
Un libro denso di emozioni e dal tono epico, che riscopre un Sud mitologico e ricco di tradizioni.
Careri-Pandora. Un borgo in Magna Grecia (di Giulio Cesare Papandrea, Edizioni Pancallo)
Un dottore calabrese emigrato a Milano torna nella Locride e compie una rigorosa ricerca storica e antropologica, ricca di gustosi aneddoti. Un affascinante noir delle origini, tra richiami all'Odissea e "I Malavoglia". Da leggere tutto d'un fiato!
Titolo: Careri-Pandora Un borgo in Magna Grecia
Autore: Giulio Cesare PAPANDREA
Editore : Franco Pancallo, 2013, pag. 269; Prezzo: € 28,00
Per i lettori interessati all'acquisto: contattare www.pancalloeditore.it
Articolo a cura di: Elena Caminiti
La ricerca delle radici della sua famiglia
intrecciandosi con quelle di tutta la comunità lo inducono ad approfondirne le vicissitudini
con la scrupolosità con cui la sua arte medica indaga nei corpi i perché dei
mali che li affliggono e sperimenta i rimedi per combatterli.
Racconta, quindi, l’autore, le storie e le cronache degli avvenimenti e della vita quotidiana di Careri, non trascurando di tracciarne gli itinerari ancor oggi percorribili: la Valle delle Grandi Pietre e le leggende che l’accompagnano; i ruderi di Panduri distrutta nel terremoto del 1509 e i racconti del disastro che i vecchi ancora si tramandano; gli etimi delle parole dialettali traslate dal greco, arabo, francese, spagnolo; il pellegrinaggio alla Madonna di Polsi; le feste religiose; il regolamento della Confraternita; la visita ai paesi e contrade vicine così ricche di storia come Locri, Stilo, Roccella, Siderno, Zomaro.
Ripercorrendo il romanzo di Perri, “Emigranti”[7],
dove si narrano le storie dei giovani costretti a emigrare e di una fallita
lotta per riprendersi le terre demaniali usurpate, lo scrittore Papandrea, esso
stesso personaggio del libro, promuove
l’iniziativa di far affiggere lungo le strade e sulle case tabelle con brani
del romanzo per identificare i luoghi
del loro lontano vissuto.
Articolo a cura di: Elena Caminiti
IL RITORNO ALLA PROPRIA TERRA
Il restauro dell’antica casa di famiglia è
l’occasione, per il professore Papandrea, dopo tanti anni vissuti al Nord Italia
dapprima come studente e poi come medico internista-cardiologo, di ritornare a
Careri, il piccolo paese della Locride dove è nato.
Il ripercorrere le
stradine, i sentieri, le contrade, il riassaporare i piatti semplici e genuini,
i dolci tradizionali, il rivedere i vecchi amici, gli fa riaffiorare assieme al
miele dei ricordi e dei sogni della sua infanzia e adolescenza, anche la mai
sopita malinconia dell’”emigrante” costretto a lasciare la terra natia.
Sentimento questo, che lo accomuna, ormai professionista di successo, ai
compaesani costretti a più riprese e seguendo diversi itinerari, a emigrare
nelle Americhe, in Africa, Australia, Nord Europa ed Italia sperando sempre di
ritornare a casa e di contribuire al miglioramento civile e sociale della
propria terra.
Racconta, quindi, l’autore, le storie e le cronache degli avvenimenti e della vita quotidiana di Careri, non trascurando di tracciarne gli itinerari ancor oggi percorribili: la Valle delle Grandi Pietre e le leggende che l’accompagnano; i ruderi di Panduri distrutta nel terremoto del 1509 e i racconti del disastro che i vecchi ancora si tramandano; gli etimi delle parole dialettali traslate dal greco, arabo, francese, spagnolo; il pellegrinaggio alla Madonna di Polsi; le feste religiose; il regolamento della Confraternita; la visita ai paesi e contrade vicine così ricche di storia come Locri, Stilo, Roccella, Siderno, Zomaro.
UNA STORIA
ALLA VERGA, CONDITA DI NOSTALGIA
Arroccati sulle colline prospicienti il mare
della “Magna Grecia”, i careroti, lasciato il vecchio insediamento di Panduri (Pandora)
e trasferitesi in località Careri, affrontano un destino amaro tra ripetuti
disastri naturali, ingiustizie sociali, povertà, guerre, invasioni,
emigrazioni, in una impari lotta contro le avversità: umanità dolente che non perde
la speranza di riscatto, di affermazione ed anche di fama nazionale come
avviene con Fra Diego Giurato[1],
Natale Diaco[2],Francesco
La Cava[3], Francesco
Perri[4], Maria Strangio Papandrea[5]
e lo stesso Giulio Cesare Papandrea,[6]
e così come con tanti altri figli meritevoli ciascuno nel proprio campo e
lavoro.
