AL POSTO DI LUCARELLI ARRIVERA’
MASTERPIECE – Rai3 produrrà un talent per scrittori d’assalto, che dovranno
esibirsi davanti alle telecamere (come in Master Chef e X Factor).
Ma come faranno gli autori del programma a rendere
spettacolare la passione per la scrittura, che si connota di solito come
solitaria e dettata dall’ispirazione? Qual è il tanto ricercato e agognato fattore
X di un letterato? E chi ci sarà in giuria a valutare le prove dei grafomani in
erba? Escluso Aldo Busi, one man show
divinamente controcorrente, esistono intellettuali che possano vantare
altrettanto carisma, che abbiano i tempi “televisivi” e facciano tendenza?
A qualcuno sarà venuto da ridere, quando si è diffusa la notizia che, cassato il programma di Lucarelli Blu Notte, a colmare il vuoto arriverà una trasmissione in 6 puntate per aspiranti scrittori. A Rai 3 si saranno detti che, se ugole d’oro e chef incoronano i loro
migliori allievi, allora anche gli scrittori potranno mettere alla
prova una serie di aspiranti autori e dare la palma d’onore a quello più capace. Meglio
un tonico Lucarelli o il talent show per aspiranti Lucarelli? Certamente il
secondo.
Ah, benvenuti nell'età della social lettura e del libero mercato, si dirà. Che male c’è a trattare un aspirante talento letterario come un fenomeno da baraccone, quando circoli di lettura elettronica e amici virtuali di un e-book provano a collettivizzare l’esperienza del leggere e Dan Brown nel suo tour attira centinaia di persone alle presentazioni di Inferno?
Non si sa ancora quale sarà l'editore di fascia alta che stamperà l’opera vincitrice e soprattutto i giudici che daranno i voti per le varie prestazioni di “bottega letteraria”. I nomi che sono apparsi secondo recenti e velenose indiscrezioni (Baricco, Carofiglio, De Cataldo, Scurati, De Carlo, Siti, Mazzantini e Maraini) non sembrano personalità così magnetiche e all’altezza di una seconda serata tv.
Tantissimi nostri scrittori sono affetti dal “complesso di Gambardella”, cioè il desiderio di comparire, di diventare istrioni in immagini bidimensionali. Ma chi di loro saprebbe coinvolgere il pubblico e mischiare la nobile cultura con i tempi e le regole di un talent show? L’unico scrittore vivente che potrebbe reggere una diretta senza annoiare, anzi catalizzando ottimi ascolti, è Aldo Busi, un vero e proprio mostro da palcoscenico, come ha dimostrato la sua partecipazione a L’isola dei famosi, ma la sua presenza debordante e le sue continue provocazioni intellettuali potrebbero costituire un problema e sarebbero difficili da arginare per Mamma Rai.
Fortemente voluto da Andrea Vianello, che ne sarà anche il conduttore, questa sorta di reality sui libri che andrà in onda il prossimo autunno pone alcuni spunti di riflessione.
Il primo punto che mi passa per la testa è che un canale tradizionalmente di sinistra, Rai 3, proporrà l’immagine di scrittori come galletti che si beccano in un pollaio, farà vincere la civiltà delle icone su quella dei contenuti, corromperà un’idea quasi sacrale che noi abbiamo dei libri e interpreterà la scrittura come un agone dove sfidarsi davanti alle telecamere. Alla perenne ricerca del più bravo. E nel fare questo Rai 3 avvierà una berlusconizzazione – mi si passi il termine - della cultura, dove l’apparire conta più dell’essere, mostrarsi scrittori è più importanti che viverlo sulla propria pelle. Il processo è irreversibile, così come lo svilimento dell’oggetto romanzo tradotto in immagini catodiche. Il declino socio-culturale del Paese si misura con lo scadimento dei suoi palinsesti. Non vorrei scomodare Pier Paolo Pasolini, ma le sue dichiarazioni oggi riecheggiano tra i corridoi RAI con inquietante attualità. Un medium di massa impone agli spettatori “la leggerezza, la superficialità, l’ignoranza, la vanità”, quali modelli di “una condizione umana obbligatoria”. La «stupidità delittuosa della televisione» esercita un condizionamento nel linguaggio e nelle forme di comunicazione adottate dagli italiani, cancellando le diversità e sostituendole con «valori falsi e alienanti».
