mercoledì 5 dicembre 2012

IL MIGLIOR DETECTIVE LETTERARIO DI TUTTI I TEMPI

Qual è il più grande investigatore della letteratura poliziesca? Holmes? Nero Wolf? Van Dyne? Macchè.
Secondo una celebre rivista anglosassone, il primo in classifica è un personaggio che è tutto il contrario della freddezza e dell’attitudine alla logica del poliziesco classico.
Un detective anarchico, edonista, sfaccendato, nichilista, gastronomo, nemico dei libri. In poche parole, un uomo che ha perso la fiducia nel genere umano e che vaga stancamente nella sua Barcellona.
 
Tu continua il tuo viaggio e non tornare finché non crollerai per stanchezza o vecchiaia. Tornerai per constatare che qui tutti sono diventati meschini o pazzi o vecchi. Sono le uniche tre possibilità di sopravvivenza in un paese che non ha fatto in tempo la rivoluzione industriale.
(da L'uomo della mia vita).
 
 
L’autore: Manuel Vázquez Montalbán
Militante catalano del Partito Comunista, Manuel Vázquez Montalbán sconta tre anni di carcere durante il regime franchista. Redige il Manifesto subnormale e altri testi sperimentali. Scrive il primo romanzo della serie di Pepe Carvalho tra il ‘67 e il ‘71, Tatuaggio, passando miracolosamente attraverso le maglie della censura franchista (che per fortuna non aveva saputo leggere la sua ironia).
La solitudine del manager (1974) ripropone lo stesso personaggio, Pepe, detective pigro e ozioso, che indaga nel mondo della finanza.
Dopo la fine della dittatura in Spagna, lo scrittore continua il ciclo dedicato a Carvalho, incoraggiato anche dal successo editoriale. Da I mari del sud (1979) a Quintetto di Buenos Aires (1997) sono ben quindici i libri che hanno come protagonista il detective privato Carvalho.
Montalban muore a 64 anni, stroncato da un infarto, all’aeroporto di Bangkok.
 
 
Un detective di eccezione, Pepe Carvalho.
Flaubert ha detto «Madame Bovary, c´est moi». Vázquez Montalbán avrebbe potuto dire altrettanto su Pepe Carvalho.
Il detective, come il suo creatore, è nato nel Barrio chino, la zona povera e malfamata di Barcellona, tra delinquenti, puttane, spacciatori e famiglie operaie.
Pepe ha una certa dimestichezza con i libri e questo costituisce una novità per il genere. I detective della letteratura hard boiled non sono mai andati d’accordo con la cultura. (“L'unica preoccupazione culturale di Marlowe è di sapere il risultato di una partita di baseball o di saper chi è Joe Di Maggio”). Pepe invece ha un rapporto di amore-odio con i libri. Infatti ha l’abitudine di accendere il fuoco della propria abitazione con i classici, perché la cultura lo ha separato dalla vita, serrandolo in una prigione, e la sua ricchissima biblioteca gli appare come un totem da abbattere.
 
 “Quando i libri bruciano nei miei racconti è per provocare. Brucia Engels per provocare i marxisti. Brucia Cervantes per provocare i cervantisti, una setta, una piccola industria culturale, come la setta di Joyce e degli altri scrittori, le piccole industrie culturali, dove mi piace molto creare un piccolo disturbo, uno scherzo.”
 
Il pigro e sornione Pepe risolve i suoi casi grazie all’intuizione e al buon senso, ma senza un grande dispendio di mezzi. Si concede spesso un intermezzo gastronomico, perché ama cucinare a ore assurde, bevendo quantità spaventose di vini e chiudendo il tutto con dei sigari.
Carvalho è legato in una singolare liaison con Charo, prostituta di lusso dal cuore tenero. Si circonda di amicizie strambe, come quella dell’ex ladro d’auto e suo collaboratore, Biscuter, con cui discute animatamente di cibo e prepara “il tavolo dell’amicizia”.
Ma Carvalho è anche un tipo tormentato e ironico, cinico ma appassionato, e ama frequentare i posti più imprevedibili e meno pittoreschi di Barcellona.
 
 
L’espediente del genere
A dispetto di omicidi e assassini i gialli di Carvalho mettono al centro delle vicende temi complessi, espressi senza pregiudizi: la crisi delle ideologie e del comunismo, le contraddizioni del capitalismo, i servizi segreti, la coscienza sporca del franchismo e del post franchismo, le guerre, l'imperialismo, la globalizzazione.
 
«Cinema e canzoni si sono alimentati di letteratura. È tempo che la letteratura si alimenti di cinema e canzoni. I programmatori del divorzio tra cultura d´élite e cultura di massa moriranno sotto il peso della massificazione della cultura».
 
Montalbán ha sempre rifiutato la definizione di gialli, preferiva chiamarli romanzi-cronaca. L’investigazione per lo scrittore spagnolo è un pretesto, un canovaccio su cui costruire un viaggio ironico e appassionato nella Spagna della transizione e del post-franchismo, attraverso le grandi trasformazioni economiche e sociali del paese, fino alle aspirazioni riformiste degli anni Novanta.
A parte alcune esperienze isolate come quella italiana di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, l’opera di Montalbán è tra le prime a usare il giallo come un contenitore per la letteratura alta e fa compiere una drastica evoluzione al linguaggio del genere, contaminando un lessico ricercato ed una prosa opaca con il grottesco, il paradosso, il non-sense, l’impegno sociale e la saggistica storica.
Lo stile è effervescente e barocco, pieno di desideri voluttuari, intriso dello spargimento di profumi cibari e di afrori di corpi generosi, con al seguito tutto un ricchissimo dispositivo di propaggini sensoriali che arricchiscono il registro linguistico.
Il “genere giallo” è una lente d’ingrandimento che serve a far emergere i difetti della modernità. Viene spesso ridotto a parodia e contiene una feroce satira verso un mondo che sta smarrendo i suoi tratti di umanità. Non ci importa tanto scoprire il colpevole, quanto perderci con Carvalho per le vie di Barcellona, gustarci le sue divagazioni filosofico-culinarie, scandagliare gli ambienti con cui entra in contatto.
 
