giovedì 13 settembre 2012

AAA Cercasi serie per spettatori giovani e attivi

Una ricetta per rinnovare la fiction e mandare in pensione serial per vecchi rimbambiti. Come far convivere il “quinto potere” col “sesto”. Internet e televisione sono un binomio vincente che conquista il target giovane. Il futuro ha il nome di crossmedialità. Rai e Mediaset perderanno il treno?
 
 
I dati sono impressionanti. Le reti generaliste perdono audience, appare inarrestabile la flessione degli ascolti di Rai e Mediaset e i giovani sono sempre più in fuga da quella che il critico di un noto quotidiano ha definito “la televisione più brutta del mondo”. Intanto Google tv sbarca in Inghilterra dove sarà supportata da decoder Sony e negli Stati Uniti a dicembre si preannuncia una rivoluzione targata Apple tv take 2, uno strabiliante media center che consentirà di noleggiare film, comprare canzoni e navigare sulle reti internet. Insomma, tra un paio di anni anche nella nostra arretrata penisola niente sarà più come prima, ma sembra che nessuno se ne sia accorto...
Le novità in palinsesto quest’anno si chiamano Rex, Un medico in famiglia, Che Dio ci aiuti, Ultimo 4, Ris Roma 3, I Cesaroni 5 e via dicendo. Il tasso innovativo è quasi pari allo zero e non è un caso che la raccolta pubblicitaria registri un vertiginoso calo. Allora come correre al riparo? Come reagire al cambio di rotta epocale?  
Il vicedirettore di Mediaset Alessandro Salem presentando i palinsesti autunnali qualcosa ha detto. La parola d’ordine sarà arricchire le strutture di comunicazione di nuove piattaforme tecnologiche. Secondo Salem occorre progettare contenuti che possano intrattenere un pubblico sempre più attratto dalle alternative (leggi internet e Sky).
Ma al di là delle belle parole, restano i fatti. La platea televisiva si fa ogni giorno più anziana e lo spettatore cresce d’età. I network si guardano bene dallo stanare quel target giovane che cambia canale o spegne la tv. Evitano di rischiare e si limitano a difendere le loro ristrette quote di audience. La maggior parte delle case di produzione non aggiornano da mesi i loro siti e non spendono un euro sul mondo del web. I produttori in genere non studiano il mercato estero, non parlano una parola d'inglese, non hanno alcuna dimestichezza con la tecnologia. C’è un disinteresse completo verso internet, considerato un posto per nullafacenti da quelle dirigenze ormai incanutite e imbolsite che progettano ciò che vediamo in televisione.
Dovremmo far loro presente che Internet è uno strumento domestico, presente nelle case di tutte le famiglie italiane, e viene impiegato per relazionarsi, svagarsi e comunicare, da migliaia di utenti. Secondo una recente indagine, il web è usato maggiormente dalla categoria degli “eclettici”, cioè i lettori forti, i consumatori di DVD e di cinema, mentre i telespettatori accaniti navigano poco e hanno una bassa propensione alla cultura. Ovvero in Italia c’è una scollatura, come in nessun paese al mondo, tra chi si serve della rete e chi della televisione.
La sfida oggi è portare i cybernauti e gli utenti sofisticati e autocoscienti a offerte televisive allettanti e originali, rinnovare la fiction rendendola adatta per le nuove generazioni e sfruttare le risorse telematiche in tutto il loro potenziale... Nell’epoca del web è cambiata l’esperienza della fruizione e bisogna rendersene conto, senza mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi.
Il mondo di internet rappresenta un incredibile volano per le serie tv. Anzitutto può essere un ottimo mezzo di pubblicità. Poi può generare web series come spin off e diffondere materiale audio e video collaterale che circoli anche off line. Può contribuire a distribuire gadget e companion books relativi al prodotto, diventare uno strumento di feedback col pubblico, costituire dibattiti attraverso i social network, mantenere un filo diretto con gli spettatori. Infine può mettere in comunicazione gli appassionati di serial che possono scambiarsi opinioni, pettegolezzi, critiche e indiscrezioni just in time.
Come dice Mario Morcellini, esperto di media, “va perseguita una strada completamente diversa, tale per cui l’audience viene attratta dal mezzo tv per poi venirne espulsa, approda su altri media e viene fatta rientrare nuovamente in tv”.
Nell’arguto e documentatissimo Social TV: guida alla nuova TV nell’era di Facebook e Twitter Giampaolo Colletti e Andrea Materia celebrano il funerale della vecchia televisione istituzionale e monolitica, così come l’abbiamo conosciuta noi, e tracciano uno scenario elettrizzante e frenetico in cui pc, tablet e smartphone la fanno da padroni e i telespettatori diventano un pubblico dialogante e partecipativo, anche grazie a post, tweet e quant’altro.
Non è affatto pionierismo. Il treno sta passando e il vero pericolo è che Rai e Mediaset lo perdano. Se oggi si resta indietro, sarà difficile domani recuperare il terreno e fronteggiare l’impatto con le tecnologie dei media center e l’emorragia di spettatori. E’ già tardi, ma bisogna muoversi. Chi romperà l’inerzia dei canali generalisti e dei produttori televisivi?
Basterebbe pochi mirati investimenti per una ventata di novità. Concepire della sana sperimentazione per alcuni settori della fiction, magari con budget ridotti e con messe in onda periodiche sia su portali targati Rai e Mediaset che su canali come Rai2 (o Rai3, o Rai4) e su Italia1 (o Iris), e dare vita a serie che possano incardinarsi su un sistema crossmediale in cui tutto si intrecci e i contenuti finalmente si distribuiscano anche sul web. Si tratta di ripensare il rapporto con un pubblico esigente e maturo, di coniare un linguaggio diretto e immediato e di creare una comunicazione basata sull’interattività.  
Internet non è un nemico da abbattere, ma il miglior amico della televisione digitalizzata. Non è un problema, ma la soluzione!

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