Dopo il vaffanculo in diretta di Servillo a
Rai News e le polemiche su Virzì finanziato da Rai Cinema e dal Mibac, il Grande
Circo si sposta da Los Angeles alla Città Eterna, in una guerra sempre più spietata tra
bande e fazioni avversarie.
Disprezzato, osannato e ultimamente anche premiato, il cinema italiano viene definito di volta in volta come un megafono contro il berlusconismo, un covo di maschilisti, uno spreco di
denaro pubblico, una fiorente industria sabotata da professionisti del caos, un
concentrato di accattoni, una casta di intellettuali privilegiati, un miraggio per
giovani precari respinti dal Sistema, un contesto di rinnovata energia
economica. E così via. Ma perché tante etichette, tante accuse e tanti
veleni?
Paura del flop? Corporativismo? Invidia penis per Checco Zalone? Grida scomposte dal Titanic che affonda? Oppure è solamente
la stampa, bellezza?
Un “blob” felliniano e freudiano di
un’Italia bellissima e pazza (e forse anche un po’ falsa).
TONI SERVILLO (all’intervistatrice di RaiNews 24): «Mi sembra
francamente inopportuno parlare di critiche adesso a meno che lei non abbia
voglia, come me, di condividere l’entusiasmo per un risultato del genere. Credo
che la maggior parte degli italiani vogliono condividere l’entusiasmo, non
hanno voglia di parlare di critiche…». Il collegamento telefonico diventa
difficoltoso. «Non la sento… Ma vattene affanculo, ‘sta cretina… Rai News…
volevano sapere perché…».
CRISTINA PICCINO (critica de Il Manifesto): «L’impressione è
che nel mondo, in America particolarmente, rispetto al nostro cinema si
cerchino conferme e rassicurazioni, inseguendo una nostalgia per la grandezza
del passato. È rassicurante rintracciare le vestigia del Cinema Italiano,
aggrapparsi all’aura felliniana, poco importa se Fellini non c’entra nulla, ciò
che conta è pensarlo.»
PAOLO SORRENTINO: “Agli americani è piaciuta la libertà con
cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata
dentro Roma."
SABRINA FERILLI: «Da noi è così, se te va bene un film tv te
devi fa' il segno della croce. Per assurdo è meglio se non fai audience, così
te ne torni al cinema e nessuno dice niente. I registi veramente liberi ci
riescono. Per me la soddisfazione più grande è stata sapere che Sorrentino ha
scritto il ruolo mio e di Verdone pensando a noi, due simboli della romanità».
PIETRO VALSECCHI (produttore di Checco Zalone): “Esprimo grande soddisfazione
per un risultato che si inserisce in un contesto di rinnovata energia e
interesse per il cinema italiano che dalla fortuna oltreoceano di Paolo
Sorrentino con La grande bellezza, al
successo del film La mafia uccide solo
d’estate di Pif, prodotto dal giovane e coraggioso produttore Mario
Gianani, dimostra vitalità e dinamismo.”
NATALIA ASPESI: "Forse non abbiamo più fiducia nel
nostro cinema, che pure sta tentando di trovare un suo equilibrio, per altri
avversato da professionisti del caos."
PIETRO VALSECCHI: “Magari contribuisce anche una certa stampa
che difende certi gruppi di lavoro, certe conventicole. Tu sei mio amico e io
faccio finta di niente.”
PIERA DE TASSIS (direttrice della rivista specializzata
Ciak): "Sono rimasta folgorata dalla visione della "Grande
bellezza": la stessa sindrome di Stendhal che colpisce i turisti stranieri
di fronte ad una opera d'arte. Ma non è stato così per tutti i critici
italiani, che hanno in buona parte optato per l'esegesi parsimoniosa, e per
reazioni e emozioni misurate, non riuscendo probabilmente a trovare il bandolo
di un puzzle sterminato, a cui sembrava mancare sempre una tessera
fondamentale".
