![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvrVwPu7YTesEBC88E1zeSM_ySCssgl-1YEt_BT3b_kJ0ZMhzeJyxLl_oQ4_nZ8yn5OaAyiiMIRFDA-G24OV0zQ1crsTMtMBDIenRF7Mg_f28sF5hutjiqlsxNFObOvN6uDVznGHAykqM/s200/ring2.jpg)
Viene fuori un mirabile consuntivo che
è anche una storia del cinema orrorifico, un viaggio dentro i suoi cliché e le
nostre paure più riposte. Un percorso dell’immaginario incuboso, tra sinistri scricchiolii e litri di sangue.
Tutti i film da non perdere. Tutti i dvd
da noleggiare, per trascorrere una serata “da paura”.
Non sono mancate
nel corso dei decenni le graduatorie sui migliori horror della storia del
cinema, ma quando è il magazine Bloody
Suspense a stamparla, c’è da essere sicuri che sarà il meglio che possa
offrire il genere. L’autorevolezza della fonte non lascia scampo: nell’elenco
che segue ci sono i veri capolavori del terrore. Horror nudi e crudi, oppure
mescolati a generi attigui. Mancano Freaks,
Nosferatu il vampiro, Non aprite quella porta, Saw e altri cult. Assenze che, potete
immaginare, faranno discutere i cinefili. Ma ogni classifica che si rispetti
deve fare delle scelte e, anche se se ci sono esclusioni eccellenti, siamo in
presenza dei maestri indiscussi del brivido, che hanno spaventato e appassionato
milioni di spettatori. Una piccola curiosità: gran parte delle pellicole sono
tratte da opere letterarie.
1. Shining
(USA/Gran
Bretagna, 1980, Horror, durata 119') di Stanley Kubrick con Jack Nicholson,
Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers
Lo scrittore Jack Torrence accetta il posto di
custode in un albergo isolato sulle Montagne Rocciose. Si trasferisce
all'Overlook Hotel con la moglie e il figlio ma, sotto l'influenza malefica del
luogo, sprofonda nella follia e arriva a minacciare di morte i suoi cari.
Ispirato a un
romanzo di Stephen King, Kubrick insieme alla scrittrice Diane Johnson adatta
il libro per renderlo da una parte più fiabesco e dall’altra per costruire una
rilettura più complessa dove trovano posto i miti di Saturno, Teseo, del Minotauro
e dell'Edipo. Negli ambienti, rappresentati spesso con vedute panoramiche e
immagini spersonalizzanti, la presenza umana diventa insignificante a confronto
con la maestosità del paesaggio o con l'imponenza dell'albergo. Invece il
labirinto di siepi dell'hotel richiama l'idea del labirinto mentale nel quale si
perde il protagonista. La fredda luce artificiale rimanda allo spettatore una
continua sensazione di disagio e claustrofobia.
Stilisticamente
perfetto, un capolavoro che afferma che le radici del male sono nell'uomo,
animale sociale, ma prospetta la possibilità di una riconciliazione, attraverso
le doti paranormali del bambino e l’esaltazione del suo "shining"
(luccicanza).
2. La notte
dei morti viventi
(USA, 1968,
Horror, durata 93') di George A. Romero con Duane Jones, Judith O'Dea, Russell
Streiner, Karl Hardman
Una strada di campagna, un cimitero: Johnny e
Barbra, fratello e sorella, arrivano per commemorare il non troppo amato padre. Li accoglie un
silenzio spettrale, rotto da un’avvisaglia di un temporale. Johnny ha fretta di
ripartire, ma un uomo si avvicina e li
assale. E’ l’inizio di un incubo. I
morti tornano in vita e attaccano Barbra, che si trincera
in un casolare. L’assedio degli zombie sarà devastante...
