Il più grande network
del mondo per i creativi di cinema, televisione e teatro, Stage 32, è arrivato
a contare un quarto di milione di persone provenienti da ogni parte del
globo. Secondo molti degli iscritti si tratta di un luogo imprescindibile per i
virtuosi dell’audiovisivo e dei palcoscenici, secondo altri è una community
utile per chi voglia stabilire connessioni in tutto il mondo. Secondo altri Stage
32 non fa che aumentare il cazzeggio di pseudoartisti.
Per i pochi che non lo
conoscono, Stage 32 è blog, rete di contatti, centro di raccolta notizie, sito
che pubblicizza pitch, contest e seminari, luogo di elezione per chi vuole fare
un film o una web-serie, cercare una troupe, un tecnico dell’audiovisivo, una
location nell’Antartide o anche solo un collega.
Molti anni fa un ironico Nanni Moretti si chiedeva a
proposito delle feste “Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto
in disparte o se non vengo per niente?”. Adesso si può dire la stessa cosa sul
social network più in voga del momento. Che faccio, mi iscrivo oppure no? Mi si
nota di più se sono collegato a Stage 32 oppure se rimango più appartato e solitario su Facebook?
Certo, a giudicare dal numero dei membri italiani di www.stage32.com,
a noi piace di più passare inosservati, perché in Europa siamo tra i meno presenti
nella community dedicata al cinema e al teatro.
Il giudizio su Stage 32 è quanto mai variegato. Ma, da
qualsiasi prospettiva lo si guardi, occorre ammettere che l’ennesima trovata
americana è stata un successo e di colpo ha fatto apparire Facebook
una istituzione vecchia e superata, una specie di carrozza trainata da cavalli
rispetto a un aereo supersonico.
Sì, perché Facebook è un buon social media per ricontattare i
vecchi amici, i compagni delle medie oppure le ex amanti (naturalmente senza
farsi beccare), ma si è rivelato nel corso degli anni poco utile per stringere
alleanze valide tra professionisti del settore.
Fare "rete" è l’imperativo che una era social impone e talvolta sbandiera stucchevolmente.
LinkedIn si rivolge al mondo del lavoro, ma è più generalista
e unisce tanti, troppi settori.
E così è arrivato Stage 32, a unire le specificità dei due
social, Facebook e Linkedln, accogliendo nel suo network qualsiasi creativo in
circolazione.
Creato da Richard Botto e Derrick Ontiveros e lanciato nel
settembre del 2011, Stage 32 fa sembrare il mondo incredibilmente piccolo e
mira a perfezionare il proprio mestiere e renderlo più facile. Intendiamoci,
non si può fare spamming, non si possono tormentare le persone né far circolare
appelli di crowdfunding senza essere bannati. Ma strumenti utili e opportunità
non mancano.
Qualsiasi membro di Stage 32 può far conoscere le sue
esperienze, espandere la propria rete di conoscenze, venire a sapere quali sono
gli individui che hanno progetti in comune. Stage 32 permette non solo di
inviare pensieri, immagini e video, ma anche di pubblicare annunci di lavoro,
promuovere un progetto e connettersi con gli altri per parlare di passioni collettive.
E poi ci sono deliziose chicche come il quoziente di Karma,
cioè il livello di attività di un utente. Un "buon karma" significa
creare tanti contenuti, mettere i link dei propri lavori, aggiungere i membri
alla rete e interagire assiduamente con la comunità.
C’è la sezione Lounge, definita senza mezzi termini il luogo
più cool del web, dove è possibile fare salotto e aggiungere gli argomenti
preferiti di conversazione. Tutti naturalmente relativi a cinema, teatro, tv e
spettacolo. Con molti forum dedicati alle web-series, un settore quotatatissimo
negli USA.
Gli utenti possono cercare altri artisti secondo la loro
posizione geografica, oppure secondo la professione che svolgono. È anche
possibile cercare progetti altrui e controllare nella bacheca per vedere se c'è
una opportunità di lavoro da cogliere al volo.
E così capita di scoprire che un musicista brasiliano ha
composto una colonna sonora da urlo, che sta per partire un set in Sud Africa, uno scenografo croato ha realizzato una finta navicella spaziale oppure che in Spagna si spendono 100 euro per
aprire una Società Europea mentre in Italia costa 2100 euro, e tante altre
amenità.
E allora, quando ci si mette a curiosare sul sito, vengono fugate le perplessità alla Nanni Moretti (“Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo.”) e si apprezza l’assoluta trasparenza, la genialità dell'hub e la facilità di navigabilità.
E
se, alla fine della fiera, qualche altro italiano decidesse di iscrivervi a Stage 32 e desiderasse
connettersi con me, ecco il mio link:
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