DANIELE SEGRE: “Credo che la critica non esista più, o meglio
che abbia perso la sua funzione. Ho la brutta sensazione che oggi il giudizio
si sia appiattito su un livello medio per cui nessun film è mai veramente
sbagliato. C’è sempre qualcosa che rende un film interessante, “carino”, mentre
è solo togliendo certezze e stimolando scambi di opinioni, che nessuna critica
potrà mai essere veramente negativa. Sento la necessità di qualcuno che dica:
questo film è veramente da buttare.”
SABRINA FERILLI: «Il cinema è maschilista. Sono andata verso
la tv, che considero strumento nobile, seguendo la mia personale indole. La tv,
in questi anni, ha raccontato eroine a tutto tondo, personaggi femminili
centrali che sul grande schermo non avrei trovato. Lì, per le donne, ci sono
solo ruoli di secondo piano».
PAOLO VIRZI’: "Io mi diverto a rispondere a chi
m'insulta. Spesso mi scrivono per scaraventarmi addosso improperi violentissimi
e io tendo a rispondere cercando di sdrammatizzare. Ma c'è tutto un mondo di
rancori, credo assorbito soprattutto dal Movimento Cinque Stelle, sempre alla
ricerca di nemici da mettere alla ghigliottina… Mia moglie s'innervosisce
quando passo troppo tempo a rispondere a questo o quello sberleffo. Ma
Zavattini raccomandava ai cineasti di non smettere di prendere il tram. E
questo è l'equivalente nel mondo contemporaneo”.
GABRIELE MUCCINO: «Sono venuto qui a fare il gladiatore e non
ero attrezzato. Qui ho capito che cos’è davvero Hollywood, un’industria
spietata dove la gente racconta balle dalla mattina alla sera. Contano solo i
grafici, i test, il marketing, il profitto.»
GORE VIDAL: “Oggi tutto è cinema.”
ENRICO VANZINA: "Sbagliano quelli che se la prendono per
la storia della Brianza. E' inconcepibile che un artista prenda come sfondo una
regione, un popolo, una città, e quelli si arrabbiano.... Poi Paolo Virzì
sbaglia a parlare di berlusconismo. Questo è conformismo, non ha più senso dire
queste cose".
FRANCESCO PICCOLO: Se si vuol raccontare una storia amara,
bisogna sia adorare sia detestare i personaggi che si mettono in scena. Noi
abbiamo provato a star loro vicino, mentre scrivevamo…; abbiamo provato a voler
bene a Bernaschi e alla moglie, a quell'essere viscido di Ossola…”
PAOLO VIRZI’ (commenta come abbia presentato la domanda di finanziamento al
Mibac): “Ho saputo dalla produzione senza emozionarmi particolarmente che
avremmo fruito di un finanziamento pubblico.”
ENRICO VANZINA: "I finanziamenti pubblici vanno dati
solo alle opere prime. Il cinema si deve misurare col mercato. E' ridicolo
vedere quella lista in cui ci sono i massimi autori della lobby di un certo
tipo che prendono tutti quei soldi. Quella è una lobby che funziona sia col
centrosinistra che col centrodestra, una cosa inconcepibile".
PIETRO VALSECCHI: “La nostra è diventata una specie di casta
che non è in grado di lasciar spazio ai più giovani. In un sistema efficiente,
di fronte a ripetuti insuccessi, si dovrebbe chiudere bottega. Invece, anche
dopo tre-quattro flop di seguito, tanti di noi continuano a produrre
tranquillamente”.
SABRINA FERILLI: “A me i clan mi fanno schifo.”
BRUNO ARENA (dei Fichi d’india): ““Dei colleghi dello star
system in pochissimi hanno avuto un pensiero o hanno fatto una telefonata.
Hanno chiamato Brignano, Fiorello e De Laurentis. Mi ha deluso molto Christian
De Sica. Abbiamo fatto tanti film, girato il mondo insieme e nonostante ciò non
si è mai interessato a Bruno. Non ha chiamato né me né sua moglie.”
