Da Parigi a Firenze... il vero inferno di Dan Brown sono le informazioni storiche, lo sfondo artistico
e l’apparato mistico-religioso dei suoi romanzi. Testi di forte tensione
narrativa, con grande afflato e un po’ ridondanti, che fanno discutere ed hanno
alla base rivelazioni sensazionali e “visioni” alternative della vita. Intanto Dan Brown,
l’ex insegnante di inglese, si gode il suo dorato successo. Hollywood ha puntato su di
lui, perché Tom Hanks tornerà a vestire i panni di Robert Langdon, questa volta
a caccia dei misteri di Dante Alighieri.
Ma che cosa c’è alla base del successo
planetario di Dan Brown? Perché ha tanti ammiratori (e detrattori) nel mondo?
UN SUCCESSO
GARANTITO, TRA MARKETING E LETTERATURA DI GENERE
La
Sony Pictures ha fissato per il 18 dicembre 2015 la data di uscita della
trasposizione cinematografica di Inferno.
Alla cabina di regia ci sarà sempre Ron Howard, una sicurezza. La sceneggiatura
sarà affidata al maestro di action e di ironia David Koepp (La morte ti fa bella, Carlito's Way, Suspicious, Mission:
Impossible, Spider-Man e Ghost Town tra i suoi lavori) e Tom
Hanks reciterà la parte di Langdon, cercando di rendere credibili le tirate si
simbologia del professore di Harvard. Dopo che le precedenti pellicole della
saga di Langdon hanno incassato oltre 1.2 miliardi di dollari, gli americani ci
riprovano e - visto che non c’è due senza tre - il successo sembra garantito.
Come
in molti sanno, gli ingredienti di rigore nelle opere di Brown, il vero marchio di fabbrica, sono gli intrighi,
la caccia al tesoro, l’enigmistica, l’arte classica, l’esoterismo, e, come spezia
aggiuntiva ma altrettanto essenziale, c’è anche la caccia all’uomo, l’inseguimento,
il lato spettacolare delle vicende raccontate. Un po’ Roberto Giacobbo e un po’
Indiana Jones, un po’ Piero Angela e un po’ James Bond, Brown mescola in modo
magistrale da una parte storia, arte, codici e simboli, e dall’altra la
suspense, l’azione, la parte adrenalinica. Come ha detto bene Janet Maslin, il ritmo
serrato tiene il lettore "avvinghiato all'azione impedendo il distacco
critico".
E’ indubbio che lo scrittore sappia dosare gli elementi
classici del repertorio, fatto di passaggi segreti, anagrammi, cadaveri con
scritte di sangue, misteriosi arcani, congreghe di potenti, decodifiche di
opere d’arte e il riaffiorare di strani oggetti da un lontano passato. Anzi, si
può dire che Brown abbia inventato un vero e proprio sotto-genere e - dopo
milioni di copie vendute – rappresenti un filone letterario con caratteristiche
originali. I suoi mega-seller non sono né thriller né “romanzi storici”, ma una
brillante via di mezzo. L'autore intesse la trama, frutto della sua
fantasia, con rivelazioni storiche sconvolgenti che, se confermate,
cambierebbero il nostro rapporto con la religione, con la Chiesa, con la politica,
con i quadri e i libri dei grandi artisti europei e con le lobby economiche, e
ci tiene ogni volta a farci sapere che la finzione letteraria è solo un orpello
della verità. Verità sulle origini del cristianesimo e sulla vita di Gesù.
Verità sulla massoneria e sul potere inconfessato dell’economia mondiale. Verità
di grandi artisti del passato che sono stati veggenti di un più terribile
presente.
I GRANDI MISTERI...
DELL’EDITORIA!
In
Inferno, ad un certo punto
dell’ingarbugliata storia, Langdon ha bisogno di un aereo. Il professore ha
molta fretta. Così chiama l’editore, gli dice che si trova in un piccolo guaio
e come favore personale gli chiede di prestargli un jet.
Faukman
fece una risata. “Robert, noi lavoriamo nell’editoria. Non abbiamo a
disposizione jet privati”.
