mercoledì 15 gennaio 2014

PERCHE’ TANTO NERVOSISMO NELLA SOCIETA’ DELLO SPETTACOLO? Forse è tutta colpa di Fritz Lung

Dopo il vaffanculo in diretta di Servillo a Rai News e le polemiche su Virzì finanziato da Rai Cinema e dal Mibac, il Grande Circo si sposta da Los Angeles alla Città Eterna, in una guerra sempre più spietata tra bande e fazioni avversarie.


Disprezzato, osannato e ultimamente anche premiato, il cinema italiano viene definito di volta in volta come un megafono contro il berlusconismo, un covo di maschilisti, uno spreco di denaro pubblico, una fiorente industria sabotata da professionisti del caos, un concentrato di accattoni, una casta di intellettuali privilegiati, un miraggio per giovani precari respinti dal Sistema, un contesto di rinnovata energia economica. E così via. Ma perché tante etichette, tante accuse e tanti veleni?

Paura del flop? Corporativismo? Invidia penis per Checco Zalone? Grida scomposte dal Titanic che affonda? Oppure è solamente la stampa, bellezza?
Un “blob” felliniano e freudiano di un’Italia bellissima e pazza (e forse anche un po’ falsa).   

TONI SERVILLO (all’intervistatrice di RaiNews 24): «Mi sembra francamente inopportuno parlare di critiche adesso a meno che lei non abbia voglia, come me, di condividere l’entusiasmo per un risultato del genere. Credo che la maggior parte degli italiani vogliono condividere l’entusiasmo, non hanno voglia di parlare di critiche…». Il collegamento telefonico diventa difficoltoso. «Non la sento… Ma vattene affanculo, ‘sta cretina… Rai News… volevano sapere perché…».


CRISTINA PICCINO (critica de Il Manifesto): «L’impressione è che nel mondo, in America particolarmente, rispetto al nostro cinema si cerchino conferme e rassicurazioni, inseguendo una nostalgia per la grandezza del passato. È rassicurante rintracciare le vestigia del Cinema Italiano, aggrapparsi all’aura felliniana, poco importa se Fellini non c’entra nulla, ciò che conta è pensarlo.»


PAOLO SORRENTINO: “Agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma."

  
SABRINA FERILLI: «Da noi è così, se te va bene un film tv te devi fa' il segno della croce. Per assurdo è meglio se non fai audience, così te ne torni al cinema e nessuno dice niente. I registi veramente liberi ci riescono. Per me la soddisfazione più grande è stata sapere che Sorrentino ha scritto il ruolo mio e di Verdone pensando a noi, due simboli della romanità».

PIETRO VALSECCHI (produttore di Checco Zalone): “Esprimo grande soddisfazione per un risultato che si inserisce in un contesto di rinnovata energia e interesse per il cinema italiano che dalla fortuna oltreoceano di Paolo Sorrentino con La grande bellezza, al successo del film La mafia uccide solo d’estate di Pif, prodotto dal giovane e coraggioso produttore Mario Gianani, dimostra vitalità e dinamismo.”

NATALIA ASPESI: "Forse non abbiamo più fiducia nel nostro cinema, che pure sta tentando di trovare un suo equilibrio, per altri avversato da professionisti del caos."

PIETRO VALSECCHI: “Magari contribuisce anche una certa stampa che difende certi gruppi di lavoro, certe conventicole. Tu sei mio amico e io faccio finta di niente.”

PIERA DE TASSIS (direttrice della rivista specializzata Ciak): "Sono rimasta folgorata dalla visione della "Grande bellezza": la stessa sindrome di Stendhal che colpisce i turisti stranieri di fronte ad una opera d'arte. Ma non è stato così per tutti i critici italiani, che hanno in buona parte optato per l'esegesi parsimoniosa, e per reazioni e emozioni misurate, non riuscendo probabilmente a trovare il bandolo di un puzzle sterminato, a cui sembrava mancare sempre una tessera fondamentale".