QUENTIN TARANTINO (nel 2007, ma forse ancora attuale): “I
nuovi film italiani sono deprimenti. Le pellicole che ho visto negli ultimi tre
anni sembrano tutte uguali, non fanno che parlare di: ragazzo che cresce,
ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali.
Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni 60 e 70
e alcuni film degli Anni 80, e ora sento che è tutto finito. L’Italia non è più
quel che era. Potrei fare liste di nomi di registi che mi piacciono provenienti
da molti Paesi, ma non dell’Italia”.
ALBERTO BARBERA: “Il cinema d’autore non se la passa affatto
bene, la distanza tra film commerciali e film artistici, sta diventando enorme.
Il mercato non sa più contenere questa contraddizione… Mi pare che la quantità
non corrisponda alla qualità. C’è un problema di sistema industriale e fantasia
creativa.”
SABRINA FERILLI: “Probabilmente in un Paese provinciale come
il nostro, il fatto di aver interpretato grandi successi ha pesato. Tante mie
colleghe non fanno spot, però poi le vedi ovunque, in prima fila alle sfilate.
Insomma, ognuno arriva dove è stato capace.»
PIETRO VALSECCHI: «Mi chiede di chi è la colpa se il cinema
italiano va così male e la quota di mercato dei nostri film è scesa al 24%?
Anche nostra. Le dico di più: i veri cecchini del cinema siamo noi produttori.
Di fronte alla cruda realtà delle cifre cerchiamo scuse. Dovremmo chiederci
dove sbagliamo.»
BONDI (ex ministro dello Spettacolo): “La crescita di
spettatori e incassi al box office testimonia il successo del cinema italiano
nel 2010 e premia il lavoro del Governo, capace con autentico spirito
bipartisan di portare a compimento le misure di agevolazione fiscale a
vantaggio dell’industria cinematografica.”
CARLO VERDONE: “Alberto Barbera ha in parte ragione nel
sostenere che nel cinema italiano la quantità di opere prodotte non è pari alla
qualità. Si rischia poco ma è soprattutto perché il pubblico, quando si propone
qualcosa di nuovo, diserta le sale.”
PIETRO VALSECCHI: “Il problema sono i contenuti che proponiamo...
Dobbiamo far parlare i giovani: capire perché rifiutano il cinema italiano.”
RAOUL BOVA: “Mi piacciono le donne. Se fossi omosessuale,
credo che non avrei nessun problema a riconoscerlo. O forse non lo direi:
perché questo obbligo di dichiararsi, di giustificarsi? Nessuno va in giro a
dire: piacere, sono etero. Più di metà dei miei amici sono gay.”
ALFONSO SIGNORINI: “Davvero strani questi radical chic di
sinistra: si scandalizzano se Signorini se ne va a Cortina per i fatti suoi, ma tacciono se Michele Santoro se ne va alle Maldive
in un resort extra lusso da migliaia di euro, dopo aver inneggiato nelle sue
trasmissioni alla classe operaia e aver difeso il diritto di tutti quei poveri
italiani che non arrivano alla fine del mese.”
ENRICO VANZINA: "Moretti col Caimano ha reso il
Cavaliere ancora più forte".
PAOLO VIRZI’: “Mi pare che gli italiani abbiano pochissimo
senso civico e che la nostra borghesia sia molto egoista e carente verso i
bisogni degli altri. Del resto siamo un paese plasmato dal berlusconismo, dagli
ostentatori che rendono volgare la ricchezza e lo spreco.”
FRITZ LUNG (critico italo-americano): “Non capisco che c’è da
vergognarsi nell’appartenere al ceto della borghesia. Io non avrei alcun senso
di colpa, davvero, lo dico apertamente, a guadagnare 200 mila dollari a film.
Il denaro guadagnato in modo onesto non è cacca, ma una manna.”
ALBERTO BARBERA (sull’ultimo Leone d’oro): “Se un presidente
di giuria italiano non italiano non premia l’Italia sulla stampa succede l’ira
di dio, se la premia scatta la dietrologia. Ma non vi stancate mai di
polemizzare?”