“Sappiamo
entrambi che stai mentendo, amico mio”.
Faukman
sospirò. “Ok, riformulerò la frase. Non abbiamo a disposizione jet privati per
gli autori di tomi sulla storia delle religioni. Se hai intenzione di scrivere
Cinquanta sfumature di iconografia, allora ne possiamo parlare”.
Tralasciamo
la frecciatina ironica diretta al best seller Cinquanta sfumature di grigio. Che comunque è di sottile e geniale perfida.
Dan Brown è forse uno dei pochi privilegiati al mondo che vede il suo romanzo
tradotto in più di 45 lingue e che è entrato nel 2005 nella lista dei “100 most
influential people of the year”. Nella classifica dei patrimoni dei divi americani
oggi Dan sta appena un filino sotto Nicole Kidman e Lady Gaga, con i suoi 100
milioni di dollari.
Il
vero mistero non è tanto il messaggio in codice lasciato da Dante o da Leonardo
da Vinci, quanto il perché uno scrittore prima ignorato all’improvviso sfondi e le motivazioni che fanno letteralmente “esplodere” qualcuno ad un certo punto della sua carriera. Così, da un
giorno all’altro, bum!
Perché schizzano le vendite? Come fa uno scrittore che
fino al giorno prima volava in classe economica a prendere jet privati?
Nel
2003, alla vigilia dell’uscita de Il
codice da Vinci, Brown era un ex insegnante di inglese e di storia dell’arte
che vivacchiava con i suoi romanzi. Ne aveva già scritti diversi, di media tiratura,
che però non si erano imposti nelle classifiche di vendita americane: A survival guide for the romantically
frustrated woman (1998); Angels &
Demons (2000), un’inchiesta sulle logge massoniche compiuta da Robert
Langdon; e Deception point (2001), un
thriller politico con un inganno ordito dalla NASA e sventato da un gruppo di
scienziati. Le tre opere sono passate pressoché inosservate ed in Italia non
sono state neppure pubblicate. Niente fa presagire quello che succederà dopo.
Nella
prima settimana di pubblicazione, sul difficile mercato degli Stati Uniti Il codice da Vinci va a ruba e con il
passare dei mesi diventa un best seller. In seguito, con oltre 80 milioni di copie
vendute, si afferma come uno dei libri più conosciuti al mondo.
L’agente
letterario che in Italia cura i diritti di “Mister 100 milioni” è Luigi Bernabò,
uno degli uomini più influenti nel settore editoriale della nostra penisola. In
una intervista Bernabò sostiene che non si può prevedere il trionfo di un best-seller
ma ascrive al momento particolare della sua uscita il successo di un’opera.
Sono troppi i fattori
imponderabili. Fino all’ultima fiera del libro, gli editori di tutto il mondo
si chiedevano: “dopo Dan Brown, chissà quale sarà la nuova tendenza?” Nessuno è
riuscito a rispondere a questa domanda finché sono arrivate le Cinquanta sfumature, un genere di best-seller
planetario, che nessuno avrebbe predetto. Tante cause determinano
l’affermazione di un libro, compreso il momento in cui esce.
Io sono convinto che
se Il codice da Vinci fosse stato
pubblicato dieci anni prima, forse sarebbe stato solo uno dei tanti libri,
considerato simile alla serie sul triangolo delle Bermuda.
A
distanza di anni, il “momento positivo” di Dan Brown continua ancora, così come
il mistero dei suoi incassi milionari e dei dati di vendita. Voci non confermate parlano di 400 mila euro
sborsati dalla Mondadori per i diritti di Inferno.
Nel suo primo giorno di uscita il thriller di Brown vende oltre 50.000 copie
(tra carta e ebook), superando ogni precedente esordio. Alle 600.000 copie della
prima tiratura, se ne aggiungono subito altre 100.000. E oggi, pur con i suoi
25 euro di costo, una cifra considerevole, il libro è stabile ai primi posti
della classifica. E sembra non voler mollare.
