple Officina Libraria, per la collana di letteratura fantastica Avatar, attualmente dirige "Future Fiction", neonata collana digitale che si fa notare per scelte audaci e controcorrente, selezionando il meglio della fantascienza mondiale.

Ho incontrato Francesco Verso questa mattina e ho ricavato subito una sensazione positiva. 

E' un intellettuale indipendente che si è costruito una solida reputazione grazie alle competenze, alla bravura e alla passione.
La sua pagina Amazon è: http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&search-alias=digital-text&field-author=Francesco%20Verso
Qui di seguito l'intervista integrale.  

1.       Che tipo di percorso intraprende Peter Pains, il protagonista del tuo ultimo romanzo, Livido?  
Livido è prima di tutto un romanzo di formazione: Peter Pains inizia a raccontare la sua storia quando ha 15 anni, poi 18 e infine circa 30. Il suo arco di trasformazione è quello tipico dell’adolescente che si scontra con molti ostacoli (la famiglia, l’amore, gli altri, sé stesso) prima di arrivare a capire quello che vuole davvero dalla vita e cosa vorrebbe essere “da grande”. Nel caso di Peter la risposta è semplice ed è sempre e solo la stessa: Alba. Inoltre Peter è un ragazzo disabile e quindi il suo percorso di crescita passa anche attraverso quegli oggetti, trovati nella spazzatura, che gli consentiranno di affrancarsi da questo handicap fisico, prima in modo tecnologico, e poi in maniera “imprevedibile” (che non svelerò adesso).


2.      Si può parlare per la tua produzione letteraria di una “trilogia” di fantascienza? C’è un filo conduttore che lega la droga di Antidoti umani, gli androidi di e-Doll e i rifiuti che sommergono il mondo di Livido?
Non ne sono sicuro. Se esiste un filo è legato alla dipendenza e alle debolezze umane. 


Nel caso di Antidoti umani è il cibo geneticamente modificato, e contenuto in una sostanza detta Manna, a generare una sorta di “narcolessia del pensiero”; in e-Doll invece è il sesso, praticato tramite degli androidi molto seducenti, a fungere da strumento di controllo sociale. Per finire con Livido dove il “kipple” (la palta o pattume) rappresenta il lato oscuro – e neppure troppo, a giudicare dal problema posto dalle discariche all’ambiente – della società consumistica e turbo-capitalistica.
Alla fine direi che la “trilogia della dipendenza” non è ancora chiusa visto che il prossimo romanzo, I Camminatori, tratterà della scomparsa del cibo a favore di un’alimentazione “nanotecnologica”. 

3.      Per certi versi Livido anticipa la tematica del film Lei di Spike Jonze. Nel caso di Peter Pains, l’amore è un’ossessione per Alba. È possibile contaminare la fantascienza con il melodramma? 
Mi basterebbe la contaminazione con il dramma... Scherzi a parte, sì il concetto di genere ormai – grazie all’interdisciplinarietà – è superato. Penso appunto a Lei di Spike Jones, oppure a Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry, a The Truman Show di Peter Weir e ancora a Memento di Nolan o Moon di Duncan Jones. Per i romanzi è la stessa cosa: La strada di Cormac McCarthy, Il gioco di Ender di Orson Scott Card, L’atlante delle nuvole di David Mitchell, vanno tutti quanti nella stessa direzione, sono narrazioni trasversali che partono da un genere, l’avventura, la commedia, il thriller, il romanzo di formazione per esplorare temi diversi in modi diversi. La fantascienza – per definizione – è un genere sperimentale, esplorativo, quasi avanguardistico aggiungerei, quando è guidato dalla sua natura più vera e non ammicca troppo al mercato. Per me scrivere significa riassemblare, rieditare e rimescolare quanto di meglio abbia influenzato e influenzerà la mia immaginazione. 

4.      Valerio Evangelisti ha scritto: “Nella letteratura popolare c’è qualcosa di sovversivo, di refrattario, di irriducibile al potere. Ci si rivolge al lettore occasionale promettendogli di farlo sognare, di coinvolgerlo in avventure che non potranno lasciarlo indifferente.” Tu invece perché hai scelto di scrivere fantascienza? Come sei diventato cultore di questo genere definito “paraletterario”?
Ho scelto di scrivere fantascienza perché mi piace leggerla. Perché ritengo che la lettura in generale sia una forma di “evasione” della realtà, nel senso migliore del termine. Evadere significa esplorare quello che ancora non si conosce e lasciarsi condurre lungo territori che sono al di là delle nostre singole possibilità. In questo Evangelisti ha ragione, lo scrittore compie un atto sovversivo, di liberazione del lettore dalle catene del presente: che si vada nel passato come nel romanzo storico, nel presente con la letteratura postmoderna oppure nel futuro con la fantascienza o in un luogo e un tempo inesistenti con il fantasy, il senso non cambia. In fondo cerchiamo di appagare una sete di “esperienza altrui” e “conoscenza altrui” che altrimenti ci resterebbe ignota. Le grandi narrazioni sono quelle capaci di insediarsi nella mente del lettore/spettatore/ascoltatore e coinvolgerlo fino al punto di fargli credere di essere lui il protagonista della storia. Aprendo un libro, vedendo un film, ascoltando una canzone surroghiamo un viaggio senza bisogno di muoverci.