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Ecco allora emergere personaggi singolari
come il magaro con tutto il suo
apparato di riti scaramantici che ricordano quelli antichi delle sibille e delle
sacerdotesse greche; il capoguardia Don Gialormo Caminiti spettatore assieme al
giovane sindaco Pasquale La Cava, dell’occupazione delle terre demaniali; Vittoria
Ielasi, prima salottiera, affranta
per la sua partenza per l’Australia; i mastri
sarti e le loro botteghe di apprendistato,
scuole che diventano conosciute e famose non solo in Calabria; Antonio
Belcastro, inquieto e nostalgico sarto, che parte per l’America in cerca del padre emigrato e mai conosciuto e
che in 45 anni di vita americana, compie 45 viaggi in Italia: i musici della prima banda musicale che miete successi
in tutta la Calabria e fuori, suonando pezzi d’0pera; i maestri elementari che si
impegnano in una grande battaglia contro l’analfabetismo…. l’emorragia che
riprende e non si arresta di giovani che continuano ancora ad emigrare, questa
volta al Nord Italia. Forze intellettuali che si affermano lontano arricchendo
altre regioni, e lasciano sempre più dissanguata la loro terra…
VALUTAZIONI FINALI
Ricca è la raccolta delle fonti storiche,
iconografiche, fotografiche, geografiche, documentali e orali dei fatti e personaggi più singolari di Careri.

L’autore,
non nuovo nel cimentarsi in lavori di carattere storico[8] affronta
questo impegno non lieve, spinto dalla constatazione che i giovani careroti “non sanno nulla della piccola storia di
Careri, mentre… i meno giovani hanno poche idee, il più spesso confuse…” e
dal non lasciare che si perda “il ricordo
di tutti quei cittadini che si sono resi benemeriti in patria”. Anche il
degrado del paese, lo preoccupa, paventando “un
definitivo abbandono di interesse da parte dei pochi abitanti residenti, impossibilitati a sopravvivere in
una comunità senza idealità e senza un progetto di vita per l’avvenire”.
L’uso di una terminologia ricca di aggettivi,
avverbi, nomi e preposizioni, tradotti talvolta nel dialetto locale, avvicinano
il lettore in modo realistico, rendendo vivo il racconto stesso. Il linguaggio
piano, scorrevole, fluido, rende facile la lettura. La trama, ricca di dettagli
e con riferimenti a luoghi e avvenimenti e persone ben precisi, porta il
lettore a immedesimarsi con la storia completandola con elementi della propria
soggettività. Le emozioni e le sensazioni dello scrittore agganciano
l’attenzione del lettore e creano tra essi un ponte empatico.
Insomma, un buon libro e una buona lettura,
che ben si presterebbe a una trasposizione cinematografica, considerato poi la
bellezza naturale dei posti che ne fanno una location davvero eccezionale.
Soprattutto in un momento di così grave disgregazione economica-sociale, appare importante non
dimenticare chi siamo, da dove veniamo e le grandi cose che abbiamo fatto.
Elena
Caminiti
[1] Scultore del ‘600; sue sono le statue lignee di
S.Antonio e di S. Francesco nella chiesa di S. Francesco a Ripa in Roma.
[2] Oratore e grande intellettuale Enciclopedico,del
XVIIsc.
[3] Medico ed umanista , ricercatore scientifico
scopritore di malattie tropicali e dei relativi rimedi, nonché il primo ad
individuare nelle pieghe della pelle di S.Bartolomeo il volto di Michelangelo
nella Cappella Sistina.
[4] Scrittore, poeta,giornalista, politico (nel 1920
partecipa alla lotta dei contadini di Careri per la rivendicazione dei beni
demaniali usurpati dai grandi proprietari terrieri).
[5] La prima levatrice diplomatesi alla Sapienza.
[6] Medico, docente Universitario, membro della R.S.M di
Londra, Direttore sanitario e di Istituto Scientifico di Alta Specializzazione,
scrittore.
[7] Il libro, uscito nel 1928, anticipa , pur non avendo
avuto pari fama, il Fonteamara di
Silone ,edito in tedesco a Zurigo nel
1933 e in italiano a Parigi nel 1934.
[8] Ha scritto “Il viaggio segreto
di Ulisse in Atlantico”, 1979;”Il papa del rifiuto” 1985;” I bronzi di Riace
tra storia e legenda”1990; “Risorgimento Italiano”2012)
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