Ed è proprio la cucina che occupa molte pagine dei romanzi, come metafora della cultura e curiosità verso la vita.
“La sordidezza del romanzo poliziesco più o meno convenzionale non esclude di puntare sui piaceri. Se James Bond dimostrava un’ottima conoscenza dello champagne, non capivo perché mai Carvalho dovesse rinunciare a spiegarsi la vita mediante le sue passioni gastronomiche, come cuoco e come consumatore. E’ stato merito di Carvalho rivendicare obiettivi di giustizia sociale insieme a quelli di giustizia individuale, capitolo di cui fanno parte i piaceri. «Si vive soltanto una volta» dice una delle canzoni preferite di Carvalho, un bolero che prosegue: «Bisogna imparare ad amare e a vivere». I romanzi di Carvalho non sono soltanto proposte di divertimento, ma anche di riflessione critica e di conoscenza. E perché non di conoscenza della gastronomia?” (Manuel Vazquez Montalban)
 
 
Similitudini tra Carvalho e Montalbano
Uscito con Sellerio nell'84, Assassinio al Comitato Centrale di Montalbàn non doveva essere passato inosservato allo scrittore siciliano Camilleri (all’epoca quasi sconosciuto), tanto che - quando nel ’95 crea la sua famosa serie gialla - chiama Montalbano il commissario protagonista. "Ho scelto di chiamarlo Montalbano perché è un cognome piuttosto comune in Sicilia e anche in onore di Manuel Vàzquez Montalbàn, scrittore che amo moltissimo", ammette Camilleri.
Ma è innegabile che Montalbano e Carvalho abbiano una forte somiglianza, a cominciare dall’amore per la tavola, dal loro interesse per le donne e dalla disaffezione per i ritmi adrenalinici della vita moderna. Entrambi sono uomini del Sud, placidi, tranquilli e inclini alla pinguedine.
Montalbano legge con devozione i libri che l'investigatore galiziano brucia, ma nutre una malcelata perplessità nei confronti del presente e lo stesso disincanto del suo collega spagnolo.
«Non ne ammiravo solo il raffinato stile narrativo, l'invenzione del detective-gourmet Pepe Carvalho, ma anche e soprattutto il profilo intellettuale, antifascista e comunista», ricorda Camilleri.
Ma è lo stesso Montalban a chiarire il rapporto tra i due personaggi letterari:
Io credo che tra i due personaggi non ci sia solo un' attitudine, un legame etico, ma anche tecnico. Nel senso del problema del "punto di vista", che è il primo problema narrativo e letterario. Il romanziere deve delegare il punto di vista. Curioso. Montalbano è un poliziotto pubblico, un funzionario, Carvalho no, è un privato. Ma l'attitudine malinconica verso il mestiere e la società è molto simile, coincidente nei due.”
 
 
L’importante è mettersi in viaggio, non arrivare.     
 La ricostruzione del delitto passa in secondo piano rispetto alla quotidianità di Carvalho. Le sue storie, ben lontane dalla tradizione anglosassone del giallo, non sono ricche d’azione e non hanno un’impronta di efficienza e razionalità. Montalbán impone un ritmo pacato, che piace ai lettori europei perché riassume le debolezze di un contesto mediterraneo nel quale si ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo.
Carvalho è un personaggio che ci conquista perché prende la vita con ironia e possiede quella solare leggerezza che a molti manca. Accende il fuoco del camino con le pagine dei libri. Prepara alle due di notte piatti elaboratissimi. Rifiuta una monolitica serietà. Sa concedersi i suoi piccoli vizi e trascura il lavoro per il suo godimento personale.
Ma è anche capace di momenti di rara profondità come quando, scrivendo all’amante una lettera che non spedirà mai, compie un bilancio della sua esistenza e fa un’analisi penetrante dei rapporti umani. 
«Cara Charo, ho incominciato a scriverti per sciogliere un equivoco. Le cose non sono andate come tu credi, Charo. Forse dovremmo accettare che non siamo dei ragazzini e che ci giochiamo la possibilità di vivere, bene o male, gli ultimi anni che ci rimangono, senza troppa vecchiaia. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Esistono soluzioni normali dopo i cinquant’anni o rimane soltanto la paura di decadere, di invecchiare senza dignità e in solitudine? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c’è un inizio come in qualsiasi posto, ma non sono ancora arrivato in nessun posto dal quale non voglia andare via, e mi fa tanta paura che tu abbia bisogno di me come di aver io bisogno di te. Forse cercherò una scusa per rimanere ancora un po’ qui. Una scusa di lavoro. Trovare mio cugino. Essere pagato. Pagare i miei debiti. Sotterrare definitivamente i morti...»
Addio Carvalho. Ovunque tu sia, ci mancherai.

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