Il primo punto che mi passa per la testa è che un canale tradizionalmente di sinistra, Rai 3, proporrà l’immagine di scrittori come galletti che si beccano in un pollaio, farà vincere la civiltà delle icone su quella dei contenuti, corromperà un’idea quasi sacrale che noi abbiamo dei libri e interpreterà la scrittura come un agone dove sfidarsi davanti alle telecamere. Alla perenne ricerca del più bravo. E nel fare questo Rai 3 avvierà una berlusconizzazione – mi si passi il termine - della cultura, dove l’apparire conta più dell’essere, mostrarsi scrittori è più importanti che viverlo sulla propria pelle. Il processo è irreversibile, così come lo svilimento dell’oggetto romanzo tradotto in immagini catodiche. Il declino socio-culturale del Paese si misura con lo scadimento dei suoi palinsesti. Non vorrei scomodare Pier Paolo Pasolini, ma le sue dichiarazioni oggi riecheggiano tra i corridoi RAI con inquietante attualità. Un medium di massa impone agli spettatori “la leggerezza, la superficialità, l’ignoranza, la vanità”, quali modelli di “una condizione umana obbligatoria”. La «stupidità delittuosa della televisione» esercita un condizionamento nel linguaggio e nelle forme di comunicazione adottate dagli italiani, cancellando le diversità e sostituendole con «valori falsi e alienanti».
Il secondo punto di riflessione, collegato al primo, è che prevedo schiere di candidati a mettersi in fila per le eliminatorie di Masterpiece per avere il loro quarto d’ora
di gloria. In Italia ci sono più scrittori che lettori e le case editrici e le agenzie letterarie sono sommerse da manoscritti inediti che cercano la loro consacrazione. Un X Factor ambientato nel
mondo editoriale fa gola. Sopperirebbe al desiderio di celebrità di un esercito di dilettanti della penna e andrebbe incontro al loro sfrenato narcisismo.
La terza considerazione, di natura analitica, è che la lettura di un libro, almeno prima
dell’avvento di Masterpiece, è sempre
stato un atto solitario e silenzioso, con una sua dimensione "religiosa". Che
nulla ha a che vedere con la roboante diretta televisiva. Il lettore a tu per
tu con un libro crea uno spazio astratto in cui fa nascere un rapporto individualistico
tra il suo io e la pagina. Italo Calvino racconta con garbo e poesia la
“solitudine della lettura”, il momento in cui marito e moglie leggono libri
diversi prima di addormentarsi.
Domani, Lettore e Lettrice, se sarete insieme, se vi coricherete nello
stesso letto come una coppia assestata, ognuno accenderà la lampada al suo
capezzale e sprofonderà nel suo libro; due letture parallele accompagneranno
l'approssimarsi del sonno; prima tu poi tu spegnerete la luce; reduci da
universi separati, vi ritroverete fugacemente nel buio dove tutte le lontananze
si cancellano, prima che sogni divergenti vi trascinino ancora tu da una parte
e tu dall'altra
(Se una notte d'inverno un
viaggiatore. Einaudi, p.156)
E la scrittura? Non è da meno della lettura. E' spesso un percorso ascetico di ricerca personale. Una cosa seria, serissima, che nulla ha a che vedere
con un casting, con una gara o dimostrazione da venditori di pentolame. “Scrivere significa andare avanti, vergando le proprie
esistenze di cenere”, ha scritto Giuseppe Genna in Fine impero. Dove non a caso uno scrittore perde di vista la sua
missione e si fa trascinare da una modella alla corte di un agente-guru stile Mora, circondato da giovani pronti a tutto pur di entrare in un reality
show.
Tutto questo per dire che in un paese dove si legge pochissimo la vera
letteratura andrebbe scovata altrove, non nei quiz e nelle competizioni in diretta,
andrebbe foraggiata nelle scuole e stimolata a livello istituzionale, e tutto questo anche per
dire che la cultura in tv si può fare, certo che si può fare, con l’impegno civile di un Lucarelli come
attraverso programmi di approfondimento sul modello della BBC. Lo stesso
Pasolini non escludeva mezzi di massa positivi: «Potrebbero costituire un
grande strumento di progresso culturale. – affermava lo scrittore friulano – Ma
finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso,
di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi
almeno degli italiani».
Insomma, può esistere una buona letteratura e può esistere anche una
buona televisione. Ma non cercatele in Italia, e tantomeno in Masterpiece.
PER CHI VOLESSE PARTECIPARE AL PROGRAMMA TROVA I FORM DI CANDIDATURA IN: http://www.rai3.rai.it/dl/PortaliRai/Ugc/ContentItem-cbb2b835-0097-4d47-b1c6-c357038d9835.html
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