mercoledì 26 febbraio 2014

MONDI FANTASTICI SULLA RETE: LE WEB-SERIES DI FANTASCIENZA

La web-fiction va a braccetto con la dimensione fantastica. Ma chi sono i suoi illustri antenati? Perché tanti web-makers italiani vengono attratti dalla fantascienza? Quali serie appartengono al “genere”? E qual è il confine con il più usurato genere thriller
LOST IN YOUTUBE. Viaggio non convenzionale dentro le narrazioni digitali, alla scoperta delle radici linguistiche, delle primogeniture e delle nuove tendenze.    



LA VIA ITALIANA AL GENERE: SCI-FY MISCHIATA AL COMICO
Dal 2009 si registrano, con un ritardo decennale rispetto all’estero, le avventure nostrane sul web. Non è un caso che il primo prodotto originale appartenga al genere thriller soprannaturale, L’altra, e che la serie pioneristica che conquista un pubblico assai ampio sia Lost in Google. La seguitissima serie mescola il grottesco al fantasy, il citazionismo all’action, e rappresenta la via italiana al genere. In un paese dove la commedia è il tono narrativo più praticato e dove nessuno ha la forza di prendersi sul serio, la fantascienza non può che flirtare con pulp e con demenzialità.
La stessa passione per i prodotti di oltreoceano e la stessa capacità di assemblare materiali diversi caratterizza gli autori di Freaks! Cinque ragazzi che scoprono di possedere poteri eccezionali, come super-eroi.
E’ poi la volta del caricaturale e fortunato Aglien,  parodia del capolavoro di Ridley Scott, creata dal piombinese Andrea Camerini e selezionata al LaWebFestival.  
Ottimo esempio di web entertainment che coniuga il fantastico con l’ironia è il canale YouTube dell’indipendente Grage Pictures, dove si possono vedere il fumettistico Scary Tales, il potente Dylan Dog e l’horror A.Z.A.S. All Zombies Are Stupid, con contaminazioni con il gore e il trash.
Spesso l’approccio irriverente alla fantascienza è dettato anche dal profilo low-budget. Le auto-produzioni che si finanziano da sole sanno bene che costruire atmosfere allucinate, esplorare mondi distopici e puntare su caratterizzazioni verosimili comporta un investimento maggiore di soldi ed energie, e nel contempo accettano la comune vulgata che la comicità aumenti il numero di visualizzazioni.
Negli ultimi tempi si assiste a tentativi di leggere il futuro dell’umanità attraverso web-series più coraggiose, anche se non esenti da difetti. Bishonnen, The waiting, Days: The Crossmovie e Soma offrono una visione “seria” e personale del genere.
Altra incursione nella sci-fi è Last Monkey che racconta i viaggi temporali di una sorta di Nikita. Il sicario lavora per conto della Similus, un’organizzazione segreta che si muove indietro nel tempo per riscrivere la storia dell’umanità e uccidere le persone scomode. Non è un clone de L’esercito delle dodici scimmie, ma i debiti verso Terry Gilliam ci sono. Giuseppe Contarino ed ex studenti della scuola NUCT si sono sforzati di creare una messinscena credibile. Impresa non facile con un budget così striminzito.

IL CONFINE TRA FANTASTICO E THRILLER
Spesso le storie delle web-series si pongono su una sottile linea di confine. Ci raccontano qualcosa di ambiguo e non sappiamo se i fatti a cui assistiamo appartengano al mondo reale o fantastico.
Nella letteratura sovrannaturale, ha scritto Lovecraft, viene espressa «una sconfitta di quelle immutabili leggi di Natura che costituiscono la nostra sola difesa contro gli assalti del caos e dei demoni dello spazio insondabile». Superiamo la verità intellegibile.

