domenica 21 luglio 2013

DAN BROWN : MASSONERIA ED ESOTERISMO ALL’AMATRICIANA

Da Parigi a Firenze... il vero inferno di Dan Brown sono le informazioni storiche, lo sfondo artistico e l’apparato mistico-religioso dei suoi romanzi. Testi di forte tensione narrativa, con grande afflato e un po’ ridondanti, che fanno discutere ed hanno alla base rivelazioni sensazionali e “visioni” alternative della vita. Intanto Dan Brown, l’ex insegnante di inglese, si gode il suo dorato successo. Hollywood ha puntato su di lui, perché Tom Hanks tornerà a vestire i panni di Robert Langdon, questa volta a caccia dei misteri di Dante Alighieri. 
Ma che cosa c’è alla base del successo planetario di Dan Brown? Perché ha tanti ammiratori (e detrattori) nel mondo?



UN SUCCESSO GARANTITO, TRA MARKETING E LETTERATURA DI GENERE

La Sony Pictures ha fissato per il 18 dicembre 2015 la data di uscita della trasposizione cinematografica di Inferno. Alla cabina di regia ci sarà sempre Ron Howard, una sicurezza. La sceneggiatura sarà affidata al maestro di action e di ironia David Koepp (La morte ti fa bella, Carlito's Way, Suspicious, Mission: Impossible, Spider-Man e Ghost Town tra i suoi lavori) e Tom Hanks reciterà la parte di Langdon, cercando di rendere credibili le tirate si simbologia del professore di Harvard. Dopo che le precedenti pellicole della saga di Langdon hanno incassato oltre 1.2 miliardi di dollari, gli americani ci riprovano e - visto che non c’è due senza tre - il successo sembra garantito.


Come in molti sanno, gli ingredienti di rigore nelle opere di Brown, il vero marchio di fabbrica, sono gli intrighi, la caccia al tesoro, l’enigmistica, l’arte classica, l’esoterismo, e, come spezia aggiuntiva ma altrettanto essenziale, c’è anche la caccia all’uomo, l’inseguimento, il lato spettacolare delle vicende raccontate. Un po’ Roberto Giacobbo e un po’ Indiana Jones, un po’ Piero Angela e un po’ James Bond, Brown mescola in modo magistrale da una parte storia, arte, codici e simboli, e dall’altra la suspense, l’azione, la parte adrenalinica. Come ha detto bene Janet Maslin, il ritmo serrato tiene il lettore "avvinghiato all'azione impedendo il distacco critico". 
E’ indubbio che lo scrittore sappia dosare gli elementi classici del repertorio, fatto di passaggi segreti, anagrammi, cadaveri con scritte di sangue, misteriosi arcani, congreghe di potenti, decodifiche di opere d’arte e il riaffiorare di strani oggetti da un lontano passato. Anzi, si può dire che Brown abbia inventato un vero e proprio sotto-genere e - dopo milioni di copie vendute – rappresenti un filone letterario con caratteristiche originali. I suoi mega-seller non sono né thriller né “romanzi storici”, ma una brillante via di mezzo. L'autore intesse la trama, frutto della sua fantasia, con rivelazioni storiche sconvolgenti che, se confermate, cambierebbero il nostro rapporto con la religione, con la Chiesa, con la politica, con i quadri e i libri dei grandi artisti europei e con le lobby economiche, e ci tiene ogni volta a farci sapere che la finzione letteraria è solo un orpello della verità. Verità sulle origini del cristianesimo e sulla vita di Gesù. Verità sulla massoneria e sul potere inconfessato dell’economia mondiale. Verità di grandi artisti del passato che sono stati veggenti di un più terribile presente.


I GRANDI MISTERI... DELL’EDITORIA!

