mercoledì 18 giugno 2014

Viaggio omerico nel cuore della Magna Grecia: il libro CARERI-PANDORA


Un libro denso di emozioni e dal tono epico, che riscopre un Sud mitologico e ricco di tradizioni.
Careri-Pandora. Un borgo in Magna Grecia (di Giulio Cesare Papandrea, Edizioni Pancallo)
Un dottore calabrese emigrato a Milano torna nella Locride e compie una rigorosa ricerca storica e antropologica, ricca di gustosi aneddoti. Un affascinante noir delle origini, tra richiami all'Odissea e "I Malavoglia". Da leggere tutto d'un fiato!
Titolo: Careri-Pandora Un borgo in Magna Grecia
Autore: Giulio Cesare PAPANDREA
Editore : Franco Pancallo, 2013, pag. 269; Prezzo: € 28,00
Per i lettori interessati all'acquisto: contattare www.pancalloeditore.it
Articolo a cura di:  Elena Caminiti


  IL RITORNO ALLA PROPRIA TERRA
  Il restauro dell’antica casa di famiglia è l’occasione, per il professore Papandrea, dopo tanti anni vissuti al Nord Italia dapprima come studente e poi come medico internista-cardiologo, di ritornare a Careri, il piccolo paese della Locride dove è nato. 
  Il ripercorrere le stradine, i sentieri, le contrade, il riassaporare i piatti semplici e genuini, i dolci tradizionali, il rivedere i vecchi amici, gli fa riaffiorare assieme al miele dei ricordi e dei sogni della sua infanzia e adolescenza, anche la mai sopita malinconia dell’”emigrante” costretto a lasciare la terra natia. 
 Sentimento questo, che lo accomuna, ormai professionista di successo, ai compaesani costretti a più riprese e seguendo diversi itinerari, a emigrare nelle Americhe, in Africa, Australia, Nord Europa ed Italia sperando sempre di ritornare a casa e di contribuire al miglioramento civile e sociale della propria terra.

 La ricerca delle radici della sua famiglia intrecciandosi con quelle di tutta la comunità lo inducono ad approfondirne le vicissitudini con la scrupolosità con cui la sua arte medica indaga nei corpi i perché dei mali che li affliggono e sperimenta i rimedi per combatterli. 
 Racconta, quindi, l’autore, le storie e le cronache degli avvenimenti e della vita quotidiana di Careri, non trascurando di tracciarne gli itinerari ancor oggi percorribili: la Valle delle Grandi Pietre e le leggende che l’accompagnano; i ruderi di Panduri distrutta nel terremoto del 1509 e i racconti del disastro che i vecchi ancora si tramandano; gli etimi delle parole dialettali traslate dal greco, arabo, francese, spagnolo; il pellegrinaggio alla Madonna di Polsi; le feste religiose;  il regolamento della Confraternita; la visita ai paesi e contrade vicine così ricche di storia come Locri, Stilo, Roccella, Siderno, Zomaro.


 UNA STORIA ALLA VERGA, CONDITA DI NOSTALGIA 
  Arroccati sulle colline prospicienti il mare della “Magna Grecia”, i careroti, lasciato il vecchio insediamento di Panduri (Pandora) e trasferitesi in località Careri, affrontano un destino amaro tra ripetuti disastri naturali, ingiustizie sociali, povertà, guerre, invasioni, emigrazioni, in una impari lotta contro le avversità: umanità dolente che non perde la speranza di riscatto, di affermazione ed anche di fama nazionale come avviene con Fra Diego Giurato[1], Natale Diaco[2],Francesco La Cava[3], Francesco Perri[4], Maria Strangio Papandrea[5] e lo stesso Giulio Cesare Papandrea,[6] e così come con tanti altri figli meritevoli ciascuno nel proprio campo e lavoro.
  Ripercorrendo il romanzo di Perri, “Emigranti”[7], dove si narrano le storie dei giovani costretti a emigrare e di una fallita lotta per riprendersi le terre demaniali usurpate, lo scrittore Papandrea, esso  stesso personaggio del libro, promuove l’iniziativa di far affiggere lungo le strade e sulle case tabelle con brani del romanzo per identificare  i luoghi del  loro lontano vissuto.
Ecco allora emergere personaggi singolari come il magaro con tutto il suo apparato di riti scaramantici che ricordano quelli antichi delle sibille e delle sacerdotesse greche; il capoguardia Don Gialormo Caminiti spettatore assieme al giovane sindaco Pasquale La Cava, dell’occupazione delle terre demaniali; Vittoria Ielasi, prima salottiera, affranta per la sua partenza per l’Australia; i mastri sarti e le loro botteghe di apprendistato,  scuole che diventano conosciute e famose non solo in Calabria; Antonio Belcastro, inquieto e nostalgico sarto, che parte per l’America  in cerca del padre emigrato e mai conosciuto e che in 45 anni di vita americana, compie 45 viaggi in Italia: i musici della prima banda musicale che miete successi in tutta la Calabria e fuori, suonando pezzi d’0pera; i maestri  elementari che si impegnano in una grande battaglia contro l’analfabetismo…. l’emorragia che riprende e non si arresta di giovani che continuano ancora ad emigrare, questa volta al Nord Italia. Forze intellettuali che si affermano lontano arricchendo altre regioni, e lasciano sempre più dissanguata la loro terra…

