Il RomaFictionFest ha mostrato tutto quello che bolle in pentola nella
televisione italiana (cioè ben poco) e annunciato una imminente rivoluzione. Le webseries stanno per incrinare il duopolio Rai/Mediaset! Alla kermesse romana, svuotata e inutile, i vecchi produttori celebrano se stessi come zombie, inconsapevoli del loro lento disfacimento. Da dove vengono le
uniche novità e le innovazioni? Solo dal mondo della rete.
All’Auditorium
è andata in scena la morte della vecchia televisione, quella abbarbicata sugli
ascolti che un tempo conoscevamo. Martedì 2 ottobre da una parte si è cantato
questo struggente “c’era una volta”, nelle sale blasonate (Petrassi e Sinopoli)
del RomaFictionFest e la sonnacchiosa industria televisiva ha festeggiato i
suoi piccoli trionfi come i passeggeri del Titanic, chiudendo gli occhi prima
della catastrofe; dall’altra parte, a trecento metri di distanza, nel cupo e sotterraneo teatro
studio 3, pochi spettatori riuniti come carbonari assistevano con entusiasmo
alla proiezione delle web series e parlavano della rivoluzione digitale che da spazzerà
il sistema televisivo. Da una parte dunque la passerella di Gabriel Garko, il
birignao dello show bitz, i saluti degli amici degli amici, le pillole di
prodotti istituzionali come K2 e Barabba, legati ad una logica ormai obsoleta;
dall’altra l’universo fantasmagorico di internet, produzioni zero budget, volontarismo,
determinazione, niente red carpet ma creatività a non finire.
Veniamo
alle web series presentate martedì. Attenzione. Non sono robetta giovanilistica
e velleitaria. Sono progetti industriali, che dimostrano una grande
consapevolezza tecnica e una rispettabile professionalità. Un mondo dove i
soldi non girano ed esiste solo la passione. Un mondo che suggerisce una
riflessione non banale sulla vita contemporanea e utilizza un linguaggio più
aderente al target commerciale. Un mondo che rappresenta un’alternativa credibile
allo scenario televisivo e cinematografico spesso piatto e incolore.
Partiamo
da Fable Girs (http://www.youtube.com/watch?v=-AeIvgWxLyI),
diretta e prodotta da Riccardo Milanesi e Alessio Ludovico Bottiroli. Il mitico
studio “The lab”, dopo averci deliziato con tante avventure spericolate sulla
rete, questa volta non mette interamente a segno il colpo del ko. A mio parere
c’è uno sfoggio eccessivo di tecnica e una ricerca a oltranza dell’originalità espressiva.
Lo stile del cinemagraph, a metà tra il servizio fotografico e lo storytelling
d’alta moda, resta virtuosistico. I due episodi della serie, gli unici girati,
si fanno apprezzare per l’irriverente rivisitazione delle favole, in
coincidenza del bicentenario dei fratelli Grimm. E si fa notare anche una
provocante e seducente Suicide Girl Meriem Ultima, corpo interamente ricoperto
da tatuaggi e generoso decolleté, nelle vesti di moderna e orientaleggiante
Cappuccetto Rosso. Che rovescia lo stereotipo e alla fine spaventa il Lupo.

La serie per il web Travel Companion (http://travelcompanionswebserie.blogspot.it/), firmata e interpretata dagli strepitosi Ferdinando Carcavallo e Luca
Napoletano, è una striscia di pochi minuti dove due napoletani condividono
un'auto e vanno al lavoro insieme, parlando del più e del meno. C’è
un’inquadratura fissa sulla vettura e le immagini sono in bianco e nero. Lo
stile insomma è quello di The Elevator
o Camera Caffè. Un’estetica
poverissima, tutta al servizio della storia. Che non è così improvvisata come
sembrerebbe. La scrittura è raffinata, con impennate surreali, battute a
orologeria e note grottesche, e la recitazione è schietta, con un forte sapore
di verità, nei primi dieci episodi della serie. Non è un caso che negli Stati
Uniti abbiano apprezzato molto Travel Companion,
giunta ormai alla seconda stagione, e l’abbiano selezionato per l'edizione 2011
del Los Angeles Web Series Festival. Ed è importante che ci sia stato anche uno
sfruttamento commerciale della serie made in Vesuvio con la messa in onda sul
canale satellitare Comedy Central (122 di Sky). Segno che la web fiction inizia
ad uscire dal recinto dell’amatoriale.