In Inferno, ad un certo punto dell’ingarbugliata storia, Langdon ha bisogno di un aereo. Il professore ha molta fretta. Così chiama l’editore, gli dice che si trova in un piccolo guaio e come favore personale gli chiede di prestargli un jet.
Faukman fece una risata. “Robert, noi lavoriamo nell’editoria. Non abbiamo a disposizione jet privati”.
“Sappiamo entrambi che stai mentendo, amico mio”.
Faukman sospirò. “Ok, riformulerò la frase. Non abbiamo a disposizione jet privati per gli autori di tomi sulla storia delle religioni. Se hai intenzione di scrivere Cinquanta sfumature di iconografia, allora ne possiamo parlare”.

Tralasciamo la frecciatina ironica diretta al best seller Cinquanta sfumature di grigio. Che comunque è di sottile e geniale perfida. 
Dan Brown è forse uno dei pochi privilegiati al mondo che vede il suo romanzo tradotto in più di 45 lingue e che è entrato nel 2005 nella lista dei “100 most influential people of the year”. Nella classifica dei patrimoni dei divi americani oggi Dan sta appena un filino sotto Nicole Kidman e Lady Gaga, con i suoi 100 milioni di dollari.    
Il vero mistero non è tanto il messaggio in codice lasciato da Dante o da Leonardo da Vinci, quanto il perché uno scrittore prima ignorato all’improvviso sfondi e le motivazioni che fanno letteralmente “esplodere” qualcuno ad un certo punto della sua carriera. Così, da un giorno all’altro, bum! 
Perché schizzano le vendite? Come fa uno scrittore che fino al giorno prima volava in classe economica a prendere jet privati?

Nel 2003, alla vigilia dell’uscita de Il codice da Vinci, Brown era un ex insegnante di inglese e di storia dell’arte che vivacchiava con i suoi romanzi. Ne aveva già scritti diversi, di media tiratura, che però non si erano imposti nelle classifiche di vendita americane: A survival guide for the romantically frustrated woman (1998); Angels & Demons (2000), un’inchiesta sulle logge massoniche compiuta da Robert Langdon; e Deception point (2001), un thriller politico con un inganno ordito dalla NASA e sventato da un gruppo di scienziati. Le tre opere sono passate pressoché inosservate ed in Italia non sono state neppure pubblicate. Niente fa presagire quello che succederà dopo.
Nella prima settimana di pubblicazione, sul difficile mercato degli Stati Uniti Il codice da Vinci va a ruba e con il passare dei mesi diventa un best seller. In seguito, con oltre 80 milioni di copie vendute, si afferma come uno dei libri più conosciuti al mondo.  

L’agente letterario che in Italia cura i diritti di “Mister 100 milioni” è Luigi Bernabò, uno degli uomini più influenti nel settore editoriale della nostra penisola. In una intervista Bernabò sostiene che non si può prevedere il trionfo di un best-seller ma ascrive al momento particolare della sua uscita il successo di un’opera.    

Sono troppi i fattori imponderabili. Fino all’ultima fiera del libro, gli editori di tutto il mondo si chiedevano: “dopo Dan Brown, chissà quale sarà la nuova tendenza?” Nessuno è riuscito a rispondere a questa domanda finché sono arrivate le Cinquanta sfumature, un genere di best-seller planetario, che nessuno avrebbe predetto. Tante cause determinano l’affermazione di un libro, compreso il momento in cui esce.
Io sono convinto che se Il codice da Vinci fosse stato pubblicato dieci anni prima, forse sarebbe stato solo uno dei tanti libri, considerato simile alla serie sul triangolo delle Bermuda.

A distanza di anni, il “momento positivo” di Dan Brown continua ancora, così come il mistero dei suoi incassi milionari e dei dati di vendita. Voci non confermate parlano di 400 mila euro sborsati dalla Mondadori per i diritti di Inferno
Nel suo primo giorno di uscita il thriller di Brown vende oltre 50.000 copie (tra carta e ebook), superando ogni precedente esordio. Alle 600.000 copie della prima tiratura, se ne aggiungono subito altre 100.000. E oggi, pur con i suoi 25 euro di costo, una cifra considerevole, il libro è stabile ai primi posti della classifica. E sembra non voler mollare.