Fortemente
debitore del romanzo Io sono leggenda
di Matheson, girato con pochissimi soldi e sciroppo Bosco al posto del sangue,
è il film che rivoluziona il cinema orrorifico e con l’immagine degli zombie rilancia
negli anni Settanta lo shocker su una linea narrativa nuova, visionaria e
forsennata. Romero mostra esplicitamente quelli che sino ad allora erano stati
tabù sociali mai violati, come la figlia che uccide la madre e il fratello che
desidera mangiare la sorella. Per molti critici il film è una metafora della
guerra del Vietnam e della libera circolazione delle armi, mentre per altri il
cannibalismo rifletterebbe la possessività dei rapporti umani e l’ingordigia
del capitalismo statunitense.
3. Rosemary's
Baby
(USA, 1968, durata
136') di Roman Polanski con John Cassavetes, Mia Farrow, Ruth Gordon, Elisha
Cook
Guy e
Rosemary sono felicemente sposati e affittano un appartamento in una palazzina
storica di New York. Lei è una donna semplice e molto premurosa nei riguardi
del marito, lui un attore di scarso successo che fatica a trovare una buona
parte. I vicini di casa sono anziani gentili e accoglienti. Rosemary però
inizia a sospettare che dietro il volto rispettabile dei vicini ci sia una setta
satanica e che il marito abbia fatto un patto con il diavolo pur di rilanciare
la sua carriera. Paranoia o realtà?
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKCeU67tnkoH8mVQwPhS6o0b4k5TsEq0MCsudLCkKd3Os6Of8a2zsp6vi-4r2exDVcYUfVyzlcPqwNFHtmYDDC_ycXydHOGyyW_PtmjGiPsZKi_wpiUgNkM7q40dbGQXlekmSa12KdZfk/s320/Rosemarys-Baby-16.jpg)
4. Il bacio
della pantera
(USA, 1942, durata 73 min) di
Jacques Tourneur con Simone Simon, Kent Smith, Tom Conway, Jack Holt
Una disegnatrice di moda serba, Irena
Dubrovna, ritrae una pantera nella gabbia di uno zoo e suscita l'interesse di
un architetto navale americano, Oliver Reed. Irena è attratta da Oliver ma è
convinta che si trasformerà in una pantera se travolta dalla passione, dalla
rabbia o dalla gelosia. Pensa infatti di essere una discendente della tribù
demoniaca che invase il suo villaggio e convertì gli abitanti all’adorazione di
Satana. Irena ha paura di trasformarsi in una belva. Ma è solo la sua paranoia?
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDE6mSSrubIwk0G5R9vdNKottWpgyjKwHRZEsM0kW0GM94BNp7nJ_VOK-UsRzEF0nYG3bI1ye-lM-KIc-0rzusA0P-udLN0A67eFCiuUIMV59v8zgjGs4k-Dz1b3j08ea6iaKhEl32Y3k/s1600/bacio+p%C3%A8antera.jpg)
Superbamente
recitato (con la Simon che suscita pietà e paura al tempo stesso), citato dallo
scrittore Manuel Puig come opera imprescindibile, fonte di ispirazione per
tutti gli horror e i thriller dei decenni successivi, suggerisce una dimensione
fantastica senza mai esplicitarla e gioca continuamente sull’ambiguità della
rappresentazione. Tourneur afferma il potere suggestivo del sonoro e
dell’immaginazione. Il lato orrorifico è presente sotto forma di ombre
sfuggenti e ambigue e di effetti sonori improvvisi e misteriosi. Per la prima
volta si vede all’opera la cosidetta "tecnica dell’autobus": in una sequenza Irena cammina dietro una ragazza e lo spettatore
si aspetta che si trasformi in una belva. La tensione sale, la cinepresa inquadra
il volto confuso della presunta vittima e, come colpo di scena, il silenzio è
infranto da un suono simile al sibilare dell’animale, invece è l'autobus che
accosta per far salire la ragazza. Dopo che l'emozione si sgonfia, il pubblico resta incerto se sia accaduto qualcosa di mortale.