DANIELE SEGRE: “Credo che la critica non esista più, o meglio che abbia perso la sua funzione. Ho la brutta sensazione che oggi il giudizio si sia appiattito su un livello medio per cui nessun film è mai veramente sbagliato. C’è sempre qualcosa che rende un film interessante, “carino”, mentre è solo togliendo certezze e stimolando scambi di opinioni, che nessuna critica potrà mai essere veramente negativa. Sento la necessità di qualcuno che dica: questo film è veramente da buttare.”

SABRINA FERILLI: «Il cinema è maschilista. Sono andata verso la tv, che considero strumento nobile, seguendo la mia personale indole. La tv, in questi anni, ha raccontato eroine a tutto tondo, personaggi femminili centrali che sul grande schermo non avrei trovato. Lì, per le donne, ci sono solo ruoli di secondo piano».



PAOLO VIRZI’: "Io mi diverto a rispondere a chi m'insulta. Spesso mi scrivono per scaraventarmi addosso improperi violentissimi e io tendo a rispondere cercando di sdrammatizzare. Ma c'è tutto un mondo di rancori, credo assorbito soprattutto dal Movimento Cinque Stelle, sempre alla ricerca di nemici da mettere alla ghigliottina… Mia moglie s'innervosisce quando passo troppo tempo a rispondere a questo o quello sberleffo. Ma Zavattini raccomandava ai cineasti di non smettere di prendere il tram. E questo è l'equivalente nel mondo contemporaneo”.

GABRIELE MUCCINO: «Sono venuto qui a fare il gladiatore e non ero attrezzato. Qui ho capito che cos’è davvero Hollywood, un’industria spietata dove la gente racconta balle dalla mattina alla sera. Contano solo i grafici, i test, il marketing, il profitto.»

GORE VIDAL: “Oggi tutto è cinema.”

ENRICO VANZINA: "Sbagliano quelli che se la prendono per la storia della Brianza. E' inconcepibile che un artista prenda come sfondo una regione, un popolo, una città, e quelli si arrabbiano.... Poi Paolo Virzì sbaglia a parlare di berlusconismo. Questo è conformismo, non ha più senso dire queste cose".

FRANCESCO PICCOLO: Se si vuol raccontare una storia amara, bisogna sia adorare sia detestare i personaggi che si mettono in scena. Noi abbiamo provato a star loro vicino, mentre scrivevamo…; abbiamo provato a voler bene a Bernaschi e alla moglie, a quell'essere viscido di Ossola…”


PAOLO VIRZI’ (commenta come abbia presentato la domanda di finanziamento al Mibac): “Ho saputo dalla produzione senza emozionarmi particolarmente che avremmo fruito di un finanziamento pubblico.”

ENRICO VANZINA: "I finanziamenti pubblici vanno dati solo alle opere prime. Il cinema si deve misurare col mercato. E' ridicolo vedere quella lista in cui ci sono i massimi autori della lobby di un certo tipo che prendono tutti quei soldi. Quella è una lobby che funziona sia col centrosinistra che col centrodestra, una cosa inconcepibile".

PIETRO VALSECCHI: “La nostra è diventata una specie di casta che non è in grado di lasciar spazio ai più giovani. In un sistema efficiente, di fronte a ripetuti insuccessi, si dovrebbe chiudere bottega. Invece, anche dopo tre-quattro flop di seguito, tanti di noi continuano a produrre tranquillamente”.

SABRINA FERILLI: “A me i clan mi fanno schifo.”



BRUNO ARENA (dei Fichi d’india): ““Dei colleghi dello star system in pochissimi hanno avuto un pensiero o hanno fatto una telefonata. Hanno chiamato Brignano, Fiorello e De Laurentis. Mi ha deluso molto Christian De Sica. Abbiamo fatto tanti film, girato il mondo insieme e nonostante ciò non si è mai interessato a Bruno. Non ha chiamato né me né sua moglie.”


