La
radio ha impiegato 36 anni per diventare un medium di massa, la televisione 18, il cellulare 10, Internet 5. Per Facebook sono bastati 6 mesi per la
sua affermazione mondiale. E’ impossibile oggi azzardare pronostici su che tipo di contenuti saranno
caricati domani sui dispositivi mobili e prevedere quale sarà lo scenario industriale dell'audiovisivo anche nel prossimo anno. Quel che
è certo è che negli USA molte imprese si fanno la guerra per aggiudicarsi contenuti digitali e le web-series generano lauti profitti in un momento di crisi.
E l'Italia? Resta a guardare. - STORIA DELLA WEB FICTION PARTE 2
La rivoluzione delle narrazioni
transmediali
Con la dimensione 2.0 del web si afferma
una modalità produttiva rivoluzionaria. Un numero altissimo di persone entrano
a pieno titolo dalle porte principali della fabbrica dell’immaginario.
Lonelygirl15 è
una delle prime web-series a raggiungere milioni di utenti. Pubblicata su YouTube nel giugno 2006, spacciata
per una storia di vita reale, ha guadagnato ampia attenzione dei media quando è
stato svelato che si trattava di una bufala. Era una fiction! Una sedicenne aggiorna
il suo vlog su YouTube con monologhi comici, osservazioni sulla cura della pelle e angoscianti
riflessioni sulla passione dei genitori per la stregoneria, insieme alle paure
di fare una brutta fine per colpa dei culti diabolici. Un mockumentary che ha aperto la pista a tutto un sottogenere.
Sam ha 7 amici
è un altro popolare web-drama del periodo, creato dalla casa di produzione Big
Fantastic. Lo show ruota attorno
al seguente slogan: "Samantha Breslow ha sette amici. In data 15 dicembre
2006, uno di loro la ucciderà". In questa aura tragica, tra toni che
mischiano la soap-opera con il thrilling, ogni episodio conduce la protagonista
più vicina alla sua morte. I sette amici che compaiono nei titoli di testa (l’ex, il fidanzato, la
migliore amica, il vicino di casa, l’agente cinematografico e altri sodali) si
alternano in 80 puntate da 90 secondi l’una mostrando gelosie e segreti. Sam ha
fasi alterne di fortuna con la sua carriera di attrice, ma quando si prepara a
lasciare Los Angeles viene uccisa, così come recitava fin dall’inizio la premessa
delle serie.
Il fenomeno delle web-series inizia a
suscitare interesse anche in ambito accademico e viene creata nella prima metà
del 2000 una rivista scientifica dedicata al nuovo format. The Episodic offre saggi, recensioni, curiosità, interviste su
tutto quanto riguarda la serialità in rete e istituisce la cerimonia degli Eppy
Awards che premiano i migliori prodotti del settore distinguendoli in categorie
come Navigabilità, Editing, Interattività, Trama e Caratterizzazione dei
personaggi.
Le storie che colonizzano il web sfruttano
le tecniche narratologiche già utilizzate per la serialità televisiva e i
lungometraggi. E’ il desiderio di farsi notare dall’ambiente, l’ansia di fare
qualcosa, la mancanza di sbocchi pratici e la ricerca di tematiche di nicchia
che spingono una pattuglia di arditi you-tubers ad un’affabulazione libera da
condizionamenti di mercato. Spy stories, science fiction e contenuti ibridi mischiano
tematiche di più sottogeneri.
Un esempio è Sanctuary, autoprodotta dalla sensuale e fascinosa attrice canadese
Amanda Tapping. Sono 8 puntate da 20 minuti, che costruiscono un arco narrativo
robusto e lineare sulle ricerche da parte di una scienziata di terrificanti
creature, gli “anormali”, e sugli esperimenti della "setta", una
potente organizzazione planetaria. La serie futuristica è girata in interni sul
blue screen e dotata di un modesto 3D, ma risulta assolutamente convincente e
rappresenta una acuta metafora della paura che la diversità genera nel
prossimo. Trasmessa nel 2007 sul sito di Syfy, ottiene un successo così
strepitoso da persuadere l’emittente a crearne una versione televisiva (in onda
da noi su Mediaset Premium alla sua quarta stagione).
Tra le decine di drammi low-budget
apparsi su internet, brilla per le interpretazioni e il virtuosismo registico The Captive, 6 episodi di 6-4 minuti,
prodotta nel 2008 per il Sundance Channel. In uno spazio concentrazionario è
portato sulla scena il clima di terrore e minaccia terroristica, acutizzatosi
dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Un uomo che forse sa qualcosa di un
attentato viene prelevato e messo in una cella. Il detenuto cerca sponda in una
donna attraente che gli porta da mangiare, fa amicizia con altri prigionieri e
progetta una fuga, ma i carcerieri lo bloccano e lo sottopongono a sevizie di
ogni tipo. Non è chiarito dalla sceneggiatura che cosa sappia il prigioniero,
se conosce i piani di una guerra globale oppure è un fatale errore di persona.
Sensi di colpa, ambiguità ed elusioni ricordano in filigrana il Processo di Kafka e l’effetto finale è
un pugno nello stomaco degli spettatori.
