martedì 2 luglio 2013

WEB-SERIES A STELLE E STRISCE. LA NUOVA FRONTIERA DELL'AUDIOVISIVO. SCENARI DA CONOSCERE.

La radio ha impiegato 36 anni per diventare un medium di massa, la televisione 18, il cellulare 10, Internet 5. Per Facebook sono bastati 6 mesi per la sua affermazione mondiale. E’ impossibile oggi azzardare pronostici su che tipo di contenuti saranno caricati domani sui dispositivi mobili e prevedere quale sarà lo scenario industriale dell'audiovisivo anche nel prossimo anno. Quel che è certo è che negli USA molte imprese si fanno la guerra per aggiudicarsi contenuti digitali e le web-series generano lauti profitti in un momento di crisi. 
E l'Italia? Resta a guardare. - STORIA DELLA WEB FICTION PARTE 2



La rivoluzione delle narrazioni transmediali

Con la dimensione 2.0 del web si afferma una modalità produttiva rivoluzionaria. Un numero altissimo di persone entrano a pieno titolo dalle porte principali della fabbrica dell’immaginario. 
Lonelygirl15 è una delle prime web-series a raggiungere milioni di utenti. Pubblicata su YouTube nel giugno 2006, spacciata per una storia di vita reale, ha guadagnato ampia attenzione dei media quando è stato svelato che si trattava di una bufala. Era una fiction! Una sedicenne aggiorna il suo vlog su YouTube con monologhi comici, osservazioni sulla cura della pelle e angoscianti riflessioni sulla passione dei genitori per la stregoneria, insieme alle paure di fare una brutta fine per colpa dei culti diabolici. Un mockumentary che ha aperto la pista a tutto un sottogenere.
Sam ha 7 amici è un altro popolare web-drama del periodo, creato dalla casa di produzione Big Fantastic. Lo show ruota attorno al seguente slogan: "Samantha Breslow ha sette amici. In data 15 dicembre 2006, uno di loro la ucciderà". In questa aura tragica, tra toni che mischiano la soap-opera con il thrilling, ogni episodio conduce la protagonista più vicina alla sua morte. I sette amici che compaiono nei titoli di testa (l’ex, il fidanzato, la migliore amica, il vicino di casa, l’agente cinematografico e altri sodali) si alternano in 80 puntate da 90 secondi l’una mostrando gelosie e segreti. Sam ha fasi alterne di fortuna con la sua carriera di attrice, ma quando si prepara a lasciare Los Angeles viene uccisa, così come recitava fin dall’inizio la premessa delle serie.
Il fenomeno delle web-series inizia a suscitare interesse anche in ambito accademico e viene creata nella prima metà del 2000 una rivista scientifica dedicata al nuovo format. The Episodic offre saggi, recensioni, curiosità, interviste su tutto quanto riguarda la serialità in rete e istituisce la cerimonia degli Eppy Awards che premiano i migliori prodotti del settore distinguendoli in categorie come Navigabilità, Editing, Interattività, Trama e Caratterizzazione dei personaggi.  
Le storie che colonizzano il web sfruttano le tecniche narratologiche già utilizzate per la serialità televisiva e i lungometraggi. E’ il desiderio di farsi notare dall’ambiente, l’ansia di fare qualcosa, la mancanza di sbocchi pratici e la ricerca di tematiche di nicchia che spingono una pattuglia di arditi you-tubers ad un’affabulazione libera da condizionamenti di mercato. Spy stories, science fiction e contenuti ibridi mischiano tematiche di più sottogeneri. 
Un esempio è Sanctuary, autoprodotta dalla sensuale e fascinosa attrice canadese Amanda Tapping. Sono 8 puntate da 20 minuti, che costruiscono un arco narrativo robusto e lineare sulle ricerche da parte di una scienziata di terrificanti creature, gli “anormali”, e sugli esperimenti della "setta", una potente organizzazione planetaria. La serie futuristica è girata in interni sul blue screen e dotata di un modesto 3D, ma risulta assolutamente convincente e rappresenta una acuta metafora della paura che la diversità genera nel prossimo. Trasmessa nel 2007 sul sito di Syfy, ottiene un successo così strepitoso da persuadere l’emittente a crearne una versione televisiva (in onda da noi su Mediaset Premium alla sua quarta stagione).
Tra le decine di drammi low-budget apparsi su internet, brilla per le interpretazioni e il virtuosismo registico The Captive, 6 episodi di 6-4 minuti, prodotta nel 2008 per il Sundance Channel. In uno spazio concentrazionario è portato sulla scena il clima di terrore e minaccia terroristica, acutizzatosi dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Un uomo che forse sa qualcosa di un attentato viene prelevato e messo in una cella. Il detenuto cerca sponda in una donna attraente che gli porta da mangiare, fa amicizia con altri prigionieri e progetta una fuga, ma i carcerieri lo bloccano e lo sottopongono a sevizie di ogni tipo. Non è chiarito dalla sceneggiatura che cosa sappia il prigioniero, se conosce i piani di una guerra globale oppure è un fatale errore di persona. Sensi di colpa, ambiguità ed elusioni ricordano in filigrana il Processo di Kafka e l’effetto finale è un pugno nello stomaco degli spettatori.