QUENTIN TARANTINO (nel 2007, ma forse ancora attuale): “I nuovi film italiani sono deprimenti. Le pellicole che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutte uguali, non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni 60 e 70 e alcuni film degli Anni 80, e ora sento che è tutto finito. L’Italia non è più quel che era. Potrei fare liste di nomi di registi che mi piacciono provenienti da molti Paesi, ma non dell’Italia”.


ALBERTO BARBERA: “Il cinema d’autore non se la passa affatto bene, la distanza tra film commerciali e film artistici, sta diventando enorme. Il mercato non sa più contenere questa contraddizione… Mi pare che la quantità non corrisponda alla qualità. C’è un problema di sistema industriale e fantasia creativa.”

SABRINA FERILLI: “Probabilmente in un Paese provinciale come il nostro, il fatto di aver interpretato grandi successi ha pesato. Tante mie colleghe non fanno spot, però poi le vedi ovunque, in prima fila alle sfilate. Insomma, ognuno arriva dove è stato capace.»



PIETRO VALSECCHI: «Mi chiede di chi è la colpa se il cinema italiano va così male e la quota di mercato dei nostri film è scesa al 24%? Anche nostra. Le dico di più: i veri cecchini del cinema siamo noi produttori. Di fronte alla cruda realtà delle cifre cerchiamo scuse. Dovremmo chiederci dove sbagliamo.»

BONDI (ex ministro dello Spettacolo): “La crescita di spettatori e incassi al box office testimonia il successo del cinema italiano nel 2010 e premia il lavoro del Governo, capace con autentico spirito bipartisan di portare a compimento le misure di agevolazione fiscale a vantaggio dell’industria cinematografica.”

CARLO VERDONE: “Alberto Barbera ha in parte ragione nel sostenere che nel cinema italiano la quantità di opere prodotte non è pari alla qualità. Si rischia poco ma è soprattutto perché il pubblico, quando si propone qualcosa di nuovo, diserta le sale.”

PIETRO VALSECCHI: “Il problema sono i contenuti che proponiamo... Dobbiamo far parlare i giovani: capire perché rifiutano il cinema italiano.”

RAOUL BOVA: “Mi piacciono le donne. Se fossi omosessuale, credo che non avrei nessun problema a riconoscerlo. O forse non lo direi: perché questo obbligo di dichiararsi, di giustificarsi? Nessuno va in giro a dire: piacere, sono etero. Più di metà dei miei amici sono gay.”

ALFONSO SIGNORINI: “Davvero strani questi radical chic di sinistra: si scandalizzano se Signorini se ne va a Cortina per i fatti suoi, ma tacciono se Michele Santoro se ne va alle Maldive in un resort extra lusso da migliaia di euro, dopo aver inneggiato nelle sue trasmissioni alla classe operaia e aver difeso il diritto di tutti quei poveri italiani che non arrivano alla fine del mese.”

ENRICO VANZINA: "Moretti col Caimano ha reso il Cavaliere ancora più forte".

PAOLO VIRZI’: “Mi pare che gli italiani abbiano pochissimo senso civico e che la nostra borghesia sia molto egoista e carente verso i bisogni degli altri. Del resto siamo un paese plasmato dal berlusconismo, dagli ostentatori che rendono volgare la ricchezza e lo spreco.”

FRITZ LUNG (critico italo-americano): “Non capisco che c’è da vergognarsi nell’appartenere al ceto della borghesia. Io non avrei alcun senso di colpa, davvero, lo dico apertamente, a guadagnare 200 mila dollari a film. Il denaro guadagnato in modo onesto non è cacca, ma una manna.”

ALBERTO BARBERA (sull’ultimo Leone d’oro): “Se un presidente di giuria italiano non italiano non premia l’Italia sulla stampa succede l’ira di dio, se la premia scatta la dietrologia. Ma non vi stancate mai di polemizzare?”