5.      Ci sono differenze stilistiche tra Antidoti umani e Livido? C’è stata un’evoluzione della scrittura in tutti questi anni?  
Certamente, ho imparato moltissimo in questi anni di dedizione alla lettura e alla scrittura. Ho appreso come “scrivere per immagini”, come costruire una scena funzionale al tema, come mostrare un elemento narrativo senza renderlo verboso e gestire l’arco di trasformazione dei vari personaggi. Strumenti difficili da padroneggiare ma indispensabili a qualsiasi livello perché la narrazione cambia, si trasforma ed evolve, così come il linguaggio, arricchendosi di contributi e influenze provenienti da altri ambiti (penso al cinema e alle web-series). Soprattutto ho capito che l’autore deve scomparire – per quanto possibile – e lasciare il posto al personaggio e alla vicenda. L’autobiografismo è uno dei difetti maggiori di cui spero di essermi liberato.    

6.      Un autore può avere come obiettivo quello di campare con i suoi romanzi?  Ci vuole coraggio per fare lo scrittore a tempo pieno in Italia, nella crisi permanente dell’editoria? 
Il segreto è differenziare. Differenziare le forme espressive e i mercati. Pubblicare un romanzo in Italia è la migliore garanzia di anonimato. Pubblicare un romanzo (in italiano e in inglese) da cui trarre dei racconti, un audiolibro, una graphic novel, una performance teatrale, una webserie, un’installazione urbana o museale, forse dà qualche probabilità in più di sopravvivere di scrittura, non solo scritta appunto, ma narrata attraverso l’esplosione di diversi linguaggi comunicativi. 

7.      Il tuo ultimo romanzo, per la vividezza delle immagini e dei dettagli, scorre nella mente del lettore come un film. Hai mai pensato di ricavare da Livido una sceneggiatura? Pensi che il cinema – italiano o straniero – possa essere interessato a quest’opera e che qualche produttore sia pronto ad accoglierla?
Sì, non solo ci ho pensato, ma ci sto lavorando. Sia e-Doll, che Livido e BloodBusters (ancora inedito) si prestano bene alla narrazione per immagini e alla serializzazione. Il mercato italiano purtroppo è poco ricettivo verso l’innovazione (sia tematica che realizzativa) e per questo i miei romanzi sono già tradotti in inglese. È una strada lunga e difficile ma ho scelto di percorrerla.   

8.      Quali sono i libri – di genere e non – che ti hanno maggiormente influenzato nella tua attività di scrittore e quali sono le opere che hanno cambiato la tua vita?
Da ragazzo, il ciclo di Dune di Frank Herbert e poi la trilogia dello Sprawl e quella del Ponte di William Gibson, insieme ai romanzi post-cyberpunk di Neal Stephenson e Patricia Cadigan. Più avanti Arancia Meccanica e Il seme inquieto di Anthony Burgess per la ricerca linguistica e i temi socio-politici. Oggi i miei autori di riferimento sono Michel Houellebecq, Chuck Palahniuk e Ian McDonald.

9.      Che parte ha la documentazione nel tuo lavoro? Ti sei servito di testi particolari per disegnare lo scenario fantascientifico di Livido
Ogni romanzo rappresenta la punta di un iceberg di ricerca.
Prima di scrivere una sola riga costruisco un faldone di documenti e di dati relativi al tema della narrazione: per Antidoti umani è stata l’ingegneria genetica e la manipolazione onirica, per e-Doll l’intelligenza artificiale e il feticismo, per Livido la realtà aumentata e il mind-uploading, per I Camminatori, la nanotecnologia, il 3D printing e il nomadismo. Per ogni romanzo stilo anche una lista di letture, di romanzi di riferimento, di fonti d’ispirazione che in media sono all’incirca una decina/ventina di libri da leggere.

10.   In che stato di salute è la fantascienza oggi in Italia? Lo definiresti un genere vivo e originale?
Nonostante i pochi investimenti e l’arretratezza culturale dell’editoria italiana, le cose si stanno muovendo grazie soprattutto alla nascita dell’editoria digitale dove sono possibili sperimentazioni a basso costo e iniziative indipendenti. Certo manca un panorama di riferimento, mancano per esempio corsi e cattedre di narrativa di genere all’università, mancano laboratori di scrittura di genere, mancano sostegni all’editoria che innova forme e contenuti culturali. Ripeto qualcosa si muove, tuttavia bisogna cercare con molta attenzione e pazienza perché sono realtà sotterranee, ai limiti della sopravvivenza e della “semi clandestinità”. Nonostante questo ci sono ottimi autori che stanno emergendo dalla nicchia del genere: penso a Dario Tonani, recentemente tradotto in giapponese per l’editore C-Light, penso a Francesco Barbi tradotto in olandese, oppure ad autrici con un’impronta narrativa molto personale come Clelia Farris.