Se
per la nostra cara vecchia televisione nazional-popolare la piattaforma di internet
sarà l’apocalisse, Flavio Parenti sarà il suo Anticristo. Competente, deciso, con
le idee chiarissime, attore, regista e produttore di valore, Parenti ha ideato By my side (http://www.youtube.com/watch?v=GRySZdW10_E), la storia di tre
musicisti di provincia che ingannano il tempo chiacchierando tra loro seduti davanti
ad un parcheggio. Un ritratto al vetriolo di giovani senza domani che faticano
a dare un senso alla loro vita. Una riflessione sulla periferia vicina al
collasso. Tre amici aspettano, senza sapere bene cosa attendere, mentre un loro
quarto compagno è sparito misteriosamente. Invidie, gelosie, rabbia mai sopita,
frustrazione, sensi di colpa, voglia di andarsene da un paese dove non succede
mai niente (e, in senso figurato, voglia di andarsene anche dalla nostra Italietta). C’è tutto
questo negli episodi di By my side.

Flavio
Parenti rifugge dal pulp-grottesco ormai ipercodificato nella rete e percorre il
sentiero solitario e meno battuto del dramma d’autore. Poi annuncia fuoco e fiamme con la
sua prossima creatura, attualmente in fase di montaggio, una serie avveniristica
in cui al pubblico verrà data la possibilità di interagire con la storia e i
suoi snodi. E allora ne vedremo delle belle. Ma, come ben sanno i miei
venticinque lettori di post, "nemo propheta in patria"…
Facciamo
un passo indietro e parliamo ora della proposta più ardita del RomaFictionFest.
Lunedì 1 ottobre è stata proiettata in anteprima la puntata zero di Kubrick una storia porno. L’unica casa
di produzione che ha deciso di investire sul web entertainment finora è
Magnolia, forse per la sua vocazione internazionale, forse per una maggiore
tendenza innovativa. O forse perché ha messo pochi spiccioli per mezz’oretta di
girato. Va dato atto comunque a Rosario Rinaldo, il vulcanico responsabile del
settore fiction Magnolia, di essere stato il primo ad aver puntato al nuovo
orizzonte per fini commerciali (auspicando la vendita di intermezzi
pubblicitari, il product placement o l’arrivo del classico sponsor). Cosi il
29enne Ludovico Bessegato ha potuto concepire in modo professionale e con
standard elevati un episodio pilota piccante e anticonformista, che tratta di
sesso, affermazione professionale e rapporti umani con una irriverenza mai vista
prima. Un plauso particolare merita anche la sigla musicale di Immanuel Casto,
che trasmette energia e sprizza ironia da tutti i pori. La storia è un po’ alla
Full Monthy, anarchica e liberatoria.
Tre giovanissimi cineasti sono alla ricerca di un produttore che finanzi i loro
progetti. Per un equivoco si imbattono in un produttore porno che fa loro
un’offerta economica. Rifiutare o no? I film maker alla fine accettano e si ritrovano
così proiettati loro malgrado nel settore internazionale dell’hardcore. Costata
80.000 euro (un budget da kolossal per la rete), scritta da
Carlo Bassetti, Simone Laudiero, Fabrizio Luisi e Pier Mauro Tamburini,
distribuita da Thejackall, il collettivo indipendente napoletano che resta ancora
oggi una inossidabile certezza nel campo virtuale, Kubrick, una storia porno ha i tempi
giusti della commedia non politicamente corretta e promette di diventare, se
riceverà i soldi per andare avanti negli episodi, una nuova divertentissima Boris. Ma con ambientazione
pornografica.