PIETRO VALSECCHI (sulle nomination ai David di Donatello): “Questo premio è una buffonata perché tradisce quello che vuole il pubblico”.



SABRINA FERILLI: «E se parliamo di registi e di attori, voglio sottolineare la sensibilità e la straordinaria tecnica di Neri Parenti.»

NERI PARENTI: ““Secondo me le commedie non sfigurerebbero a Venezia, penso ad esempio a un film come Immaturi. La verità è che i festival sono diventati molto noiosi, si sono trasformati in torri di Babele in cui entrano solo i sacerdoti. Luoghi dove magari si discute sul sesso degli angeli mentre tutto intorno crolla, un po’ come accadeva con i teologhi bizantini.”

EMMA DANTE (artefice del clamoroso flop di Via Castellana Bandiera): «Non sono stata sicuramente agevolata nella mia carriera artistica dalla classe politica. Aprirò la stagione del Teatro Massimo e non so se sarò all’altezza del compito, ma sicuramente Palermo dovrà anche essere all’altezza di avermi.»

ALESSIO VINCI (ex corrispondente Cnn, ex conduttore di Matrix) “Non chiedo scusa a Fazio, perché dovrei? I programmi non sono uguali, sono solo simili! Io non ho copiato, è un programma di interviste! Allora, secondo questa logica, Fazio avrebbe copiato Letterman!".

BEPPE GRILLO (che attacca Fazio come straricco "stuoino” del PD):  "Il suo contratto è stato rinnovato per tre anni per un importo di 5.400.000 euro. Fazio di che parla? La Rai è tecnicamente fallita, nel 2012 ha perso 245,7 milioni di euro e le previsioni per il 2013 sono di una perdita superiore a 400 milioni. Gubitosi e la Tarantola dove trovano i soldi da dare a Fazio? Come giustificano un contratto che è un insulto alla condizione del Paese e ai lavoratori della Rai? Con che faccia?".

FAZIO: "Non posso dire quanto guadagno. Non posso dire se ho un contratto di cinque milioni, perché il contratto me lo impedisce."

BRUNO VESPA: «Baudo non è stato invitato perché durante una riunione per la trasmissione sui 150 anni dell'Unità d'Italia sputò addosso a Claudio Donat Cattin, già vicedirettore di Raiuno e il più autorevole tra i nostri collaboratori.»

PIPPO BAUDO: «E' Vespa che deve scusarsi con me, perché è lui che non ha rispettato gli impegni di servizio pubblico e ha agito per vendetta personale. Non solo ha peccato, ma addirittura mi concede la grazia se io mi pento.»

TRAVAGLIO:  “La stampa di sinistra ha massacrato ‘Gli anni spezzati’, fiction di Rai1 sul Commissario Calabresi. Ma perfino il figlio Mario ne riconosce la correttezza storica. Il vero buco nero è sui condannati per l’omicidio (tutti fuori dal carcere) Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino. Ma la stampa di sinistra, di questo, non si lamenta.”

ALESSIO VINCI (ex corrispondente Cnn, ex conduttore di Matrix): "Quando mi hanno tolto Domenica Live sono rimasto sei mesi a disposizione dell'azienda senza fare assolutamente nulla. Così sono venuto in Albania a lavorare: qui c'è l'entusiasmo degli inizi: hanno sognato il nostro Paese attraverso la tv, ora il sogno è qui.”


ENNIO FLAIANO, DA “DIARIO NOTTURNO”:
Su una terrazza romana il proprietario arricchito mostra le meraviglie del suo attico. E puntando il dito verso l'orizzonte, dice: "Che vista magnifica, vero? Ecco, laggiù il Soratte cantato da Orazio; e, poi, Tivoli (...) dominiamo tutta Roma".
Di rimando, Flaiano chiede: "Che c'è dall'altra parte?".

Risposta del padrone di casa: "Dall'altra parte? Oh, niente, c'è il panorama di servizio".

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