LA SETTA DI LEONARDO E
LE RIVELAZIONI DI DAN
Con
il tempo si è creata una vera e propria letteratura di esegesi e di critica –
anche feroce – sul lato storico-religioso-esoterico delle opere di Dan Brown.
Solo per rimanere ai testi di commento relativi al Codice da Vinci, se ne contano più di una dozzina. Tra i tanti,
consiglio i seguenti, per l’accuratezza delle ricostruzioni e perché i loro
autori non sono semplici detrattori di Brown ma ci fanno compiere un
interessante viaggio nella storia della massoneria e del misticismo.
Il simbolo ritrovato. Massoneria
e società segrete: la verità oltre i miti (Introvigne
M.) – Piemme
Il Codice da Vinci. Bugie e falsi
storici (Carrai M.) - Società Editrice Fiorentina
La frode del Codice da Vinci.
Giochi di prestigio ai danni del cristianesimo (Cattaneo
A.) Elledici
Il grande gioco del Codice da
Vinci. 501 domande sul best-seller di Dan Brown e sui misteri oltre il racconto
(Turner Tracey) - L'Età dell'Acquario
Contro il Codice da Vinci
(Ullate Fabo José A.) - Sperling & Kupfer
Sebbene
a mio giudizio i libri scritti “contro qualcuno” non siano mai apprezzabili, e
benché ogni scrittore sia liberissimo di inventarsi un suo mondo letterario e
poetico, Brown ha sempre ribadito di non scrivere menzogne, ha basato le sue
campagne promozionali sottolineando la carica innovativa delle sue tesi e si è
atteggiato a guru di una radicale filosofia new age contraria alle istanze
mortificanti del cristianesimo. Ma ha fatto anche di più. Almeno fino alla
sesta ristampa della versione italiana de Il
codice da Vinci (poi la Mondadori ha pensato bene di cassare la pagina), ha
precisato nelle Informazioni storiche
che “tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenute in questo
romanzo rispecchiano la realtà” e si fondano in particolare sul fatto che “nel
1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune
pergamene, note come Les Dossiers Secrets”.
Bisogna
prendere per buona la voce extra-testuale di un autore? Si deve dare credito
alle interviste che segnano il battage pubblicitario di un libro? Dove finisce
il romanzo e dove inizia la promozione commerciale? E che cosa sono questi
dossier segreti citati come fonte incontrovertibile e inoppugnabile ne Il codice da Vinci?
Les Dossiers Secrets
de Henri Lobineau sono delle
patacche, documenti falsi compilati da uno strano terzetto, un marchese attore
di fiction, un militante di estrema destra ed un autore di libelli popolari di
scarso valore. I tre sotto pseudonimi depositarono nel 1967 la loro
contraffazione nella biblioteca di Parigi e Brown dà ad intendere che quella
falsificazione – oggi da tutti riconosciuta come tale, anche dagli stessi
pataccari in cerca di celebrità – sia vera. L’autore americano scrive nero su
bianco nelle note del suo libro a pagina 9 di essersi ispirato a quei clamorosi
dossier segreti.
I
documenti in questione contengono riferimenti a un presunto passato millenario
del Priorato di Sion, una loggia massonica che avrebbe annoverato al suo
interno Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Nicolas Flamel, Galilei, Newton e
molti altri poeti e scienziati. Tutti gli iniziati alla setta avrebbero difeso
nel corso dei secoli un segreto assai scomodo per la Chiesa, che cioè la
Maddalena avrebbe avuto un figlio da Gesù e che si sarebbe poi rifugiata in
Francia. La discendenza di quel parto “scandaloso” e tenuto nascosto a tutti
avrebbe originato i Merovingi, eredi al trono di Francia. Uno degli autori de Les Dossiers Secrets, il destrorso
Pierre Plantard, rappresenterebbe l’unico figlio vivente di quella stirpe. In
verità il Priorato di Sion, cui Plantard apparteneva, era una associazione nata
nel ‘56 con la vana speranza di diventare un’avanguardia dedicata alla restaurazione
della monarchia, sciolta e poi riformata come loggia iniziatica dallo stesso
Plantard per portare avanti le sue pretese di essere riconosciuto come un successore
francese della restaurazione monarchica.