Facciamo un esempio. Bishonnen rappresenta una incursione oltre i limiti dello spazio e del tempo reale. Feng Du Tales si propone di investigare su un universo che non può essere spiegato con parole ma attraverso incubi, manifestazioni diaboliche e segni esoterici. The waiting ci presenta Argentero come un manager sconvolto da strane apparizioni e dalla scomparsa del colore nel proprio mondo convenzionale. Sono tutti racconti che praticano una “cultura del dubbio”, dove la realtà iniziale, la quotidianità come la conosciamo, a poco a poco si sgretola e si trasforma in materia del sogno, facendo piombare lo spettatore in una vertigine profonda.
Cosa fanno invece i thriller? Storie gotiche e terrificanti ci fanno credere che gli eventi mostrati sono straordinari, ma alla fine forniscono una spiegazione razionale di ciò che abbiamo visto.
Prendiamo Johnny, una web-serie che sprigiona l’inquietudine dell’impossibile. La vita di un uomo comune sconvolta dal brutale assassinio dell’amante. Dimostrata la sua innocenza, l’uomo si sforza di tornare alla normalità. I tanti misteri e l’atmosfera intrigante ci rapiscono e seguitiamo a chiederci cosa nascondono i personaggi della serie. Sì, perché ognuno cela qualcosa, non è quel che dice di essere e ha un lato oscuro. Ma la narrazione, che si tinge di horror, si ferma un attimo prima di quell’abisso governato da leggi ignote.
Il fantastico, come scriveva Todorov, dura il tempo di un’esitazione: ad un certo momento lo spettatore decide che ciò che percepisce fa parte del campo della “realtà”. Le leggi conosciute del mondo rimangono salde, la frattura viene ricomposta in modo rassicurante, senza lacerazioni.
Due strade narrative diverse: puro orrore fantastico da una parte e il reale con i suoi dogmi dall’altra. Un racconto può traviare i sensi del pubblico e fornire spazi di totale immaginazione; o al contrario ancorarsi a una inoppugnabile razionalità. Il metro di valutazione per stabilire l’appartenenza delle web- series al genere è la loro apertura al “meraviglioso”. Ma per scoprirlo occorre arrivare all’ultima puntata!
  
L’EREDITA’ DI LOST E X-FILES

I critici americani sostengono che gran parte della produzione on line derivi da due serie televisive: X Files e Lost. I giovani “nativi” che si cimentano con le web-series hanno una cultura visiva. Si sono formati insomma con la tv. Il loro immaginario si è modellato sulla serialità di maggiore impatto. Le tante narrazioni digitali su vampiri, licantropi, streghe, supereroi, serial killer, investigatori dell’occulto, persone scomparse o intrappolate, denunciano il debito con il mondo di X Files e di Lost.
L’influenza delle avventure di Skully nei web-makers è evidente per il fascino che molti prodotti celebrano verso il paranormale, l’interesse per le creature mostruose e aliene, l’ossessione per le cospirazioni planetarie e la presenza di atmosfere dark. Gli slogan di Chris Carter (“Non fidarti di nessuno”, “Nega ogni cosa”, “La verità è la fuori”) costituiscono il DNA di una generazione video-dipendente. Che al massimo potrà aver sfogliato un libro di Stephen King.
Nella storia mondiale dell’audiovisivo, Lost è considerato come uno spartiacque per il linguaggio, l’efficacia di alcuni stilemi narrativi e le modalità con cui costruisce la tensione. Youtubers e filmaker hanno ereditato da Lost non tanto la formula del disaster movie, quanto la capacità di turbare la coscienza degli spettatori e di catturare la loro attenzione, attraverso l’uso delle ellissi, di ganci potenti, di sospensioni e di un fuori campo che si carica di ombre angoscianti.
In questo senso ha ragione la critica quando afferma che i prodotti diffusi sulla Rete sono quasi tutti figliocci spuri di X-Files e di Lost.


ECCESSI, GOTICO E MAGIA: LA PRIMOGENITURA DEL WEIRD

Se vogliamo risalire agli albori del fantastico, come categoria di mass-market, occorre rifarsi al primo ventennio del Novecento, in un’epoca in cui l’urbanizzazione porta alla crescita dell’alfabetizzazione. Furoreggiano gli spettacoli da fiera, il teatro Grand Guignol e le esibizioni di Houdini. Parallelamente – grazie a nuove tecniche di stampa – si fanno strada con successo strepitoso i primi numeri de “La Domenica del Corriere”, le strisce di fumetti e soprattutto le pubblicazioni del mensile pulp Weird Tales. L’intrattenimento popolare rinforza con una compiaciuta ostentazione il suo sodalizio con magie, trucchi da imbonitore, supplizi terrificanti, storie sensazionali ed esoterismo.

Oggi internet ha la stessa funzione anarchica delle pubblicazioni popolari dell’epoca, incarna la medesima modernità e risponde a un bisogno diffuso di fruizione veloce di racconti fantastici. Medium osmotico delle paure collettive, il digitale assorbe il principio alla base della forza espressiva dei teatri del macabro e delle dispense popolari di inizio secolo. E’ un’area di completa libertà e col supporto di una tecnologia giovane ricrea universi diversi da quelli reali. Talvolta rinuncia a sottotesti e psicologie ben costruite per privilegiare l’immediatezza e il consumo di massa. Su youtube Melies incontra Metenier. E oggi come ieri, suscitare meraviglia e paura rimane l’imperativo di ogni creativo che si rispetti.     

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