Francesco Verso ha vinto tutti i premi dedicati alla fantascienza. Fa scouting di autori internazionali nell'editoria digitale. Si prepara alla nuova era croassmediale mettendo in cantiere progetti teatrali e web-series. Il suo Livido ha conquistato l'Australia e dichiara guerra al mercato globale.
ECCO L'INTERVISTA ALLO SCRITTORE ITALIANO DI FANTASCIENZA PIU' PREMIATO E AUTOREVOLE DEL MOMENTO
Francesco Verso esordisce nella fantascienza con Antidoti umani e arriva in finale al
Premio Urania della Mondadori. Nel 2009 vince il premio Urania con Il fabbricante di sorrisi, pubblicato
nell’omonima collana della Mondadori con il titolo di e-Doll. Nel 2011 esce in libreria la sua terza fatica, Livido (Delos Books), che si aggiudica il
premio Odissea Fantascienza ed è recentemente venduta all’editore australiano
Xoum. Dopo una felice esperienza con la Kipple Officina Libraria, per la
collana di letteratura fantastica Avatar, attualmente dirige "Future Fiction",
neonata collana digitale che si fa notare per scelte audaci e controcorrente, selezionando il meglio della fantascienza mondiale.
Ho incontrato Francesco Verso questa mattina e ho ricavato subito una sensazione positiva.
E' un intellettuale indipendente che si è costruito una solida reputazione grazie alle competenze, alla bravura e alla passione.
La sua pagina Amazon è: http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&search-alias=digital-text&field-author=Francesco%20Verso
Qui di seguito l'intervista integrale.
1.
Che tipo di percorso intraprende Peter
Pains, il protagonista del tuo ultimo romanzo, Livido?
Livido è prima di tutto un romanzo
di formazione: Peter Pains inizia a raccontare la sua storia quando ha 15 anni,
poi 18 e infine circa 30. Il suo arco di trasformazione è quello tipico
dell’adolescente che si scontra con molti ostacoli (la famiglia, l’amore, gli
altri, sé stesso) prima di arrivare a capire quello che vuole davvero dalla
vita e cosa vorrebbe essere “da grande”. Nel caso di Peter la risposta è
semplice ed è sempre e solo la stessa: Alba. Inoltre Peter è un ragazzo disabile
e quindi il suo percorso di crescita passa anche attraverso quegli oggetti,
trovati nella spazzatura, che gli consentiranno di affrancarsi da questo
handicap fisico, prima in modo tecnologico, e poi in maniera “imprevedibile” (che
non svelerò adesso).
2.
Si può parlare per la tua
produzione letteraria di una “trilogia” di fantascienza? C’è un filo conduttore
che lega la droga di Antidoti umani,
gli androidi di e-Doll e i rifiuti
che sommergono il mondo di Livido?
Non ne sono sicuro. Se esiste un
filo è legato alla dipendenza e alle debolezze umane.
Nel caso di Antidoti umani è il cibo geneticamente modificato, e contenuto in una sostanza detta Manna, a generare una sorta di “narcolessia del pensiero”; in e-Doll invece è il sesso, praticato tramite degli androidi molto seducenti, a fungere da strumento di controllo sociale. Per finire con Livido dove il “kipple” (la palta o pattume) rappresenta il lato oscuro – e neppure troppo, a giudicare dal problema posto dalle discariche all’ambiente – della società consumistica e turbo-capitalistica.
Nel caso di Antidoti umani è il cibo geneticamente modificato, e contenuto in una sostanza detta Manna, a generare una sorta di “narcolessia del pensiero”; in e-Doll invece è il sesso, praticato tramite degli androidi molto seducenti, a fungere da strumento di controllo sociale. Per finire con Livido dove il “kipple” (la palta o pattume) rappresenta il lato oscuro – e neppure troppo, a giudicare dal problema posto dalle discariche all’ambiente – della società consumistica e turbo-capitalistica.
Alla fine direi che la “trilogia
della dipendenza” non è ancora chiusa visto che il prossimo romanzo, I Camminatori, tratterà della scomparsa
del cibo a favore di un’alimentazione “nanotecnologica”.
3.