LA SETTA DI LEONARDO E LE RIVELAZIONI  DI DAN

Con il tempo si è creata una vera e propria letteratura di esegesi e di critica – anche feroce – sul lato storico-religioso-esoterico delle opere di Dan Brown. Solo per rimanere ai testi di commento relativi al Codice da Vinci, se ne contano più di una dozzina. Tra i tanti, consiglio i seguenti, per l’accuratezza delle ricostruzioni e perché i loro autori non sono semplici detrattori di Brown ma ci fanno compiere un interessante viaggio nella storia della massoneria e del misticismo. 

Il simbolo ritrovato. Massoneria e società segrete: la verità oltre i miti (Introvigne M.) – Piemme
Il Codice da Vinci. Bugie e falsi storici (Carrai M.) - Società Editrice Fiorentina  
La frode del Codice da Vinci. Giochi di prestigio ai danni del cristianesimo (Cattaneo A.) Elledici  
Il grande gioco del Codice da Vinci. 501 domande sul best-seller di Dan Brown e sui misteri oltre il racconto (Turner Tracey) - L'Età dell'Acquario 

Contro il Codice da Vinci (Ullate Fabo José A.) - Sperling & Kupfer 

Sebbene a mio giudizio i libri scritti “contro qualcuno” non siano mai apprezzabili, e benché ogni scrittore sia liberissimo di inventarsi un suo mondo letterario e poetico, Brown ha sempre ribadito di non scrivere menzogne, ha basato le sue campagne promozionali sottolineando la carica innovativa delle sue tesi e si è atteggiato a guru di una radicale filosofia new age contraria alle istanze mortificanti del cristianesimo. Ma ha fatto anche di più. Almeno fino alla sesta ristampa della versione italiana de Il codice da Vinci (poi la Mondadori ha pensato bene di cassare la pagina), ha precisato nelle Informazioni storiche che “tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà” e si fondano in particolare sul fatto che “nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets”.
Bisogna prendere per buona la voce extra-testuale di un autore? Si deve dare credito alle interviste che segnano il battage pubblicitario di un libro? Dove finisce il romanzo e dove inizia la promozione commerciale? E che cosa sono questi dossier segreti citati come fonte incontrovertibile e inoppugnabile ne Il codice da Vinci?    
Les Dossiers Secrets de Henri Lobineau sono delle patacche, documenti falsi compilati da uno strano terzetto, un marchese attore di fiction, un militante di estrema destra ed un autore di libelli popolari di scarso valore. I tre sotto pseudonimi depositarono nel 1967 la loro contraffazione nella biblioteca di Parigi e Brown dà ad intendere che quella falsificazione – oggi da tutti riconosciuta come tale, anche dagli stessi pataccari in cerca di celebrità – sia vera. L’autore americano scrive nero su bianco nelle note del suo libro a pagina 9 di essersi ispirato a quei clamorosi dossier segreti.
I documenti in questione contengono riferimenti a un presunto passato millenario del Priorato di Sion, una loggia massonica che avrebbe annoverato al suo interno Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Nicolas Flamel, Galilei, Newton e molti altri poeti e scienziati. Tutti gli iniziati alla setta avrebbero difeso nel corso dei secoli un segreto assai scomodo per la Chiesa, che cioè la Maddalena avrebbe avuto un figlio da Gesù e che si sarebbe poi rifugiata in Francia. La discendenza di quel parto “scandaloso” e tenuto nascosto a tutti avrebbe originato i Merovingi, eredi al trono di Francia. Uno degli autori de Les Dossiers Secrets, il destrorso Pierre Plantard, rappresenterebbe l’unico figlio vivente di quella stirpe. In verità il Priorato di Sion, cui Plantard apparteneva, era una associazione nata nel ‘56 con la vana speranza di diventare un’avanguardia dedicata alla restaurazione della monarchia, sciolta e poi riformata come loggia iniziatica dallo stesso Plantard per portare avanti le sue pretese di essere riconosciuto come un successore francese della restaurazione monarchica.
Gérard de Sède, scrittore molto vicino a Plantard, pubblica negli stessi anni Le trèsor maudit e L'oro di Rennes, in cui torna a disputare sugli stessi temi, ma con maggiore precisione. Il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, dovrebbero aspirare al trono francese e sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio tra Gesù Cristo e Maria Maddalena. 
Appassionandosi al materiale di Plantard e di de Sede, gli storici Michael Baigent e Richard Leigh, insieme al giornalista Henry Lincoln, scrivono negli anni Ottanta Il santo Graal in cui ammettono che Plantard è un mistificatore ma rilanciano sul fatto che Cristo aveva sposato la Maddalena e dato vita ad una scuola di pensiero più libera e universale rispetto alla tendenza moralizzatrice della Chiesa.