5. Ring
(Giappone, 1998, durata 96 min) di Hideo Nakata
con Nanako Matsushima, Hiroyuki Sanada e Rikiya Otaka
Reiko è una giornalista che indaga sulla morte
inspiegabile della nipote e di alcune delle sue amiche che si dice
abbiano visto una videocassetta una settimana prima della loro morte.
Le ricerche la conducono in una località di vacanza dove trova la
videocassetta, che contiene una serie di immagini surreali, e vedendola anche
lei diventa vittima della maledizione, finché
si rende conto che ad apparire nel filmato è una sensitiva deceduta molto tempo
prima.
Tratto dal
best-seller di Kôji Suzuki e sceneggiato da Hiroshi Takahashi, il film si
discosta dal modello letterario e punta sugli elementi di inquietudine e di
mistero più sottesi. Che in un’era ipertecnologica una maledizione si
possa trasmettere attraverso una videocassetta, è un’idea geniale e afferma con
tratti ossessivi il rischio presente dietro ogni percezione visiva e auditiva
dei nostri tempi. Il fantasma generato dalla videocassetta si muove a scatti,
come i fotogrammi di una pellicola, e può apparire ovunque e in qualunque momento.
Seppure mai
distribuito in Italia, Ring ha varcato i confini dell’oriente e
rifondato l’horror mondiale allontanandolo dalle truculenze splatter degli anni
Ottanta per affermare un concetto più astratto e impalpabile di paura. Una
nuova dimensione dell’incubo, espresso nella sua pura essenza, entra a far parte del nostro immaginario.
6. Lasciami
entrare
(Svezia, 2008, durata 114 min) di Tomas Alfredson, con Kåre Hedebrant, Oskar
Lina Leandersson e Per Ragnar.
A Stoccolma, Oskar, un
ragazzino di 12 anni maltrattato e picchiato dai compagni di scuola, conosce
Eli, una strana ragazzina dai lineamenti gitani che si è trasferita da poco nel
suo quartiere. Mentre iniziano a verificarsi efferati e misteriosi omicidi, che
gettano nel terrore l'intera comunità, Oskar si innamora della sua coetanea ma
scopre che è una vampira.
Teen-horror basato sul romanzo semi-autobiografico di John Ajvide
Lindqvist, è la rivelazione degli ultimi anni e la migliore pellicola sui
vampiri moderni. Lontano dalla carineria modaiola di Twilight, esprime raffinata e romantica poesia nella tenera love
story tra due adolescenti diversi e costretti alla solitudine in una cornice invernale
glaciale e oscura. Alfredson enuncia senza falso buonismo quali sono i bisogni
fondamentali di una succhia sangue, condannata per sempre alle tenebre. “Uccido
perché devo vivere”, dice con candore Eli. E i due protagonisti, seppure abbandonati
a se se stessi, in una visione meno pessimistica del loro futuro troveranno un
modo di comunicare al di là della parola.
7. Tesis
(Spagna, 1996, durata 125 min) di
Alejandro Amenábar con Ana Torrent, Fele
Martínez e Eduardo Noriega
Angela e' una studentessa universitaria di scienze delle comunicazioni e
sta preparando una tesi sulla violenza nell'utilizzo degli audiovisivi. Per
aiutarla il professore cerca nella videoteca universitaria qualche immagine
molto violenta e scopre per caso una nascondiglio pieno di videocassette di
snuff movie. Ma è ignaro delle conseguenze...