Gérard
de Sède, scrittore molto vicino a Plantard, pubblica negli stessi anni Le trèsor maudit e L'oro di Rennes, in cui torna a disputare sugli stessi temi, ma con
maggiore precisione. Il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal
Priorato di Sion, dovrebbero aspirare al trono francese e sono i discendenti
dei figli nati dal matrimonio tra Gesù Cristo e Maria Maddalena.
Appassionandosi
al materiale di Plantard e di de Sede, gli storici Michael Baigent e Richard
Leigh, insieme al giornalista Henry Lincoln, scrivono negli anni Ottanta Il santo Graal in cui ammettono che
Plantard è un mistificatore ma rilanciano sul fatto che Cristo aveva sposato la
Maddalena e dato vita ad una scuola di pensiero più libera e universale rispetto
alla tendenza moralizzatrice della Chiesa.
IL PROCESSO PER
PLAGIO
Dopo
il successo mondiale de Il codice da
Vinci, Dan Brown è accusato dagli autori de Il santo Graal di aver copiato dal loro libro e viene citato in
tribunale. Baigent e Leigh tornano ad affermare che la loro ricostruzione è rigorosa
e parte da una seria e profonda ricerca storica, e con l’occasione si fanno anche
un po’ di pubblicità davanti alle telecamere che immortalano il processo. Secondo
la legge inglese è lecito utilizzare un saggio storico per trasformarlo in un
romanzo e così la Corte d'appello di Londra scagiona Brown da ogni accusa, in
quanto avrebbe potuto benissimo manipolare il materiale storico de Il santo Graal. Se quest’ultimo fosse
stato riconosciuto dai suoi estensori come un’opera di pura invenzione, forse
le cose sarebbero andate in maniera diversa.
LA TESSITURA
ROMANZESCA
Brown
in effetti assorbe il materiale di Plantard, di Baigent e Leigh, lo prende per
oro colato, rimaneggia il corpus di opere mistificatorie e con riconosciuta abilità
narrativa trasforma il tutto nello sfondo esoterico de Il codice da Vinci. Non sappiamo ancora se ci fa, o se c’è, ma crea
una mitologia “verosimile” e si inventa persino dei nemici credibili, la setta
dell’Opus Dei, i cui membri sono monaci che non vogliono salti fuori la verità
del priorato di Sion. E poi con un tuffo nel passato ricostruisce la sempiterna
ostilità della Chiesa nei confronti delle donne, del piacere, del sesso, e
racconta che un primordiale culto della Dea e del femminino, affermati da Gesù
e dal Priorato, siano stati ricacciati indietro dal Vaticano. In diverse pagine
si sofferma a esplicitare come questo mondo alternativo così vitalistico e
quasi paganeggiante del primo Cristo sia stato soppresso dai “cattivi”
cattolici.
Si
dirà: è un romanzo. Eppure Brown ci gode ad alzare il tiro, bolla le logge
massoniche come lobby sanguinarie e nemiche della trasparenza e la Chiesa come
il male assoluto. «Sono molto più benevolo nei confronti della massoneria che
del Vaticano», ha ribadito in un’intervista di un paio di anni fa, soffiando
sul fuoco. E’ arrivato a definire la massoneria come «un modello straordinario
di tolleranza spirituale». E la Chiesa? Dan Brown la reputa «un’organizzazione
che esclude chi non aderisce alla sua visione del mondo» e il Vaticano per lui è
una «struttura di potere antica e sorpassata».
L’autore
americano provoca? Sicuramente alimenta polemiche, con buona pace dei suoi (cattolici)
detrattori. Ma ci viene il legittimo sospetto che sia una manovra
commerciale. Forse anche il supposto anti-cattolicesimo di “Mister 100 milioni” è marketing.
Uno dei tanti tasselli che ha contribuito a creare il più grande fenomeno letterario
e mediatico di tutti i tempi.
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