Per certi versi Livido anticipa la tematica del film Lei di Spike Jonze. Nel caso di Peter
Pains, l’amore è un’ossessione per Alba. È possibile contaminare la fantascienza
con il melodramma?
Mi basterebbe la contaminazione
con il dramma... Scherzi a parte, sì il concetto di genere ormai – grazie
all’interdisciplinarietà – è superato. Penso appunto a Lei di Spike Jones, oppure a Eternal
Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry, a The Truman Show di Peter Weir e ancora a Memento di Nolan o Moon
di Duncan Jones. Per i romanzi è la stessa cosa: La strada di Cormac McCarthy, Il
gioco di Ender di Orson Scott Card, L’atlante
delle nuvole di David Mitchell, vanno tutti quanti nella stessa direzione,
sono narrazioni trasversali che
partono da un genere, l’avventura, la commedia, il thriller, il romanzo di
formazione per esplorare temi diversi in modi diversi. La fantascienza – per
definizione – è un genere sperimentale, esplorativo, quasi avanguardistico aggiungerei,
quando è guidato dalla sua natura più vera e non ammicca troppo al mercato. Per
me scrivere significa riassemblare, rieditare e rimescolare quanto di meglio
abbia influenzato e influenzerà la mia immaginazione.
4.
Valerio Evangelisti ha scritto:
“Nella letteratura popolare c’è qualcosa di sovversivo, di refrattario, di
irriducibile al potere. Ci si rivolge al lettore occasionale promettendogli di farlo
sognare, di coinvolgerlo in avventure che non potranno lasciarlo indifferente.”
Tu invece perché hai scelto di scrivere fantascienza? Come sei diventato
cultore di questo genere definito “paraletterario”?
Ho scelto di scrivere fantascienza
perché mi piace leggerla. Perché ritengo che la lettura in generale sia una
forma di “evasione” della realtà, nel senso migliore del termine. Evadere
significa esplorare quello che ancora non si conosce e lasciarsi condurre lungo
territori che sono al di là delle nostre singole possibilità. In questo
Evangelisti ha ragione, lo scrittore compie un atto sovversivo, di liberazione
del lettore dalle catene del presente: che si vada nel passato come nel romanzo
storico, nel presente con la letteratura postmoderna oppure nel futuro con la
fantascienza o in un luogo e un tempo inesistenti con il fantasy, il senso non
cambia. In fondo cerchiamo di appagare una sete di “esperienza altrui” e
“conoscenza altrui” che altrimenti ci resterebbe ignota. Le grandi narrazioni
sono quelle capaci di insediarsi nella mente del lettore/spettatore/ascoltatore
e coinvolgerlo fino al punto di fargli credere di essere lui il protagonista
della storia. Aprendo un libro, vedendo un film, ascoltando una canzone surroghiamo
un viaggio senza bisogno di muoverci.
5.
Ci sono differenze stilistiche tra
Antidoti umani e Livido? C’è stata un’evoluzione della scrittura in tutti questi
anni?
Certamente, ho imparato moltissimo
in questi anni di dedizione alla lettura e alla scrittura. Ho appreso come
“scrivere per immagini”, come costruire una scena funzionale al tema, come
mostrare un elemento narrativo senza renderlo verboso e gestire l’arco di
trasformazione dei vari personaggi. Strumenti difficili da padroneggiare ma
indispensabili a qualsiasi livello perché la narrazione cambia, si trasforma ed
evolve, così come il linguaggio, arricchendosi di contributi e influenze
provenienti da altri ambiti (penso al cinema e alle web-series). Soprattutto ho
capito che l’autore deve scomparire – per quanto possibile – e lasciare il
posto al personaggio e alla vicenda. L’autobiografismo è uno dei difetti
maggiori di cui spero di essermi liberato.
6.
Un autore può avere come obiettivo
quello di campare con i suoi romanzi? Ci
vuole coraggio per fare lo scrittore a tempo pieno in Italia, nella crisi permanente
dell’editoria?
Il segreto è differenziare.
Differenziare le forme espressive e i mercati. Pubblicare un romanzo in Italia
è la migliore garanzia di anonimato.