IL PROCESSO PER PLAGIO

Dopo il successo mondiale de Il codice da Vinci, Dan Brown è accusato dagli autori de Il santo Graal di aver copiato dal loro libro e viene citato in tribunale. Baigent e Leigh tornano ad affermare che la loro ricostruzione è rigorosa e parte da una seria e profonda ricerca storica, e con l’occasione si fanno anche un po’ di pubblicità davanti alle telecamere che immortalano il processo. Secondo la legge inglese è lecito utilizzare un saggio storico per trasformarlo in un romanzo e così la Corte d'appello di Londra scagiona Brown da ogni accusa, in quanto avrebbe potuto benissimo manipolare il materiale storico de Il santo Graal. Se quest’ultimo fosse stato riconosciuto dai suoi estensori come un’opera di pura invenzione, forse le cose sarebbero andate in maniera diversa.


LA TESSITURA ROMANZESCA

Brown in effetti assorbe il materiale di Plantard, di Baigent e Leigh, lo prende per oro colato, rimaneggia il corpus di opere mistificatorie e con riconosciuta abilità narrativa trasforma il tutto nello sfondo esoterico de Il codice da Vinci. Non sappiamo ancora se ci fa, o se c’è, ma crea una mitologia “verosimile” e si inventa persino dei nemici credibili, la setta dell’Opus Dei, i cui membri sono monaci che non vogliono salti fuori la verità del priorato di Sion. E poi con un tuffo nel passato ricostruisce la sempiterna ostilità della Chiesa nei confronti delle donne, del piacere, del sesso, e racconta che un primordiale culto della Dea e del femminino, affermati da Gesù e dal Priorato, siano stati ricacciati indietro dal Vaticano. In diverse pagine si sofferma a esplicitare come questo mondo alternativo così vitalistico e quasi paganeggiante del primo Cristo sia stato soppresso dai “cattivi” cattolici.
Si dirà: è un romanzo. Eppure Brown ci gode ad alzare il tiro, bolla le logge massoniche come lobby sanguinarie e nemiche della trasparenza e la Chiesa come il male assoluto. «Sono molto più benevolo nei confronti della massoneria che del Vaticano», ha ribadito in un’intervista di un paio di anni fa, soffiando sul fuoco. E’ arrivato a definire la massoneria come «un modello straordinario di tolleranza spirituale». E la Chiesa? Dan Brown la reputa «un’organizzazione che esclude chi non aderisce alla sua visione del mondo» e il Vaticano per lui è una «struttura di potere antica e sorpassata».

L’autore americano provoca? Sicuramente alimenta polemiche, con buona pace dei suoi (cattolici) detrattori. Ma ci viene il legittimo sospetto che sia una manovra commerciale. Forse anche il supposto anti-cattolicesimo di “Mister 100 milioni” è marketing. Uno dei tanti tasselli che ha contribuito a creare il più grande fenomeno letterario e mediatico di tutti i tempi. 

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