11.   Ci parli della tua ultima creatura editoriale, Future Fiction? Che prospettive ci sono per gli e-book e per l’editoria web di fantascienza in Italia? La rivoluzione digitale è alle porte e che impatto ha sull’editoria cartacea?
In Italia l’editoria digitale è agli albori, ancora tre anni, di fatto, era inesistente. Eppure è il segmento di mercato che cresce (anche se poco, forse a causa della crisi) a discapito dell’editoria tradizionale che invece è in calo costante da anni. I motivi sono noti a tutti, sono motivi sia strutturali, che culturali. Personalmente non seguo troppo il mercato, preferisco seguire la qualità e dove la trovo, la pubblico.
Future Fiction nasce con due linee guida principali: fare scouting sui paesi considerati minori, nei prossimi mesi pubblicheremo il greco Michalis Manolios e il rumeno Cristian Teodorescu e altri ancora seguiranno durante l’anno. L’altro scopo è la transmediabilità, la possibilità cioè di raccontare la stessa storia in forme espressive diverse. L’idea mi è venuta da Flush, un mio racconto che, dopo essere stato pubblicato su una rivista cartacea, è diventato un ebook, una graphic novel, un audiolibro e a breve, spero anche una webserie in inglese finanziata tramite crowdfunding su Kickstarter.
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo costruito una squadra di professionisti provenienti da diversi settori: The Milky Way, collettivo composto da due attrici/performer e un musicista grazie al quale abbiamo portato in scena uno spettacolo di fantascienza a teatro, quasi un unicum nel panorama italiano. Grapevine, uno studio cinematografico con cui collaboro per lo sviluppo di una webserie di fantascienza, appunto il Flush di cui sopra. E la New Media Agency BCAA che si occupa di interfacce “real time”, video-mapping e sistemi innovativi di motion-capture.
Questo laboratorio di input/output narrativi prende il nome di Future Fiction Factory.

12.   Per i tipi di 40k Books, Dario Tonani ha fatto uscire in formato digitale Cardanica, che nel 2011 è stato pubblicato negli Stati Uniti ed è rimasto per nove settimane nella "top 100" dei Technothriller più venduti su Amazon US. Un tuo racconto lungo, Due mondi, è stato reso disponibile in lingua inglese incontrando un notevole successo. Il tuo Livido invece è stato venduto all’editore australiano Xoum, per il quale inaugurerà una collana di fantascienza nella primavera 2014, in cartaceo per l’Australia, e in e-book per il mercato di lingua inglese. Steampunk, cyberpunk e science fantasy sono tra i tanti sottogeneri dalla vocazione internazionale. È arrivato il momento in cui gli scrittori italiani si misureranno col mercato inglese? Perché gli autori nostrani non escono dai recinti abbastanza angusti del loro paese per andare a pescare nello smisurato bacino anglosassone di lettori di e-book e di editoria cartacea?
L’Italia ha avuto un passato glorioso e adesso vive un presente modesto e a tratti deprimente. Questo si riflette nelle storie che si vedono al cinema, in TV e in quelle che si leggono sui libri. Finché gli autori non troveranno il modo di affrancarsi da una certa dimensione provinciale, comoda ma ghettizzante, e da una visione impaurita della realtà, ci sarà ben poco da fare. L’occasione oggi c’è, le qualità non mancano, forse si è perso quello slancio necessario per affrontare i grandi temi che l’uomo si troverà di fronte nel prossimo futuro (che poi è dietro l’angolo) come anche le sfide poste all’identità dei singoli o la denuncia al nostro sistema di valori. Mi tornano alla mente grandi romanzi come La possibilità di un’isola di Michel Houellebecq e Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro sulla clonazione umana, The Dervish House di Ian McDonald sull’economia turca del futuro e la nanotecnologia, oppure film quali Inception di Christoper Nolan sulla manipolazione della mente umana e proprio Her di Spike Jones sulle relazioni tra esseri umani e non.
Altrove queste narrazioni hanno un enorme successo di critica e di pubblico, innalzano la consapevolezza generale su temi importanti e assolvono quindi anche una funzione di divulgazione etico-scientifica; sta a noi fare in modo che “altrove” sia anche Italia.    


Citazione dal romanzo:
Sai Ion… Finché il sogno era irrealizzabile, finché correvo dietro a un fantasma, ho contato i giorni e ogni giorno contava. Avevo uno scopo e un compito da svolgere. E sì ho perso la direzione molte volte, ho sbagliato a fidarmi e tutto il resto… Però ora, di fronte a lei, ho quasi paura che quel sogno possa avverarsi.

Link alla collanawww.futurefiction.org
Link al librohttp://www.delosstore.it/delosbooks/43495/livido

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