Pubblicare un romanzo (in italiano e in inglese) da cui trarre dei racconti, un
audiolibro, una graphic novel, una performance teatrale, una webserie,
un’installazione urbana o museale, forse dà qualche probabilità in più di sopravvivere
di scrittura, non solo scritta appunto, ma narrata attraverso l’esplosione di diversi
linguaggi comunicativi.
7.
Il tuo ultimo romanzo, per la vividezza
delle immagini e dei dettagli, scorre nella mente del lettore come un film. Hai
mai pensato di ricavare da Livido una
sceneggiatura? Pensi che il cinema – italiano o straniero – possa essere
interessato a quest’opera e che qualche produttore sia pronto ad accoglierla?
Sì, non solo ci ho pensato, ma ci
sto lavorando. Sia e-Doll, che Livido e BloodBusters (ancora inedito) si
prestano bene alla narrazione per immagini e alla serializzazione. Il mercato
italiano purtroppo è poco ricettivo verso l’innovazione (sia tematica che
realizzativa) e per questo i miei romanzi sono già tradotti in inglese. È una
strada lunga e difficile ma ho scelto di percorrerla.
8.
Quali sono i libri – di genere e
non – che ti hanno maggiormente influenzato nella tua attività di scrittore e
quali sono le opere che hanno cambiato la tua vita?
Da ragazzo, il ciclo di Dune di
Frank Herbert e poi la trilogia dello Sprawl e quella del Ponte di William
Gibson, insieme ai romanzi post-cyberpunk di Neal Stephenson e Patricia Cadigan.
Più avanti Arancia Meccanica e Il seme inquieto di Anthony Burgess per la
ricerca linguistica e i temi socio-politici. Oggi i miei autori di riferimento
sono Michel Houellebecq, Chuck Palahniuk e Ian McDonald.
9.
Che parte ha la documentazione nel
tuo lavoro? Ti sei servito di testi particolari per disegnare lo scenario
fantascientifico di Livido?
Ogni romanzo rappresenta la punta
di un iceberg di ricerca.
Prima di scrivere una sola riga
costruisco un faldone di documenti e di dati relativi al tema della narrazione:
per Antidoti umani è stata l’ingegneria genetica e la manipolazione onirica,
per e-Doll l’intelligenza artificiale e il feticismo, per Livido la realtà
aumentata e il mind-uploading, per I Camminatori, la nanotecnologia, il 3D
printing e il nomadismo. Per ogni romanzo stilo anche una lista di letture, di romanzi
di riferimento, di fonti d’ispirazione che in media sono all’incirca una
decina/ventina di libri da leggere.
10.
In che stato di salute è la
fantascienza oggi in Italia? Lo definiresti un genere vivo e originale?
Nonostante i pochi investimenti e
l’arretratezza culturale dell’editoria italiana, le cose si stanno muovendo grazie
soprattutto alla nascita dell’editoria digitale dove sono possibili
sperimentazioni a basso costo e iniziative indipendenti. Certo manca un
panorama di riferimento, mancano per esempio corsi e cattedre di narrativa di
genere all’università, mancano laboratori di scrittura di genere, mancano
sostegni all’editoria che innova forme e contenuti culturali. Ripeto qualcosa
si muove, tuttavia bisogna cercare con molta attenzione e pazienza perché sono
realtà sotterranee, ai limiti della sopravvivenza e della “semi clandestinità”.
Nonostante questo ci sono ottimi autori che stanno emergendo dalla nicchia del
genere: penso a Dario Tonani, recentemente tradotto in giapponese
per l’editore C-Light, penso a Francesco Barbi tradotto in olandese, oppure ad autrici
con un’impronta narrativa molto personale come Clelia Farris.
11.
Ci parli della tua ultima creatura
editoriale, Future Fiction? Che prospettive ci sono per gli e-book e per
l’editoria web di fantascienza in Italia? La rivoluzione digitale è alle porte
e che impatto ha sull’editoria cartacea?
In Italia l’editoria digitale è
agli albori, ancora tre anni, di fatto, era inesistente. Eppure è il segmento
di mercato che cresce (anche se poco, forse a causa della crisi) a discapito
dell’editoria tradizionale che invece è in calo costante da anni. I motivi sono
noti a tutti, sono motivi sia strutturali, che culturali. Personalmente non
seguo troppo il mercato, preferisco seguire la qualità e dove la trovo, la
pubblico.