A chiudere idealmente una stagione di transizione, arriva la discussa web serie Pioneer One. Quando nel 2010 la piattaforma VODO adocchia due registi al loro esordio cinematografico, offre loro la possibilità di distribuire il successivo progetto. I due scrivono la sceneggiatura di una serie on line in soli tre giorni ed in due terminano i provini, ma mancano i soldi per le riprese. Il budget di 6.000 dollari per la puntata pilota viene messo insieme attraverso donazioni da parte degli utenti, che poi continueranno a far piovere nelle casse dei registi denaro sufficiente per produrre altri cinque episodi da 35 minuti. Pioneer One è una contaminazione discretamente riuscita della fantascienza col mistery, anche se a tratti si colgono effetti comici involontari. Il pilota, disponibile tramite il download gratuito via torrent, è scaricato 420.000 volte durante la prima settimana ed arriva ad oltre un milione nella seconda, entrando subito nella leggenda. Questa la trama: il dipartimento di Sicurezza indaga su una capsula che precipita al suolo e diffonde radiazioni mortali per centinaia di miglia. Il team che dovrebbe fare luce sull’accaduto scopre che si tratta di una vecchia navicella russa, ma al suo interno trova un cosmonauta che ha un cancro devastante. Le immagini mosse, l’impostazione teatrale della messinscena e la lentezza del ritmo non tolgono nulla all’intreccio che gioca sulle sospensioni e sul clima paranoico ormai capitalizzato da parecchie serie.
Sul web non si contano le serie amatoriali di vampiri, licantropi, streghe, supereroi, serial killer, investigatori dell’occulto, persone scomparse o intrappolate in universi claustrofobici. Come nell’editoria digitale c’è una concentrazione di e-book legati ai sottogeneri amati dai trentenni, nella rete girano serialità horror, urban fantasy e thriller soprannaturali che puntano ad un pubblico smaliziato e avido di emozioni forti. La maggioranza dei prodotti sono figliocci spuri di X-Files e di Lost, per il fascino verso il paranormale, l’interesse per le cospirazioni, le atmosfere sfumate e l’uso delle ellissi. Gli slogan di Chris Carter (“Non fidarti di nessuno”, “Nega ogni cosa”, “La verità è la fuori”) costituiscono il DNA di una generazione appassionata di lunga serialità che ora vuole spaventare e turbare la coscienza dei nuovi spettatori e agganciare a tutti i costi la loro attenzione.   
Passando al genere comico, nella costellazione digitale non mancano sorprese positive. La solidissima preparazione del parco attori americano, la dimestichezza con format più brevi e col linguaggio della sitcom ed una straordinaria capacità di leggere tic e manie della gioventù metropolitana forniscono le basi per una produzione irriverente e sintonizzata col target internettiano. 
Dal 2007 è pubblicata sul web The Guild. Finita di girare attraverso donazioni su PayPal, annovera una prima stagione con 10 episodi che variano tra i 3 e gli 8 minuti e nel 2009 giunge alla sua terza stagione. 
Felicia Day, sceneggiatrice e interprete della serie, è malata di un videogioco on-line, per cui ha sviluppato una vera e propria dipendenza, e tra i suoi amici non ha altro che giovani scapestrati e nerd appassionati di videogames e che rischiano di confondere la vita reale con quella giocata.
Meritano una menzione speciale le due web-series di cui Lena Dunham, classe ’86, è sceneggiatrice, attrice e regista. Una giovanissima Dunham, prima di essere notata dall’HBO e di incarnare l’eroina della comedy Girls (da noi in onda su MTV), si mette in mostra in Rete con Tight Shots, che racconta in chiave ironica il suo sogno di diventare regista e le frustranti esperienze sentimentali in una scoppiata e stralunata New York; e Delusional Downtown Divas, due fortunate stagioni di venti episodi, che hanno come eroine ragazze inconcludenti e irrisolte, dotate di ambizioni letterarie e di velleità artistiche. Gli spunti autobiografici forniscono il pretesto per un ritratto generazionale al vetriolo che aggiorna in versione caustica il film Giovani, carini e disoccupati.
Demenzialità, canzoni in stile anni ’70, arrangiamenti rockettari, romance giovanilistico e un pizzico di magia alla Burton nei tre atti del musical Dr. Horrible's Sing-Along Blog che, finanziato con 200.000 dollari, registra nel suo sito 2,2 milioni di utenti la prima settimana. Mente dell’operazione è Joss Whedon, il creatore di Buffy l'ammazzavampiri, a cui l’opera si ispira nelle tematiche. 
Neil Patrick Harris è un genio maldestro, un conformista arci-cattivo che desidera cambiare il mondo e lotta contro la sua arci-nemesi, il super-eroe idealista e sognatore Nathan Fillion. La bella Felicia Day è l’amore platonico del buono, Fillion, mentre viene concupita dal perfido Harris. Non lasciatevi distrarre dal fumettone sopra le righe, perché dietro c’è nascosto un discorso non banale sulla forza dei sentimenti, sul significato della passione e sulla tragicità dei suoi inganni.

La fase industriale, quella delle super-produzioni, negli Stati Uniti è prossima a venire. I kolossal come Electric City, House of CardsH+ sono dietro l'angolo. Ma questa è un'altra storia, di cui parleremo nel prossimo post.


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