PIETRO VALSECCHI (sulle nomination ai David di Donatello):
“Questo premio è una buffonata perché tradisce quello che vuole il pubblico”.
SABRINA FERILLI: «E se parliamo di registi e di attori,
voglio sottolineare la sensibilità e la straordinaria tecnica di Neri Parenti.»
NERI PARENTI: ““Secondo me le commedie non sfigurerebbero a
Venezia, penso ad esempio a un film come Immaturi.
La verità è che i festival sono diventati molto noiosi, si sono trasformati in
torri di Babele in cui entrano solo i sacerdoti. Luoghi dove magari si discute
sul sesso degli angeli mentre tutto intorno crolla, un po’ come accadeva con i
teologhi bizantini.”
EMMA DANTE (artefice del clamoroso flop di Via Castellana Bandiera): «Non sono
stata sicuramente agevolata nella mia carriera artistica dalla classe politica.
Aprirò la stagione del Teatro Massimo e non so se sarò all’altezza del compito,
ma sicuramente Palermo dovrà anche essere all’altezza di avermi.»
ALESSIO VINCI (ex corrispondente Cnn, ex conduttore di
Matrix) “Non chiedo scusa a Fazio, perché dovrei? I programmi non sono uguali,
sono solo simili! Io non ho copiato, è un programma di interviste! Allora,
secondo questa logica, Fazio avrebbe copiato Letterman!".
BEPPE GRILLO (che attacca Fazio come straricco "stuoino”
del PD): "Il suo contratto è stato
rinnovato per tre anni per un importo di 5.400.000 euro. Fazio di che parla? La
Rai è tecnicamente fallita, nel 2012 ha perso 245,7 milioni di euro e le
previsioni per il 2013 sono di una perdita superiore a 400 milioni. Gubitosi e
la Tarantola dove trovano i soldi da dare a Fazio? Come giustificano un
contratto che è un insulto alla condizione del Paese e ai lavoratori della Rai?
Con che faccia?".
FAZIO: "Non posso dire quanto guadagno. Non posso dire
se ho un contratto di cinque milioni, perché il contratto me lo impedisce."
BRUNO VESPA: «Baudo non è stato invitato perché durante una
riunione per la trasmissione sui 150 anni dell'Unità d'Italia sputò addosso a
Claudio Donat Cattin, già vicedirettore di Raiuno e il più autorevole tra i
nostri collaboratori.»
PIPPO BAUDO: «E' Vespa che deve scusarsi con me, perché è lui
che non ha rispettato gli impegni di servizio pubblico e ha agito per vendetta
personale. Non solo ha peccato, ma addirittura mi concede la grazia se io mi
pento.»
TRAVAGLIO: “La stampa
di sinistra ha massacrato ‘Gli anni spezzati’, fiction di Rai1 sul Commissario
Calabresi. Ma perfino il figlio Mario ne riconosce la correttezza storica. Il
vero buco nero è sui condannati per l’omicidio (tutti fuori dal carcere) Sofri,
Bompressi, Pietrostefani e Marino. Ma la stampa di sinistra, di questo, non si
lamenta.”
ALESSIO VINCI (ex corrispondente Cnn, ex conduttore di
Matrix): "Quando mi hanno tolto Domenica
Live sono rimasto sei mesi a disposizione dell'azienda senza fare
assolutamente nulla. Così sono venuto in Albania a lavorare: qui c'è
l'entusiasmo degli inizi: hanno sognato il nostro Paese attraverso la tv, ora
il sogno è qui.”
ENNIO FLAIANO, DA “DIARIO NOTTURNO”:
Su una terrazza romana il proprietario arricchito mostra le
meraviglie del suo attico. E puntando il dito verso l'orizzonte, dice:
"Che vista magnifica, vero? Ecco, laggiù il Soratte cantato da Orazio; e,
poi, Tivoli (...) dominiamo tutta Roma".
Di rimando, Flaiano chiede: "Che c'è dall'altra
parte?".
Risposta del padrone di casa: "Dall'altra parte? Oh,
niente, c'è il panorama di servizio".
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