Future
Fiction nasce con due
linee guida principali: fare scouting
sui paesi considerati minori, nei prossimi mesi pubblicheremo il greco Michalis Manolios e il rumeno Cristian Teodorescu e
altri ancora seguiranno durante l’anno. L’altro scopo è la transmediabilità, la possibilità cioè di raccontare la stessa
storia in forme espressive diverse. L’idea mi è venuta da Flush, un mio
racconto che, dopo essere stato pubblicato su una rivista cartacea, è diventato
un ebook, una graphic novel, un audiolibro e a breve, spero anche una webserie
in inglese finanziata tramite crowdfunding su Kickstarter.
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo
costruito una squadra di professionisti provenienti da diversi settori: The Milky Way, collettivo composto da due
attrici/performer e un musicista grazie al quale abbiamo portato in scena uno
spettacolo di fantascienza a teatro, quasi un unicum nel panorama italiano. Grapevine, uno studio cinematografico con
cui collaboro per lo sviluppo di una webserie di fantascienza, appunto il Flush
di cui sopra. E la New Media Agency BCAA che si occupa di interfacce “real
time”, video-mapping e sistemi
innovativi di motion-capture.
Questo laboratorio di input/output
narrativi prende il nome di Future Fiction Factory.
12.
Per i
tipi di 40k Books, Dario Tonani ha fatto uscire in formato digitale Cardanica, che nel 2011 è stato
pubblicato negli Stati Uniti ed è rimasto per nove settimane nella "top
100" dei Technothriller più venduti su Amazon US. Un tuo racconto lungo, Due mondi, è stato reso disponibile in
lingua inglese incontrando un notevole successo. Il tuo Livido invece è stato venduto all’editore australiano Xoum, per il
quale inaugurerà una collana di fantascienza nella primavera 2014, in cartaceo
per l’Australia, e in e-book per il mercato di lingua inglese. Steampunk, cyberpunk
e science fantasy sono tra i tanti sottogeneri dalla vocazione
internazionale. È arrivato il momento in cui gli scrittori italiani si
misureranno col mercato inglese? Perché gli autori nostrani non escono dai
recinti abbastanza angusti del loro paese per andare a pescare nello smisurato
bacino anglosassone di lettori di e-book e di editoria cartacea?
L’Italia ha avuto un passato
glorioso e adesso vive un presente modesto e a tratti deprimente. Questo si
riflette nelle storie che si vedono al cinema, in TV e in quelle che si leggono
sui libri. Finché gli autori non troveranno il modo di affrancarsi da una certa
dimensione provinciale, comoda ma ghettizzante, e da una visione impaurita della
realtà, ci sarà ben poco da fare. L’occasione oggi c’è, le qualità non mancano,
forse si è perso quello slancio necessario per affrontare i grandi temi che l’uomo
si troverà di fronte nel prossimo futuro (che poi è dietro l’angolo) come anche
le sfide poste all’identità dei singoli o la denuncia al nostro sistema di
valori. Mi tornano alla mente grandi romanzi come La possibilità di un’isola di Michel Houellebecq e Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro sulla
clonazione umana, The Dervish House di
Ian McDonald sull’economia turca del futuro e la nanotecnologia, oppure film
quali Inception di Christoper Nolan
sulla manipolazione della mente umana e proprio Her di Spike Jones sulle relazioni tra esseri umani e non.
Altrove queste narrazioni hanno un
enorme successo di critica e di pubblico, innalzano la consapevolezza generale
su temi importanti e assolvono quindi anche una funzione di divulgazione
etico-scientifica; sta a noi fare in modo che “altrove” sia anche Italia.
Citazione dal romanzo:
“Sai Ion… Finché
il sogno era irrealizzabile, finché correvo dietro a un fantasma, ho contato i
giorni e ogni giorno contava. Avevo uno scopo e un compito da svolgere. E sì ho
perso la direzione molte volte, ho sbagliato a fidarmi e tutto il resto… Però
ora, di fronte a lei, ho quasi paura che quel sogno possa avverarsi.”
Link alla collana: www.futurefiction.org
Link al libro: http://www.delosstore.it/delosbooks/43495/livido
Link alla collana: www.futurefiction.org
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