 VALUTAZIONI FINALI 
  Ricca è la raccolta delle fonti storiche, iconografiche, fotografiche, geografiche, documentali e orali dei fatti e personaggi più singolari di Careri.
   L’autore, non nuovo nel cimentarsi in lavori di carattere storico[8] affronta questo impegno non lieve, spinto dalla constatazione che i giovani careroti “non sanno nulla della piccola storia di Careri, mentre… i meno giovani hanno poche idee, il più spesso confuse…” e dal non lasciare che si perda “il ricordo di tutti quei cittadini che si sono resi benemeriti in patria”. Anche il degrado del paese, lo preoccupa, paventando “un definitivo abbandono di interesse da parte dei pochi abitanti residenti, impossibilitati a sopravvivere in una comunità senza idealità e senza un progetto di vita per l’avvenire”.
  L’uso di una terminologia ricca di aggettivi, avverbi, nomi e preposizioni, tradotti talvolta nel dialetto locale, avvicinano il lettore in modo realistico, rendendo vivo il racconto stesso. Il linguaggio piano, scorrevole, fluido, rende facile la lettura. La trama, ricca di dettagli e con riferimenti a luoghi e avvenimenti e persone ben precisi, porta il lettore a immedesimarsi con la storia  completandola con elementi della propria soggettività. Le emozioni e le sensazioni dello scrittore agganciano l’attenzione del lettore e creano tra essi un ponte empatico.
  Insomma, un buon libro e una buona lettura, che ben si presterebbe a una trasposizione cinematografica, considerato poi la bellezza naturale dei posti che ne fanno una location davvero eccezionale. Soprattutto in un momento di così grave disgregazione  economica-sociale, appare importante non dimenticare chi siamo, da dove veniamo e le grandi cose che abbiamo fatto.

  Elena Caminiti





[1] Scultore del ‘600; sue sono le statue lignee di S.Antonio e di S. Francesco nella chiesa di S. Francesco a Ripa in Roma.
[2] Oratore e grande intellettuale Enciclopedico,del XVIIsc.
[3] Medico ed umanista , ricercatore scientifico scopritore di malattie tropicali e dei relativi rimedi, nonché il primo ad individuare nelle pieghe della pelle di S.Bartolomeo il volto di Michelangelo nella Cappella Sistina.
[4] Scrittore, poeta,giornalista, politico (nel 1920 partecipa alla lotta dei contadini di Careri per la rivendicazione dei beni demaniali usurpati dai grandi proprietari terrieri).
[5] La prima levatrice diplomatesi alla Sapienza.
[6] Medico, docente Universitario, membro della R.S.M di Londra, Direttore sanitario e di Istituto Scientifico di Alta Specializzazione, scrittore.
[7] Il libro, uscito nel 1928, anticipa , pur non avendo avuto pari fama, il Fonteamara di Silone ,edito in tedesco  a Zurigo nel 1933 e in italiano a Parigi nel 1934.
[8] Ha scritto “Il viaggio segreto di Ulisse in Atlantico”, 1979;”Il papa del rifiuto” 1985;” I bronzi di Riace tra storia e legenda”1990; “Risorgimento Italiano”2012)

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