Ai
nastri di partenza c’è stata anche la serie YoutuberS,
di cui giovedì sera in una sala affollatissima dell’Auditorium (primo caso di divismo nell'universo del web) abbiamo avuto un
delizioso assaggio. Linguaggio giovanilistico e un po’ demenziale, coniugato su una
struttura a incastro e servito da una regia frizzante e movimentata, la serie conta sulle apparizioni di Fiorello, Giusti, e molti altri attori noti, e
si fonda sull’interpretazione di giovani talentuosi come Andrea De Rosa (Notte Prima degli esami) Diana Del
Bufalo (Amici 10), Tommaso Arnaldi (I Cesaroni), Carlotta Tesconi (I Liceali 3), Chiara Milani (Tutti Pazzi Per Amore), Silvia
Quondamstefano (I Liceali). Lo slogan
della serie è: “Ogni Youtuber sogna milioni di visualizzazioni, fama e magari
l’inizio di una sfavillante carriera… Ma alcuni di loro sono solamente schiavi
di se stessi… O di qualcun altro?” Oggetto della satira gli
utenti del web che sognano di diventare famosi come calciatori o veline. Il
tono a volte è un po’ troppo carico e compiaciuto e mischia stilemi comedy al thriller e perfino all’horror, unisce American Pie a Giovani, pazzi
e svitati, senza mai prendersi troppo sul serio. Forse, a conti fatti, ci
si aspettava una maggiore originalità sul plot, ma tanto di cappello alla
squadra ben affiatata e alla confezione impeccabile del prodotto. Sarà un prevedibile
successo.
Segnalo
inoltre Stuck di Ivan Silvestrin (di
cui già mi sono occupato in http://www.colpidiscena.blogspot.it/2012/09/la-web-serie-che-ha-conquistato-gli.html),
The Pills, sketch comedy che descrive
la Roma pariolina come un’isola indipendente dentro la città, con le sue regole
e i suoi vizi; Flep 2, che racconta di
un gruppo di stagisti che cerca di sopravvivere alla routine di precariato e passa
le giornate a stampare fotocopie; The
Place, storia intrigante e adrenalinica di alcune persone che si
risvegliano privi di memoria in un luogo misterioso da cui non riescono ad
uscire.
Traendo
una conclusione da questa lunga retrospettiva, mi sento di dire che il mondo
delle web serie in Italia ha ancora molta strada da fare. Deve inventare una nuova
koinè partendo dallo zero assoluto e non è un percorso facile. Talora gli
autori peccano di un eccesso di sicurezza e a volte hanno carenze a livello formale,
ma internet arruola i migliori talenti dell’audiovisivo, vanta potenzialità
enormi e presto stupirà le sue platee come più di cento anni fa fece Il treno in arrivo alla stazione di La
Ciotat. Siamo vicinissimi ad un giro di vite. Alla conferenza del RomaFictionFest
un esperto di fiction ha profetizzato che tra un anno anche i grandi player
come Rai e Mediaset smetteranno di stare a guardare dalla finestra e
decideranno di investire sul web. A me questa previsione sembra un po’ ottimistica.
Ma, se anche fosse tra due o tre anni, il cambiamento è alle porte. Lo conferma
il trend negativo dell’audience. Nei primi sei mesi del 2012 la tv è andata
sotto del 30%. (Vedi anche http://www.colpidiscena.blogspot.it/2012/09/aaa-cercasi-serie-per-spettatori.html)
Insomma, peggio di così non si può e urge un rinnovamento. Il nodo che si
sta per sciogliere non è solo di ordine tecnologico. Aveva ragione Bazin quando
individuava alla base della nascita del cinematografo un bisogno inconscio e
irrefrenabile delle masse di sognare ed evadere. Ecco, oggi la gente è stanca di
vedere Ultimo e Don Matteo e i giovani non sognano più con la serialità
istituzionale. Il pubblico smaliziato ha le tasche piene delle rassicuranti
retoriche e dei rituali collettivi in cui si pongono le narrazioni
tradizionali. Vuole essere nuovamente meravigliato dal visuale e dal sonoro.
Internet ha le carte in regola per dare corpo a questo desiderio profondo ed
essenziale dell’essere umano e, potete scommetterci, lo farà. Molto a breve.
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