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_2hSkLlIYZ7CmU9vD1rcQwbmWTbkyItp_TZcMeE0py4_bjQNPJyYArtGt6U5TIfjqtT3ryLa-uPdUcIzCW4cubU-srRQFdWRjYcUwr4Na06ZH2-AT9mXiIcKaCaUc1c7pbMVQWVaOndY/s320/600full-tesis-poster.jpg)
8. Santa
sangre - Sangue santo
(Italia, 1989,
durata 110 min) di Alejandro Jodorowsky, con Guy Stockwell, Alejandro
Jodorowsky, Blanca Guerra, Sabrina Dennison
Fenix è un bambino sensibile. I suoi genitori lavorano in un circo, ma
quando la madre sorprende il padre a letto con un’altra lo evira con l’acido
solforico e lui le amputa le braccia. Traumatizzato, Fenix cresce in un
ospedale psichiatrico e dopo vent’anni evade e raggiunge la madre. La donna nel
frattempo, seppure monca, ha creato una sua setta e spinge Fenix a uccidere
giovani donne in nome del suo fanatismo mistico.
Jodorowsky dirige il suo film più
coerente dal punto di vista narrativo e segue con fedeltà lo spartito di
Roberto Leoni, che sceneggia una storia ricavata da un fatto di cronaca. Una
prima parte tenera e struggente, quasi fellininiana, che racconta l’infanzia
del protagonista tra clown e numeri da circo, e una seconda perversa e feroce che
vira sullo splatter con ettolitri di sangue e una fotografia tetra. In mezzo lo
shock di una morte efferata mai vista sullo schermo. Omaggio a Freaks e al
grande Hitchcock, favola nera dalla violenza espressiva inusitata e dall’assunto
teologico originale, non manca di spunti di umorismo grottesco e di intensità melodrammatica.
9. Frailty –
Nessuno è al sicuro
(USA, 2002, durata
100 min) di Bill Paxton. Con
Bill Paxton, Matthew McConaughey, Power Boothe, Luke AskewThriller
Il caso di un serial killer chiamato
"la mano di Dio" sembra destinato a rimanere insoluto, ma l’agente
dell’Fbi Wesley Doyle riceve la visita di un uomo, Fenton, che confessa di
essere il fratello del killer, morto suicida. Fenton racconta del padre, convinto
di essere stato incaricato da Dio di uccidere i "demoni" che si annidano
in alcuni uomini, e di lui non abbia voluto
seguirlo nella sua follia religiosa.
Esordio registico
di Bill Paxton, apprezzato anche dal "maestro" Stephen
King, parte da una magistrale sceneggiatura a flashback di Brent Hanley per
fare un ritratto dissacrante della profonda America rurale immersa nei suoi
fanatismi e nelle sue ossessioni. La storia è ricca di riferimenti biblici ed è
stata letta come una critica a ogni integralismo, religioso. Paxton rinuncia al
trash e agli effetti spettacolari e punta tutto sulla tensione psicologica, con
movimenti inquietanti e angosciosi del racconto e conflitti di livello insostenibile.
Al centro della narrazione gotica quella psicosi che nasce nella quotidianità e
risulta forse più spaventosa di qualsiasi altro evento soprannaturale.
10. Profondo Rosso
(ITA, 1975, durata 95) di Dario Argento. Con
David Hemmings, Clara Calamai, Macha Méril, Eros Pagni, Giuliana Calandra.
Marc,
giovane pianista, assiste all'assassinio di una medium ma non riesce a vedere il
volto dell'omicida. Inizia ad indagare sul delitto, aiutato da una bella
giornalista, ma una ad una le persone con cui viene in contatto sono assassinate
in modo brutale. La verità è racchiusa in qualcosa che a Marc è sfuggito.
I meriti del film non vanno cercati nella
sceneggiatura, ma in una regia barocca e frenetica, nella macchina narrativa costruita
per fare spavento, in uno stile sontuoso e visionario che poi farà scuola e
avrà parecchi epigoni. L’apice creativo di Argento segna il superamento della
fase thriller e rappresenta un duro attacco ai nervi dello spettatore. In ogni
sequenza la tensione non si stempera. Non c’è mai una tregua, perché un piccolo
dettaglio finisce per gelarci il sangue. Il tema musicale eseguito
dai Goblin, la barocca cornice scenografica, l’attenzione iperbolica per gli oggetti rafforzano la delirante dimensione gotica del film. Il
finale è da urlo.
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