A chiudere idealmente una stagione di
transizione, arriva la discussa web serie Pioneer
One. Quando nel 2010 la piattaforma VODO adocchia due registi al loro
esordio cinematografico, offre loro la possibilità di distribuire il successivo
progetto. I due scrivono la sceneggiatura di una serie on line in soli tre
giorni ed in due terminano i provini, ma mancano i soldi per le riprese. Il
budget di 6.000 dollari per la puntata pilota viene messo insieme attraverso
donazioni da parte degli utenti, che poi continueranno a far piovere nelle
casse dei registi denaro sufficiente per produrre altri cinque episodi da 35
minuti. Pioneer One è una
contaminazione discretamente riuscita della fantascienza col mistery, anche se
a tratti si colgono effetti comici involontari. Il pilota, disponibile tramite
il download gratuito via torrent, è scaricato 420.000 volte durante la prima
settimana ed arriva ad oltre un milione nella seconda, entrando subito nella leggenda. Questa la trama: il dipartimento
di Sicurezza indaga su una capsula che precipita al suolo e diffonde radiazioni
mortali per centinaia di miglia. Il team che dovrebbe fare luce sull’accaduto
scopre che si tratta di una vecchia navicella russa, ma al suo interno trova un
cosmonauta che ha un cancro devastante. Le immagini mosse, l’impostazione
teatrale della messinscena e la lentezza del ritmo non tolgono nulla
all’intreccio che gioca sulle sospensioni e sul clima paranoico ormai
capitalizzato da parecchie serie.
Sul web non si contano
le serie amatoriali di vampiri, licantropi, streghe, supereroi, serial killer,
investigatori dell’occulto, persone scomparse o intrappolate in universi
claustrofobici. Come nell’editoria digitale c’è una concentrazione di e-book
legati ai sottogeneri amati dai trentenni, nella rete girano serialità horror,
urban fantasy e thriller soprannaturali che puntano ad un pubblico smaliziato e
avido di emozioni forti. La maggioranza dei prodotti sono figliocci spuri di X-Files e di Lost, per il fascino verso il paranormale, l’interesse per le
cospirazioni, le atmosfere sfumate e l’uso delle ellissi. Gli slogan di Chris
Carter (“Non fidarti di nessuno”, “Nega ogni cosa”, “La verità è la fuori”)
costituiscono il DNA di una generazione appassionata di lunga serialità che ora
vuole spaventare e turbare la coscienza dei nuovi spettatori e agganciare a
tutti i costi la loro attenzione.
Passando al genere comico,
nella costellazione digitale non mancano sorprese positive. La solidissima
preparazione del parco attori americano, la dimestichezza con format più brevi
e col linguaggio della sitcom ed una straordinaria capacità di leggere tic e
manie della gioventù metropolitana forniscono le basi per una produzione
irriverente e sintonizzata col target internettiano.
Dal 2007 è pubblicata sul
web The Guild. Finita di girare
attraverso donazioni su PayPal, annovera una prima stagione con 10 episodi che
variano tra i 3 e gli 8 minuti e nel 2009 giunge alla sua terza stagione.
Felicia Day, sceneggiatrice e interprete della serie, è malata di un videogioco
on-line, per cui ha sviluppato una vera e propria dipendenza, e tra i suoi
amici non ha altro che giovani scapestrati e nerd appassionati di videogames e
che rischiano di confondere la vita reale con quella giocata.
Meritano una menzione speciale le due
web-series di cui Lena Dunham, classe ’86, è sceneggiatrice, attrice e regista.
Una giovanissima Dunham, prima di essere notata dall’HBO e di incarnare
l’eroina della comedy Girls (da noi
in onda su MTV), si mette in mostra in Rete con Tight Shots, che racconta in chiave ironica il suo sogno di
diventare regista e le frustranti esperienze sentimentali in una scoppiata e
stralunata New York; e Delusional
Downtown Divas, due fortunate stagioni di venti episodi, che hanno come
eroine ragazze inconcludenti e irrisolte, dotate di ambizioni letterarie e di
velleità artistiche. Gli spunti autobiografici forniscono il pretesto per un
ritratto generazionale al vetriolo che aggiorna in versione caustica il film Giovani, carini e disoccupati.
Demenzialità, canzoni in stile anni
’70, arrangiamenti rockettari, romance giovanilistico e un pizzico di magia
alla Burton nei tre atti del musical Dr.
Horrible's Sing-Along Blog che, finanziato con 200.000 dollari, registra
nel suo sito 2,2 milioni di utenti la prima settimana. Mente dell’operazione è
Joss Whedon, il creatore di Buffy l'ammazzavampiri,
a cui l’opera si ispira nelle tematiche.
Neil Patrick Harris è un genio
maldestro, un conformista arci-cattivo che desidera cambiare il mondo e lotta
contro la sua arci-nemesi, il super-eroe idealista e sognatore Nathan Fillion.
La bella Felicia Day è l’amore platonico del buono, Fillion, mentre viene
concupita dal perfido Harris. Non lasciatevi distrarre dal fumettone sopra le
righe, perché dietro c’è nascosto un discorso non banale sulla forza dei
sentimenti, sul significato della passione e sulla tragicità dei suoi inganni.
La fase industriale, quella delle super-produzioni, negli Stati Uniti è prossima a venire. I kolossal come Electric City, House of Cards o H+ sono dietro l'angolo. Ma questa è un'altra storia, di cui parleremo nel prossimo post.
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